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Lavoro
10 Novembre 2025 - 17:00
Foto d'archivio
Il primo semestre del 2025 porta uno scenario poco rassicurante per il sistema produttivo piemontese. Mentre a livello nazionale la cassa integrazione cresce del 22% rispetto allo stesso periodo del 2024, in Piemonte l’incremento è molto più evidente: +68,4%. Una variazione che colloca la regione al quarto posto in Italia per aumento delle ore autorizzate, appena sotto Molise, Basilicata e Abruzzo. All’interno del Piemonte la situazione è eterogenea, ma quasi ovunque in peggioramento. Cuneo segna un incremento impressionante delle ore di CIG autorizzate (+347,1%), seguito da Asti (+289,4%), Vercelli (+183,0%) e Verbano-Cusio-Ossola (+92,9%). Torino, pur non registrando i picchi delle province più colpite, vede comunque un aumento non indifferente del 61,4%, che la colloca al ventisettesimo posto nella graduatoria nazionale.
A fare la differenza in modo marcato sono le dinamiche internazionali. La domanda estera rallenta, la Germania - che rappresenta il principale mercato di sbocco per l’export piemontese - attraversa una fase recessiva, mentre la transizione verso la mobilità elettrica impone alle imprese continui adattamenti che richiedono investimenti consistenti e tempi di adeguamento non sempre compatibili con le condizioni di mercato.
Il presidente di Confartigianato Piemonte, Giorgio Felici, non nasconde la gravità del momento: «Soprattutto in Piemonte le imprese artigiane della meccanica stanno subendo gli effetti di un mix velenoso per il settore: la mancata ripresa del commercio internazionale, una stretta monetaria che riduce gli investimenti, la recessione della Germania, primo mercato delle esportazioni italiane e la caduta libera della produzione automobilistica». Felici evidenzia come questo insieme di fattori stia già causando conseguenze concrete sul territorio: «Questa miscela di fattori recessivi mette a dura prova la resilienza di un comparto chiave del made in Italy. Una crisi che ha già prodotto un rallentamento degli investimenti e il ricorso agli ammortizzatori sociali che vede il Piemonte brillare in negativo con un aumento di ore autorizzate per la cassa integrazione di oltre il 68%». Il presidente richiama inoltre l’attenzione sulla crisi del settore moda, un altro pilastro del manifatturiero regionale: «Nel corso dell’ultimo semestre peggiora la crisi del settore moda, con una accentuazione del calo della produzione e delle esportazioni. Si sta delineando come il terzo annus horribilis per la Moda non solo da inizio secolo ma anche dall’inizio della serie storica nel 1990».
E nella parte conclusiva del suo intervento, Felici sottolinea la necessità di scelte politiche più incisive: «L’emergenza è evidente. Perché, se i dati indicano un significativo incremento in termini di richieste di ore di cassa integrazione nel primo semestre di quest’anno rispetto al primo semestre del 2025, non potranno bastare interventi tampone, ma è necessaria una strategia mirata ad emanciparsi da alcune ricette comunitarie, i cui risultati non sempre si sono rivelati pienamente soddisfacenti».
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