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caldo estremo

Mediterraneo bollente: muoiono cozze, si sbianca la Posidonia e torna la mucillagine

Quest'estate, il rischi è di replicare quella del 2024. E si teme il superamento dei 30°C in mare

Mediterraneo bollente: muoiono cozze, si sbianca la Posidonia e torna la mucillagine

Immagine di repertorio

Il Mediterraneo si sta scaldando più rapidamente del resto del pianeta. Lo confermano i dati del servizio Copernicus e dell’IPCC: nell’ultimo quarantennio la temperatura superficiale è aumentata di 0,4°C per decennio, il doppio rispetto alla media globale. Essendo un bacino semi-chiuso, trattiene calore e risulta più vulnerabile agli effetti del cambiamento climatico. A giugno 2025 ha già superato i 26°C, una soglia che solo trent’anni fa si toccava tra fine luglio e agosto.

L’allerta arriva anche dal mondo scientifico. Secondo Roberto Danovaro, docente di Ecologia all’Università Politecnica delle Marche, l’estate 2024 ha segnato un punto di svolta: temperature eccezionalmente alte sono state registrate già a fine giugno e si sono protratte per oltre un mese, causando impatti gravissimi sugli ecosistemi. Tra gli effetti osservati, vi sono stati gravi danni alle cozze selvatiche lungo le coste del Conero e un inusuale sbiancamento della Posidonia oceanica a Lampedusa.

Il rischio per quest’anno è di replicare quanto accaduto, con il possibile superamento della soglia dei 30°C nelle acque superficiali, una condizione che molte specie marine non sono in grado di tollerare a lungo. Le ondate di calore marine, ormai frequenti ogni estate, si intensificano per durata e intensità, mentre un tempo erano eventi eccezionali.

Nell’Adriatico, oltre al caldo, si è osservato il ritorno della mucillagine, un fenomeno che ha colpito anche aree finora risparmiate, come il Banco di Santa Croce nel Golfo di Napoli, dove si teme per la sopravvivenza delle gorgonie.

A tutto ciò si sommano i danni causati da attività umane: pesca a strascico, ancoraggi incontrollati, inquinamento e depuratori sottodimensionati. La frammentazione degli habitat marini rende questi ambienti ancora più fragili, meno capaci di reagire agli stress ambientali.

La comunità scientifica chiede azioni concrete: protezione degli habitat con boe di ancoraggio, depuratori adeguati, limiti alla pesca intensiva e un impegno deciso per il rispetto dell’Accordo di Parigi. Solo così il Mediterraneo potrà tornare a respirare.

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