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Economia & stipendi
18 Aprile 2025 - 12:00
Nonostante si rilassi dedicandosi alle sue tenute agricole in Portogallo, dove produce vino Porto, Carlos Tavares sembra essere ancora in cima alle classifiche per i guadagni da manager dello scorso anno, e John Elkann non è da meno. Infatti, nel 2024 i vertici delle principali società quotate a Piazza Affari hanno festeggiato aumenti milionari. Secondo un’analisi condotta da MF-Milano Finanza sulle relazioni di remunerazione delle aziende del Ftse Mib, i compensi medi dei top manager sono saliti del 21% nell’ultimo anno. Una crescita ben superiore non solo all'inflazione, ferma all’1,1%, ma anche all’aumento delle retribuzioni medie italiane, che si sono limitate a un +3,1%.
È l’ennesima conferma di due grandi binari che con il tempo cominciano a prendere strade sempre più lontane: da un lato un'élite di dirigenti che incassa stipendi a sei zeri, dall’altro milioni di lavoratori che, nonostante qualche segnale di recupero, faticano a tenere il passo con il costo della vita. L’Italia, peraltro, si distingue in negativo anche nel panorama internazionale. L’ultimo rapporto dell’Ocse segnala che il nostro Paese è quello che ha subito il maggior calo dei salari reali tra le principali economie mondiali: nel primo trimestre del 2024, i livelli retributivi restano ancora inferiori del 6,9% rispetto al periodo pre-Covid.
Tra il 1991 e il 2022, gli stipendi reali in Italia sono cresciuti appena dell’1%, contro una media del +32,5% nei Paesi Ocse. E la tendenza di lungo periodo non è incoraggiante: secondo l’osservatorio JobPricing, dal 2015 a oggi i salari italiani sono cresciuti dell’11%, a fronte di un’inflazione del 20,8%, con una perdita netta di potere d’acquisto di circa il 10%.
Il nome che spicca su tutti è quello di Carlos Tavares, ex CEO di Stellantis, che anche nel 2024 si conferma il manager più pagato di Piazza Affari: 23,08 milioni di euro, tra retribuzione fissa, benefit e bonus a lungo termine. A questa cifra vanno aggiunti 12 milioni di buonuscita, dopo le sue dimissioni anticipate lo scorso dicembre, per un totale che supera i 35 milioni di euro. Eppure, il 2024 non è stato affatto un anno brillante per Stellantis: l’EBITDA è crollato del 63,5% e il titolo ha perso oltre il 40% in Borsa. Nonostante ciò, l’assemblea degli azionisti ha approvato il Remuneration Report con il 66,9% dei voti favorevoli, suscitando la dura reazione dei sindacati. «Ancora una volta vengono premiati manager e azionisti, mentre i lavoratori sono in cassa integrazione», ha commentato il segretario generale della Fiom, Michele De Palma.
Nella galassia Exor, si segnalano poi i compensi di John Elkann, presidente di Ferrari e Stellantis, che ha incassato rispettivamente 2,6 e 2,79 milioni di euro. E quello del CEO di Ferrari, Benedetto Vigna, che ha guadagnato 7,98 milioni, in crescita rispetto ai 6,69 milioni del 2023. In questo caso, però, i numeri industriali supportano la remunerazione: il total return del titolo Ferrari è stato del +35,9%, rendendo felici gli azionisti.
Altro caso emblematico è quello di Carlo Cimbri, presidente di Unipol, che nel 2024 ha percepito 51,84 milioni di euro. Una cifra raggiunta grazie alla somma tra il compenso annuo di 6,29 milioni e una buonuscita record di oltre 45 milioni, maturata al termine del suo trentatreesimo anno nel gruppo.
Nel settore bancario, spicca la performance di Andrea Orcel, CEO di Unicredit: ha percepito 13,2 milioni nel 2024, includendo un bonus da 9,4 milioni, a fronte di un’azione che ha guadagnato il 56% e un margine di intermediazione in aumento del 3,9%. Tuttavia, anche in questo caso non sono mancate le critiche: i proxy advisor come Glass Lewis e ISS hanno espresso forti perplessità, definendo il livello retributivo “eccessivo” rispetto ai competitor europei.
Sul fronte pubblico, Luigi Lovaglio, alla guida di MPS, ha visto sbloccarsi parte dei bonus accumulati durante il periodo in cui l’istituto era vincolato agli aiuti di Stato. Nel 2024, ha ricevuto una retribuzione di circa 495 mila euro, a cui si aggiunge un milione di euro in bonus, dopo la dismissione della quota pubblica.
Tra i manager delle partecipate pubbliche, il più pagato resta Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni: nel 2024 ha guadagnato 5,85 milioni, in calo rispetto ai 6,14 milioni del 2023. Ma la performance del gruppo petrolifero non è stata incoraggiante: l’EBITDA è sceso del 9,7% e il titolo ha perso oltre il 14% in Borsa.
La classifica evidenzia come i vertici delle aziende continuino a beneficiare di incrementi a doppia cifra nei propri stipendi, indipendentemente (in alcuni casi) dai risultati ottenuti. Intanto, i lavoratori delle aziende stesse si ritrovano ancora una volta a rincorrere, con salari medi che restano sotto i 35.000 euro lordi annui per l’80% della popolazione.
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