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I retroscena della Dinastia

Agnelli, un "consiglio di famiglia" con 100 persone. Ma a comandare è uno solo

Quando l'avvocato disse: "I soci devono essere di famiglia, ma solo chi si distingue per impegno"

AvvocatoGianniAgnelli

Dalla linea diretta del fondatore della Fiat, a tutti i rami collaterali frutto di matrimoni, parentele, fusioni, fra principi, stilisti e artisti, sono ormai un centinaio gli Agnelli - quasi tutti con un altro cognome - che fanno parte della "Giovanni Agnelli BV", ossia la holding che detiene le chiavi della cassaforte Exor. Un vero e proprio "consiglio di famiglia". Ma a comandare è uno solo... Possibilmente indisturbato.

A stabilire le linee guida fu l'Avvocato Gianni Agnelli in persona, nel 1984, quando fondò la "Giovanni Agnelli Srl", una società a responsabilità limitata che poi divenne una Sapaz, società per azioni. Lo scopo, all'epoca, era ricollocare tutte le azioni detenute dall'Ifi, l'istituto finanziario italiano, che permettevano il controllo della Fiat.

L'avvocato, nelle fasi di costituzione di questa società, disse "È auspicabile che i futuri accomandatari siano ricercati nell'ambito della famiglia; naturalmente fra coloro delle nuove generazioni che si siano distinti per operosità e per talento e raccolgano la fiducia della maggior parte dei soci". Traduzione: va bene che siano parenti, ma che facciano qualcosa. Un po' come fece suo nonno, il Senatore, quando nel 1938 la nipote più grande Clara andò giovanissima in sposa al principe tedesco Tassilo von Fürstenberg - dal quale ebbe tre figli: Ira, attrice e designer, Egon, stilista morto prematuramente nel 2004 e il cui figlio ora entra proprio nella cassaforte di famiglia, e Sebastien, banchiere - e il neosposo chiese timidamente un posto in Fiat. La risposta del Senatore, riportata da Susanna Agnelli in "Vestivamo alla marinara", fu "E' un principe? Che faccia il principe", detto in piemontese.

E allora, nel 1987 alla trasformazione in società per azioni, Gianni e Umberto Agnelli sono accomandatari - il socio accomandatario è colui che tiene le redini, di fatto - con Cesare Romiti allora Ad della Fiat, Gianluigi Gabetti ad dell'Ifi, e il cugino degli Agnelli Giovanni Nasi. Gli accomandanti, sono l'avvocato Franzo Grande Stevens, nel cui studio in via del Carmine c'è la sede legale, e il resto della Famiglia.

Per anni, gli unici azionisti sono i membri della dinastia. Con una sola eccezione, quando a cavallo tra anni 80 e 90 entrò addirittura l'Aga Khan. E quanto all'operatività, tutti i manager di comando di Fiat passarono di qua: da Romiti a Paolo Fresco.

Alla morte di Agnelli, il comando sarebbe dovuto passare a Nasi, che però era morto nel 1995. Così, toccò a Umberto Agnelli, ma anche lui se ne andò dopo un solo anno. Gli eredi - quello designato, Giovannino Agnelli, e quello di sangue, Edoardo - non ci sono più. Al timone passa Gabetti. Nel 2010, poi, lascia tutto a John Elkann.

Del 2016 è il trasferimento della sede legale ad Amsterdam, dove la Spa si trasforma in una società di diritto olandese, che prevede che il potere di voto dei soci di maggioranza conti per il 90%. In questo modo, Elkann si assicura il comando incontrastato.

Ora, però, la presidenza è passata a Jeroen Preller, avvocato olandese partner dello studio legale NautaDutilh, con John che conserva la carica di amministratore delegato.

Al momento il pacchetto di maggioranza (38%) è detenuto dalla Dicembre dei fratelli Elkann (John al 60%, Lapo 20, Ginevra 20), con il resto così ripartito: 11,85% eredi di Umberto Agnelli (Anna e Andrea), 12,32% Maria Sole Agnelli; 5,05% Cristiana Agnelli; 5,11% eredi di Susanna Agnelli; 0,27% eredi di Clara Agnelli Nuvoletti; 8,79% eredi di Giovanni Nasi; 6,26% eredi di Laura Nasi Camerana; 3,53% Clara Nasi Ferrero de Gubernatis Ventimiglia; 2,58% - eredi di Emanuele Nasi; 0,92% Fondazione Giovanni Agnelli; 6,93% azioni proprie.

Controlla e detiene quote in: Exor - (52,99% azioni ordinarie), Stellantis 14,4%, CNH Industrial 26,95% (39,97% dei diritti di voto), Ferrari 22,9% (32,7% dei diritti di voto), Juventus Football Club 63,8%, The Economist 43,4%, Partner Re 100,00%, GEDI Gruppo Editoriale.

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