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Operaio ucciso da una fiammata: «I sistemi di sicurezza erano disattivati»

Due condanne per la morte di Giorgio Tibaldi nel 2021

Tibaldi morì in un sotterraneo

Tibaldi morì in un sotterraneo

Non fu una leggerezza a uccidere Giorgio Tibaldi, il tecnico manutentore di Santena travolto e ucciso da una fiammata mentre, il 10 agosto 2021, era al lavoro.

Tibaldi stava riparando un freezer del negozio di surgelati Il Gelo di Asti e i sistemi di sicurezza dell’impianto su cui operava erano disattivati. «Era una prassi avallata dal datore di lavoro, al solo fine di risparmiare tempo» scrive la giudice Claudia Becconi, motivando la recente doppia condanna di primo grado per la tragedia: un anno e otto mesi per Gian Domenico Tesio (rappresentante della Delta Refrigerazioni e datore di lavoro della vittima, difeso dall’avvocato Federico Rosso), otto mesi a Walter Baggi (titolare de Il Gelo, difeso da Pier Mario Morra). Per entrambi, l’accusa è omicidio colposo.

Per eseguire la riparazione, Tibaldi era sceso in un locale seminterrato. Cosa aveva generato la fiammata? Riparando il guasto, il tecnico avrebbe dovuto svuotare il tubo rotto dell’impianto dal gas e, con una pompa, accumularlo in una bombola esterna. Invece la pompa è rimasta nel furgone, inutilizzata. «Ha utilizzato lo stesso compressore presente nell’impianto per aspirare il gas dal circuito, disattivando i pressostati» ricostruisce Becconi. Quando è esploso il manometro, Tibaldi stava usando un cannello ossiacetilico, ma non aveva con sé neppure i dispositivi di protezione previsti per le saldature come elmetto e occhiali.

Le pene prevedono una provvisionale per i parenti di Tibaldi. «È la cifra massima prevista dalla legge - calcola l’avvocato Roberto Atzei, che li assiste con Stefania Audisio - Significa che la giudice ha riconosciuto come non ci sia alcuna corresponsabilità della vittima nell’incidente mortale».

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