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Recensioni televisive del 2025
03 Luglio 2025 - 13:15
La fase cinque della MCU è giunta alla conclusione ieri mattina con l'uscita degli ultimi tre episodi su sei della miniserie di Ironheart, lo spin-off sull'erede non ufficiale di Tony Stark conosciuta per la prima volta in Black Panther: Wakanda Forever. Un'introduzione che non era tra le più brillanti ma con la serie ha dato l'opportunità a Dominique Thorne di riscattarsi e di presentarsi per bene come Riri Williams al multiverso cinematografico più incasinato di Hollywood.
Una serie che ha visto il coinvolgimento anche di Ryan Coogler (regista di Black Panther) e Sev Ohanian (collaboratore di Coogler in film come Creed III e Sinners) come produttori esecutivi, e che ha visto una modalità di rilascio nuova: sei episodi divisi in tre per due settimane. Perché questa scelta? Forse per non far perdere tempo e interesse allo spettatore, forse per fretta dato che tra tre settimane uscirà Fantastici Quattro: Gli Inizi. Qualunque sia stato il motivo, ha funzionato a metà:
Ma prima di parlare di questi dettagli, è necessario parlare della trama.
Dopo essere stata espulsa dalla MIT, Riri Williams si ritrova a casa a Chicago senza una laurea e senza lavoro e con ancora il trauma della tragica perdita del padre Gary e della migliore amica Natalie. In questo contesto, viene addocchiata e contattata da un gruppo criminale capitanato da Parker Robbins, il quale usa la magia datogli da un misterioso mantello per diventare ricco e potente. Il tutto mentre Riri perfeziona la sua armatura e cerca di capire cosa significa essere un'eroina, trovandosi sempre in situazioni dove ogni passo potrebbe rivelarsi decisivo per il suo futuro.
Molti fan e spettatori della Marvel possono essere d'accordo su un fatto: questa miniserie era tra le meno volute e aspettate dell'anno, per la stessa ragione per cui molti fan hanno smesso di guardare certi film. La gestione dei personaggi e della storia era scarsa e superficiale. Soprattutto se viene gestita da un regista che non si avvale del materiale originale da cui viene adattato il film o la serie.
Ma i primi tre episodi di Ironheart sono stati una inaspettata sorpresa: belli da vedere, bei dialoghi, una buona gestione del personaggio di Riri, e una buona impostazione della sua storia e non solo della sua ma anche dei personaggi secondari e del villain (che incontriamo ma di cui non conosciamo subito la storia, come Dio comanda), finendo con il terzo episodio che apre le porte ai problemi che toccheranno Riri personalmente. Vediamo e conosciamo meglio anche del suo trauma, che vive con attacchi di panico e il suo percorso di guarigione attraverso l'involuta creazione della sua intelligenza artificiale con il viso della migliore amica morta, chiamata N.A.T.A.L.I.E., come nei fumetti.
Una buona introduzione, vi direte, e avreste ragione. Fino a quando non si arriva al sesto e ultimo episodio.
Prima di passare all'ultima puntata e a QUELLA apparizione, è bene parlare di un cambiamento che è stato fatto: il quinto episodio dura 50 minuti, mentre l'ultimo 40. Strano no? Normalmente è l'ultimo episodio che è il più lungo, proprio per concludere tutti gli archi narrativi presentati nelle prime puntate, ma questa volta hanno voluto fare il contrario e il risultato non è stato proprio bellissimo. 'Good but not great' si direbbe.
Partendo dal quarto episodio, Riri deve fare i conti con l’aver lasciato morire soffocato il cugino e braccio destro di Parker, John, e l’aver involontariamente dato in pasto alla polizia il povero Zeke che voleva rendersi utile ma rimanere nell’ombra per non diventare come il padre. In più, Riri deve comprendere che il suo voler diventare un’eroina non deve oscurare cos’è davvero importante, perché fino a quel momento, pensava di fare tutto per proteggere gli altri, ma in realtà si nascondeva dietro alla scusa del ‘io posso’ per creare la sua armatura, quasi dimenticando che è stato il patrigno a darle tutti gli strumenti per prendere tale decisione.
Il tutto mentre la salute mentale e fisica di Parker peggiorano a causa di quel mantello maledetto (per davvero) che alimenta il dolore di essere stato abbandonato dal padre da bambino e la perdita del cugino.
E qui si arriva a quell’ultimo episodio, che lascia domande aperte e l’amaro in bocca per la risoluzione finale.
Dai tempi di Wandavision, c’era un personaggio che per quattro anni è stato rumorato. Un personaggio che molti aspettavano e altri speravano di non vedere mai (me inclusa). Ironheart ha deciso, come ultimo atto finale della quinta fase della MCU di introdurlo una volta per tutte.
Stiamo parlando del diavolo in persona, Mephisto. Interpretato da Sacha Baron-Cohen (sì proprio Borat in persona), è colui che ha dato il mantello maledetto a Parker e che ha conquistato, con la sua eloquenza e il fascino proprio di Baron-Cohen, anche Riri. Facendo un po’ di background, Mephisto è un potente demone nei fumetti Marvel, ispirato al diavolo della tradizione cristiana (anche se i creatori hanno sempre insistito che non sia ispirato all'angelo caduto). È noto per fare patti ingannevoli, manipolare le anime e sfidare eroi come Ghost Rider, Doctor Strange e persino Spider-Man.
La sua comparsa nella MCU era stata rumorata già dal 2021 con l’uscita di Wandavision, dato che anche nella storia di Scarlet Witch aveva un ruolo rilevante, ma solo ora la regista Chinaka Hodge ha deciso di portarlo in vita. Il suo aspetto potrebbe essere ispirato ad un’altra variante presentata sul piccolo schermo, ovvero quella di Lucifer di Tom Ellis (poi perché sono sempre gli attori inglesi a interpretare il diavolo è un dilemma che ho da tempo). Carisma, fascino, eloquenza ed eleganza, come si direbbe in inglese, ‘the devil is in the detail’.
Ma la sua comparsa purtroppo non la posso promuovere, anche se nel contesto della trama di Ironheart viene bene per spiegare la storia di Parker e dare un’idea di come la vita di Riri verrà inevitabilmente rovinata con il ritorno in vita (per davvero) di Natalie (è brutto da dire, ma per questo contesto, i morti dovevano rimanere morti). Fare patti col diavolo porta solo alla rovina, chiedetelo a Parker, lui ne sa qualcosa a riguardo. E il fatto che la stessa Zelma, la giovane streghetta che dà a Riri l’accesso alla magia, dice alla protagonista di star lontano da quella presenza maledetta dice più di quanto si possa.
Mephisto, come il diavolo cristiano, è il male assoluto, il suo riflesso terrificante su quel cucchiaino è una delle prove. Può darti tutto quello che vuoi ma ad un prezzo troppo caro e quando Riri lo capirà, sarà all’apice della sua rovina. La sua decisione finale di stringere la mano a Mephisto è solo l’inizio e chissà, forse ha già fatto il danno finale anche con un altro personaggio che ha mescolato tecnologia e magia e che (Dio non lo permetta) rovinerà anche la sua trasposizione in Avengers: Doomsday.
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Mi è piaciuta Ironheart? Sì, mi è piaciuta ma non l’ho adorata. Un po’ come questa recensione, manca la risoluzione finale di Zeke che ci lascia con un semplice “ci rivedremo” a Riri e altri temi e personaggi che avrei voluto vedere di più (come la mamma di Riri e Xavier). Sei episodi, anche se durano più di 30 minuti non bastano del tutto a introdurre un nuovo personaggio, soprattutto se le risoluzioni finali introducono un personaggio come Mephisto.
Ma Ironheart ha cuore, ha una bella ambientazione, bei temi, bei personaggi. Ha le carte in regola per approfondire il personaggio di Riri Williams in futuro e spero per lei che realizzi presto che fare patti col diavolo è la red flag per eccellenza.
Voto finale: 8.5/10
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