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ECONOMIA & VIAGGI
11 Settembre 2025 - 07:49
C’è chi non torna senza una calamita per il frigorifero, chi riempie la valigia di specialità gastronomiche e chi, più semplicemente, affida tutto alla fotocamera dello smartphone. Ma una cosa è certa: gli italiani non sanno resistere al richiamo del souvenir. Per il 66% dei viaggiatori del Belpaese è un’abitudine consolidata: il 27% non parte mai senza l’idea di comprare “quel” ricordo speciale, mentre il 39% acquista con regolarità. Solo il 7% dichiara di non farlo quasi mai.
Il motivo principale resta la voglia di conservare un ricordo concreto del viaggio, come dichiara il 69% degli intervistati. Per il 38% a contare è il valore simbolico o culturale, mentre il 23% acquista soprattutto per arricchire una collezione già avviata o, nel caso del 34%, per iniziarne una nuova. Non meno importante è la dimensione sociale: una volta tornati a casa, il 71% mostra i propri acquisti ai familiari, il 51% agli amici e il 44% al partner, trasformando ogni oggetto in un frammento di racconto condiviso.
Quanto alla tipologia di souvenir preferiti, gli italiani restano affezionati ai grandi classici. T-shirt, portachiavi e calamite conquistano il 52% dei viaggiatori, mentre il 47% preferisce fissare i ricordi in fotografie o diari. Non manca chi sceglie di riportare in tavola i sapori del viaggio: il 36% predilige prodotti gastronomici da assaporare una volta rientrato. Seguono gioielli, artigianato e opere d’arte, scelti dal 30%, e infine oggetti insoliti, come i set di cortesia degli hotel, che attirano un più ristretto 20%.
Il rapporto con i souvenir cambia però molto a seconda dell’età. La Generazione Z è la più fedele: per il 79% comprare un ricordo è un’abitudine radicata, spesso influenzata dai social media (18%). I giovani fino a 25 anni amano soprattutto i classici (61%), ma mostrano anche curiosità verso gli oggetti più insoliti (24%). I viaggiatori tra i 25 e 34 anni, invece, si orientano maggiormente su opere d’arte e artigianato locale (35%), mentre i 35-44enni mostrano una forte passione per i prodotti enogastronomici (44%) e tendono ad affidarsi più di altri ai consigli delle guide (18%). Gli over 65 preferiscono fotografie e diari di viaggio (51%), acquistano in maniera più saltuaria o rara (48%) e si lasciano spesso guidare dall’impulso del momento (42%).
Anche il genere fa la differenza. Le donne mostrano maggiore interesse per i souvenir tradizionali (54%), per le fotografie (54%) e per i prodotti alimentari (42%), rispetto agli uomini, che si fermano rispettivamente al 50%, al 40% e al 30%. I viaggiatori maschi, però, risultano più inclini a farsi guidare dall’istinto negli acquisti (36%) o dai suggerimenti degli esperti (18%).
Guardando oltre i confini nazionali, il sondaggio mette in luce differenze marcate tra Paesi. I portoghesi e gli spagnoli si confermano i più fedeli collezionisti, rispettivamente con il 39% e il 37% di viaggiatori che acquistano sempre souvenir. All’estremo opposto i britannici, tra cui solo il 12% dichiara di farlo sempre, mentre uno su quattro non lo fa quasi mai. Francesi e statunitensi prediligono invece ricordi personali come fotografie e diari, con percentuali che superano il 50%, mentre italiani, spagnoli e portoghesi restano fedeli agli intramontabili classici da bancarella, con un 52% che non resiste a T-shirt e calamite. Gli spagnoli, in particolare, si distinguono per curiosità, con un 33% attratto da oggetti più insoliti.
Il souvenir resta un rito che attraversa generazioni e mode. C’è chi sceglie una calamita da appendere al frigo, chi preferisce una bottiglia di vino locale o un taccuino pieno di appunti. Qualunque sia la forma, quell’oggetto diventa il filo che lega la vacanza al ritorno alla vita di tutti i giorni. Perché, in fondo, non è solo un acquisto: è il ricordo concreto di un’esperienza che continua a vivere anche dopo il rientro.
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