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Cronaca internazionale

Fine del processo contro Diddy: chiesta l’assoluzione, ma la procura invoca giustizia per le vittime

La difesa parla di relazioni consensuali, l’accusa replica: “È ora di chiamarlo colpevole"

Fine del processo contro Diddy: chiesta l’assoluzione, ma la procura invoca giustizia per le vittime

Il processo a carico di Sean “Diddy” Combs, icona della musica hip-hop e imprenditore miliardario, è arrivato alla fase cruciale. Dopo quasi due mesi di udienze e decine di testimoni ascoltati, la giuria è pronta a ritirarsi per deliberare su accuse gravissime:

  • traffico sessuale
  • associazione a delinquere di stampo mafioso (racketeering)
  • sequestro di persona
  • favoreggiamento della prostituzione

In caso di condanna, il 54enne artista rischia l’ergastolo.

Il volto pubblico e il lato oscuro

Conosciuto in tutto il mondo per successi musicali, etichette discografiche e progetti imprenditoriali, Diddy è ora al centro di uno scandalo senza precedenti. L’accusa lo descrive come il capo di una rete criminale dedita a violenze sessuali sistematiche, coercizione, uso di droghe e intimidazione contro donne, collaboratori e rivali. Al centro delle indagini ci sono le cosiddette freak-offs, feste sessuali alimentate da droghe e alcol, organizzate in contesti privati e spesso riprese con telecamere di sorveglianza.

Una delle prove chiave del processo è proprio un video del 2016 in cui si vede Combs picchiare violentemente la sua ex compagna, la cantante Cassandra “Cassie” Ventura, in un corridoio d’albergo. Secondo l’accusa, l’aggressione era legata al tentativo di costringerla a partecipare a uno degli incontri sessuali organizzati da Combs. La difesa non ha negato le violenze, ma ha cercato di dissociarle dalle accuse più gravi, sostenendo che i rapporti sessuali avvenissero in modo consensuale e che Combs facesse parte di un ambiente “libertino”.

Una difesa teatrale

Durante l’arringa finale, l’avvocato difensore Marc Agnifilo ha adottato un tono teatrale e a tratti sarcastico per smontare le accuse. Ha definito Combs “un uomo di successo, un imprenditore nero autodidatta” e ha presentato le testimonianze delle presunte vittime come contraddittorie o motivate da interessi personali.

Agnifilo ha sostenuto che Ventura fosse “una donna forte, consenziente, che amava il sesso, e ha deriso l’idea che fosse terrorizzata da Combs mentre portava avanti, a suo dire, una relazione segreta con un altro rapper, Kid Cudi. Ha inoltre minimizzato l’accusa di sequestro, ironizzando sul fatto che una delle assistenti di Combs, che si è detta “trattenuta” per giorni, tornava ogni sera a dormire a casa.

Quanto alle accuse di traffico di droga e corruzione, il legale ha ammesso che Combs “aveva un problema di dipendenza”, ma ha insistito sul fatto che le droghe fossero per uso personale. “Non vedremo Beyoncé comprare Xanax al CVS”, ha detto con tono provocatorio.

L’accusa: “Basta impunità”

Nella sua replica, la procuratrice Maurene Comey ha invece alzato i toni, parlando di 20 anni di abusi e crimini sistematici e denunciando il tentativo della difesa di screditare le donne coinvolte. “Non sono vittime deboli: sono sopravvissute, forti abbastanza da testimoniare”, ha dichiarato. Ha ricordato che Ventura ha già raggiunto un accordo da 20 milioni di dollari con Combs e non ha quindi alcun incentivo economico a mentire. Lo stesso vale per le altre accusatrici, alcune delle quali hanno testimoniato sotto pseudonimo.

Comey ha anche respinto la tesi secondo cui gli incontri sessuali fossero consensuali, evidenziando che in almeno un caso documentato, una donna sarebbe stata drogata e poi costretta a partecipare a una “freak-off” con escort maschili. “Quando Sean Combs le ha detto: ‘È questa la coercizione?’ stava deridendo lo Stato, la legge, la giustizia.”

Secondo l’accusa, Combs non era solo un partecipante ma il “generale” di un’organizzazione, con un cerchio ristretto di collaboratori che eseguivano i suoi ordini: dalla chief of staff Kristina Khorram fino alla sicurezza personale.

Un verdetto atteso e potenzialmente esplosivo

La giuria potrebbe pronunciarsi già nei prossimi giorni. Se ritenuto colpevole anche solo di alcune delle accuse principali, Combs potrebbe trascorrere il resto della vita in carcere. Il caso sta scuotendo l’opinione pubblica americana, non solo per la gravità dei reati ma per il personaggio in questione: un uomo che per anni ha incarnato il sogno americano afroamericano, ora messo sotto accusa da un sistema giudiziario deciso a fare chiarezza.

Come ha detto la procuratrice nel suo ultimo intervento: Il tempo dell’impunità è finito. In quest’aula, Sean Combs è un uomo come tutti gli altri. È ora di chiamarlo colpevole.”

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