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Transizione automotive
10 Giugno 2025 - 11:15
Nel pieno fermento del mercato globale dell’elettrificazione, Stellantis segna una brusca frenata. Nei primi quattro mesi del 2025, il gruppo automobilistico ha registrato un calo del 7,6% nelle vendite di veicoli elettrificati — che comprendono i modelli completamente elettrici (Bev) e gli ibridi plug-in (Phev) — con circa 172mila unità consegnate. Secondo l’ultimo report di SNE Research, tra gennaio e aprile 2025 le immatricolazioni mondiali di veicoli elettrificati hanno raggiunto quota 5,8 milioni di unità, segnando una crescita del 34,4% rispetto allo stesso periodo del 2024. A trainare questa impennata è stata soprattutto la Cina, che si conferma leader globale con il 62,2% delle vendite mondiali, grazie a una combinazione vincente di incentivi pubblici, infrastrutture di ricarica capillari e produttori locali sempre più competitivi.
A guidare la classifica globale dei costruttori c’è la cinese Byd, che ha venduto 1,242 milioni di veicoli elettrificati, con un incremento del 43,2% su base annua. Il colosso di Shenzhen detiene oggi una quota del 21,4% del mercato globale Bev+Phev, equivalente a più di una vettura su cinque venduta. La sua strategia vincente si basa su prezzi aggressivi, tecnologie mature e un'espansione produttiva accelerata a livello internazionale. In Europa, Byd sta rafforzando la propria presenza con nuovi impianti in Ungheria e Turchia, mentre in Asia investe in Thailandia, Indonesia e Cambogia. Subito dietro troviamo Geely Group, sempre cinese, con 616.000 veicoli venduti (+79,4%), spinto dal successo del nuovo modello Star Wish e dai marchi premium Zeekr, Galaxy e Lynk & Co.
Al terzo posto, ma con segnali d’allarme, c’è Tesla. Il marchio californiano ha consegnato 422.000 veicoli Bev, tutti elettrici puri, segnando un calo del 13,4%. Il dato negativo è particolarmente evidente in Europa, dove la contrazione raggiunge il -34,6%, anche a causa della sospensione temporanea della produzione in attesa della nuova Model Y Juniper. Anche in Nord America, il brand di Elon Musk perde colpi (-9,1%), tra ritardi nell’arrivo del nuovo modello entry-level e crescenti critiche pubbliche verso il CEO.
Tra i gruppi automobilistici tradizionali, Hyundai Motor Group si distingue per solidità, con 190.000 veicoli venduti e una crescita dell’11%. Modelli come Ioniq 5, EV6, Kia EV3 ed EV9 stanno consolidando la presenza del gruppo coreano sui principali mercati globali, tanto da superare temporaneamente Stellantis, Ford e GM in alcuni segmenti del mercato nordamericano. Per Stellantis, invece, il momento è critico. Il calo del 7,6% nelle vendite elettrificate riflette una difficoltà crescente nel tenere il passo con una concorrenza sempre più agguerrita. Il gruppo punta molto sul rilancio del comparto europeo con modelli come l’e-C3 di Citroën, ma il gap tecnologico e produttivo rispetto ai leader cinesi resta evidente.
A livello geografico, la Cina si conferma motore della mobilità elettrica mondiale, con un incremento del 43,9% delle immatricolazioni. Il Paese consolida anche il suo ruolo nella filiera, grazie a player strategici come Catl e Calb nel settore batterie. L’Europa mostra segnali di ripresa, con una crescita del 26,2%, favorita dall’arrivo di nuovi modelli e dalla progressiva penetrazione dei brand cinesi. Tuttavia, l’incertezza normativa — come il rinvio al 2027 dei nuovi limiti alle emissioni CO₂ — rischia di rallentare la transizione.
Nel Nord America, la crescita è stata modesta (+4%), frenata da un clima politico instabile. Nonostante gli incentivi previsti dall’Inflation Reduction Act, l’eventuale ritorno di Trump alla Casa Bianca minaccia di introdurre nuovi dazi e tagli alle agevolazioni fiscali. Il resto dell’Asia (escludendo la Cina) segna una crescita media del 37,1%, trainata da mercati dinamici ma disomogenei: il Giappone sta abbandonando la storica strategia ibrida in favore dei Bev, mentre India punta a raggiungere il 30% di auto elettriche entro il 2030. Nel Sud-est asiatico, infine, Thailandia e Indonesia si stanno trasformando in veri e propri hub produttivi, grazie a politiche industriali favorevoli.
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