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Il Borghese
22 Novembre 2023 - 17:30
C’era il galoppatoio dove amava andare a cavallo la giovanissima Susanna Agnelli, lì su quei terreni che il nonno Senatore decise di destinare alla costruzione del grande stabilimento di Mirafiori. Inaugurato da Mussolini - il Senatore Agnelli fece tingere di nero una camicia bianca, pensando che i fasti mussoliniani non sarebbero durati -, non operò mai realmente al pieno delle sue capacità fino al dopoguerra. Ma nel 1943 da qui partì il grande sciopero delle fabbriche italiane. E tanti anni dopo, davanti alla Palazzina uffici in marmo bianco di Lavagna, sfilava la marcia detta “dei Quarantamila”, quella dei lavoratori che davano scacco al sindacato dei metalmeccanici, agli scioperi, alle occupazioni degli stabilimenti, delle Carrozzerie infiltrate da estremisti, ma forse anche al potere di contrattazione dei lavoratori. Motore dell’Italia industriale, prima che di Torino, Mirafiori ha vissuto un inesorabile declino: adesso, fra massicci ricorsi alla cassa integrazione ed esodi, vi si producono a pieno titolo giusto la 500 elettrica e qualche modello Maserati già destinato al pensionamento. Ma domani, giovedì 23 novembre, nelle intenzioni, comincia la nuova vita di Mirafiori. Perché viene inaugurato l’hub dell’economia circolare, il progetto green annunciato dall’ad di Stellantis Carlos Tavares, che sarà presente assieme a John Elkann. Un’occasione, quella di oggi, forse per capire meglio quale sia il piano reale di Stellantis per l’Italia.
Nella nuova porzione di fabbrica erano stati annunciati il recupero e stoccaggio di batterie esauste per auto elettriche, il recupero di componenti i cui materiali possono essere immessi nuovamente in produzione - risparmiando dunque sui costi della materie prime -, nuove assunzioni per arrivare a pieno regime a 550 addetti. Nella realtà, al momento ci sono solo 200 lavoratori, provenienti da altre aree del Gruppo, alcuni da Grugliasco dove lo stabilimento marchiato Maserati è stato messo in vendita e dove, l’altro giorno, è iniziata la lavorazione dell’ultima scocca. Per ora, quindi, Stellantis ricicla i lavoratori.
Anche la lavorazione, pare, sarà differente, almeno per ora. In prima battuta verranno recuperate e ricondizionate vetture da destinare al mercato dell’usato o dei ricambi. Perché per il recupero di accumulatori e batterie Stellantis ha siglato un accordo con la Orano, un’azienda partecipata dallo Stato francese - azionista di Stellantis - per un centro da realizzare ovviamente in Francia. Mentre nell’Est Europa dovrebbe essere realizzata la quinta gigafactory del Gruppo, in seguito all’accordo con la cinese Catl.
Quanto lavorerà, quindi, in realtà questo gigante da oltre due milioni di metri quadrati quasi vuoti? La produzione della 500 e delle nuove Maserati Bev rimarrà ben lontana dalle 100mila vetture annue vagheggiate in passato, tanto che il ricorso alla cassa integrazione come “regalo” di Natale sembra scontato. Al momento il Gruppo prosegue la sua politica di esodi incentivati: mail per quindicimila dipendenti, negli ultimi tempi, con cifre generose, ma anche l’invito ai principali fornitori a fare lo stesso, tanto pagherà Stellantis. In pratica, è più conveniente spendere milioni di euro per tagliare posti di lavoro che per crearli.
Con la lavorazione dell’auto elettrica, d’altra parte, un lavoratore su tre è di troppo: l’ha confermato anche il sindaco Stefano Lo Russo che, con il governatore Alberto Cirio, ha firmato il patto riservatissimo con Tavares per il futuro di Mirafiori: l’hub, il campus di ricerca, forse le nuove Meccaniche e il Polo dell’Elettrico, le promesse del piano industriale. In cambio di “via libera” urbanistici niente affatto scontati.
La notizia di oggi, dunque, è di sicuro buona, anche in vista del tavolo per l’Automotive, con il ministro Urso, che si riunirà il 6 dicembre. Non bisogna dimenticare che Stellantis rinnova il suo impegno, ma pone le condizioni: per produrre auto in Italia servono incentivi sulle BEV e tagli al costo dell’energia. Per evitare che il cuore della produzione e del lavoro si sposti altrove e qui il passato del nome Fiat indichi soltanto uno sfasciacarrozze o il magazzino ricambi del Gruppo.
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