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UN CAFFE' IN REDAZIONE CON PAOLO ZANGRILLO

La ricetta del ministro: «Forza Italia a Tajani e il Piemonte a Cirio»

A tre mesi dalla scomparsa del Cav, il partito di Berlusconi si avvia verso il congresso e scalda i motori in vista del voto 2024

È già iniziato il calcio mercato in vista delle prossime elezioni europee e regionali. Sanità e trasporti saranno i temi caldi della campagna elettorale, lo sa bene il ministro per la Pubblica Amministrazione e senatore di Forza Italia, Paolo Zangrillo, ospite del nostro “Caffè in redazione”.


Nel 2024 si rinnova il governo della Regione Piemonte, attualmente a guida centrodestra. Come si presenta Forza Italia ai blocchi di partenza?
«Ci presentiamo forti dell’esperienza maturata in questi cinque anni di legislatura a guida Alberto Cirio. Sono stati anni molto complicati. Solo nell’ultima parte del mandato è stato possibile occuparsi realmente di futuro dopo i due anni terribili dell’emergenza Covid».

In politica, come all’inizio del campionato, c’è una fase di mercato acquisti. Avete già identificato delle figure che voi vorreste portare all’interno del partito?
«Il mercato acquisti di Forza Italia vuole innanzitutto valorizzare le competenze esistenti. Ci sono persone che hanno dimostrato, con i fatti, di essere capaci e solide. Su di loro vogliamo continuare a investire».

E per quanto riguarda la società civile?
«L’obiettivo è quello di reclutare persone che condividano i nostri valori e che abbiano grande competenza. So bene che l’ansia di rincorrere il consenso porta a cercare il nome “pop” da mettere in lista. Io ho un approccio diverso e lo condivido con Alberto Cirio. La complessità dei temi che dovremo affrontare richiede soluzioni complesse e queste non possono che arrivare da persone di esperienza. In politica, come nel mondo aziendale, non ci si improvvisa».

C’è polemica sull’opportunità di una lista civica del presidente. La considera utile o pericolosa?
«Penso che le liste civiche siano croce e delizia di tutti gli appuntamenti elettorali. Da un lato, il rischio è che drenino voti ai partiti tradizionali. Ma possono essere un’opportunità per attrarre persone che non sono così convinte di dare la loro fiducia a questi partiti».

Quindi una lista civica per attrarre i delusi del centrosinistra la convince?
«Tutti i presidenti di Regione che si sono misurati con competizioni elettorali negli ultimi anni ne hanno avuta una. Credo che possa avere senso con la finalità di attrarre quelli che non sono tradizionalmente i nostri elettori, appunto i delusi del centrosinistra. Mi piacerebbe meno una lista che prende al suo interno figure e profili già allineati ai partiti».

Lei ha sempre sostenuto che Cirio sia il candidato “naturale” del centrodestra. Ne è ancora convinto?
«Vi svelo un fatto: quando si dovette scegliere il candidato del centrodestra nella precedente tornata elettorale, io fui il più strenuo sostenitore di Alberto Cirio con Berlusconi».

Perché lo fece? Per amicizia?
«Sono molto rigoroso nel distingue l’amicizia dal lavoro. Per me Alberto era un ottimo candidato perché ha maturato un’esperienza politica sul territorio come consigliere comunale, vicesindaco, consigliere regionale e parlamentare europeo. Conosce molto bene i meccanismi dell’Europa e se vogliamo avere finanziamenti e agibilità dall’Ue dobbiamo saperci muovere in quel contesto».

Cirio conosce e ama anche molto l’Europa. Non pensa che possa lasciarsi tentare dal ripetere l’esperienza politica a Bruxelles?
«Non credo. L’ho seguito in questi cinque anni e parlo spesso con lui: ha ben governato, con il sostegno di tutta Forza Italia, a cominciare dai nostri consiglieri e assessori. Vogliamo mettere il suo nome nel simbolo del partito, perché rivendichiamo il suo buon operato e lo consideriamo un valore aggiunto. La passione che ha maturato per il Piemonte lo ha persuaso del fatto che quello di presidente è un ruolo in cui può dare molto. E anche ricevere molto. Poi c’è da dire che la complessità delle cose che dobbiamo affrontare richiede continuità. Poter contare su dieci anni di legislatura ci consentirà di lavorare serenamente su programmi importanti».

Prima di scendere in campo in politica è stato protagonista di una lunga carriera nel mondo Fiat. Cosa pensa di Stellantis?
«Certamente dobbiamo valorizzare l’esperienza e le competenze di questo territorio in materia di automotive. Io ho lavorato in Fiat per 25 anni e so bene che qui c’è un valore da non perdere. Sia quando Marchionne ha chiuso l’affare con Chrysler, sia quando è iniziata l’avventura con Stellantis ho pensato che fossero manovre necessarie per garantire la sopravvivenza di un settore che ha bisogno di grandi numeri. Non possiamo più pensare alla Fiat di trent’anni fa, già l’avvocato Agnelli lo aveva capito. È necessario fare partnership con alleati importanti. Ma io auspico che si ottengano garanzie affinché l’Italia continui a essere un partner strategico per Stellantis. Non siamo solo una unità produttiva di un grande player mondiale, abbiamo tutte le capacità per dare valore aggiunto al gruppo».

Il salvataggio degli Euro 5 avrà un peso politico sul voto?
«È stata un’operazione molto importante. Non la leggo dal punto di vista elettorale, anche se penso che in tanti la apprezzeranno. Semplicemente dimostra che siamo capace di difendere il territorio. Se ci fosse stato il blocco, avremmo messo in estrema di difficoltà migliaia di famiglie e piccole medie imprese, che sono la spina dorsale del sistema economico della nostra regione. Peraltro, l’iniziativa partita dal Piemonte, porterà vantaggi a tutto il Bacino Padano».

Intanto la sinistra vi incalza sulla sanità.
«Credo che la grande sfida della sanità sia quella di recuperare un rapporto diretto con il territorio, con i medici di base e l’assistenza domiciliare. La tecnologia in questo senso ci potrà aiutare molto».

Tre mesi senza Silvio Berlusconi, come sta Forza Italia senza il suo fondatore?
«Con la scomparsa di Berlusconi abbiamo perso una guida straordinaria. Diciamo che Forza Italia è stato un partito privilegiato in questi ultimi trent’anni, perché ha potuto contare su una persona illuminata, che sapeva vedere il futuro prima degli altri. Questo ci ha assicurato per tanti anni una sorta di vantaggio competitivo. Berlusconi ci ha lasciato un partito solido dal punto di vista dell’identità e dei valori. Dobbiamo fare in fretta a elaborare il lutto, ma essere consapevoli che abbiamo un percorso molto preciso da seguire».

Cosa è cambiato all’interno del partito?
«È cambiata la percezione del futuro: prima potevamo contare sulla guida sicura di un unico uomo, oggi invece dobbiamo preoccuparci di saper stare insieme. Prima il collante era Silvio Berlusconi, ora dobbiamo essere capaci di garantire il dialogo all’interno del partito e coltivare la consapevolezza che Forza Italia è un elemento irrinunciabile nella coalizione di centro destra, nel governo italiano e anche in Europa, all’interno del raggruppamento del Partito popolare europeo».

Un segnale forte in questa direzione è arrivato anche dalla famiglia Berlusconi?
«Sicuramente, la famiglia ci ha ribadito il suo supporto. Crede nel ruolo di Forza Italia».

Ora serve un segretario.
«Abbiamo avviato un percorso che ci porterà al congresso nazionale, probabilmente alla fine del mese di febbraio, che dovrà designare il nuovo segretario nazionale. Abbiamo una grande chance: il politico italiano più riconosciuto a livello internazionale è Antonio Tajani. In questo momento è il segretario pro tempore ed è una persona che ci garantisce di poter aspirare a un ruolo centrale, non solo all’interno del nostro Paese».

Auspica che possa essere lui la futura guida del partito?
«Francamente non vedo all’interno di Forza Italia una figura più autorevole di quella di Antonio Tajani».

Venendo a Torino, noi scriviamo da anni dei disagi nei rapporti tra cittadino e gli uffici che dovrebbero agevolargli la vita. Come quelli dell’anagrafe. Lei sta lavorando a un piano nazionale per snellire i processi. Ce lo racconta?
«È un argomento che non riguarda solo Torino. Iniziamo col dire che c’è una narrazione sbagliata del “fannullone nella pubblica amministrazione”. Abbiamo un ambizioso programma di reclutamento e di formazione. E stiamo lavorando per semplificare le procedure amministrative».

Cioè?
«Il mio obiettivo è semplificare 600 procedure amministrative entro il 2026. Ne ho già portate un centinaio in consiglio dei ministri e, entro fine anno, ne porterò altre cento. Tagliare gli orpelli e semplificare il rapporto con i cittadini è fondamentale per costruire servizi più efficien

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