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Diritti
22 Maggio 2025 - 19:00
La Corte costituzionale ha dichiarato legittimo il divieto per le donne single di accedere alla procreazione medicalmente assistita (PMA), come previsto dalla legge 40 del 2004. La norma limita l’accesso a queste tecniche solo alle coppie eterosessuali, sposate o conviventi, con problemi di infertilità certificati.
La decisione arriva dopo la questione di legittimità sollevata dal tribunale di Firenze, in seguito al caso di una donna torinese di 40 anni – conosciuta con lo pseudonimo “Evita” – che si era vista rifiutare il trattamento da una clinica toscana. Il rifiuto si basava proprio sull’articolo 5 della legge, che esclude le persone single.
Secondo la Corte, il divieto non è incostituzionale perché punta a tutelare i diritti del futuro nascituro, che nascerebbe in una famiglia “in cui manca a priori una figura paterna”. Tuttavia, la stessa Consulta ha chiarito che non esistono ostacoli costituzionali all’eventuale estensione della PMA alle donne single, lasciando la decisione in mano al Parlamento.
Ha anche commentato l'accaduto Ermanno Greco, Presidente della Società Italiana della Riproduzione: “È una sconfitta per la società civile considerato, tra l’altro, che la Corte costituzionale con le sue sentenze nel corso degli anni ha sostanzialmente mutato l’impianto originale della legge 40. Ma non abbastanza per tutelare anche i diritti delle donne separate, o il cui partner è deceduto, che continueranno a non poter accedere in Italia ai centri pubblici e privati per affrontare programmi di Pma”
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