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L'INCONTRO
26 Settembre 2024 - 17:06
SAM ALTMAN
Chissà se i genitori di Sam Altman, una dermatologa e un agente immobiliare, avrebbero mai immaginato il loro figlio, papà di ChatGPT, su un palco a dialogare con John Elkann. Eppure, eccoli lì, di fronte a una platea immobile alle OGR di Torino, in occasione dell'evento Italian Tech Week. Un pubblico di migliaia di persone, bloccate in una sorta di freezing collettivo, come se la stanza stessa trattenesse il fiato. Per oltre quaranta minuti, Elkann e Altman, due dei “grandi” del nostro secolo, hanno conversato, ammaliando il pubblico. Un faccia a faccia che non era solo un incontro tra menti brillanti, ma un’occasione per scorgere uno spicchio del futuro.
Altman ha saputo mantenere l’attenzione alta di chi ascoltava quando ha annunciato "importanti novità su OpenAI" entro la fine dell’anno. La domanda sorge spontanea: cos’altro potrebbe aggiungersi al panorama già avveniristico che abbiamo oggi? E, soprattutto, perché annunciarlo proprio durante una conversazione con il signor Stellantis?
Per rispondere, basta tornare indietro di qualche mese: ricordi quei titoli di giornale che, meno di un anno fa, annunciavano l’alleanza tra ChatGPT e l’industria automobilistica? Bene, detto fatto. L’AI nei veicoli non è più una suggestione futuristica, è realtà. E se a luglio Apple e Microsoft hanno messo un piede indietro rispetto a OpenAI, questo matrimonio tra intelligenza artificiale e automobili sembra più forte che mai. Cosa ci aspetta ora? Forse il sogno dell’auto volante? Sembra fantascienza, ma con Altman al timone, nulla è da escludere.
Durante il confronto con Elkann, Altman ha anche colto l’occasione per smentire alcune notizie che erano circolate nelle ore precedenti sulla presunta ristrutturazione interna di OpenAI. Con un sorriso appena accennato, ha chiarito: “Non è vero, la maggior parte delle cose che ho visto erano completamente sbagliate, ma ci abbiamo pensato”. Un’affermazione che lascia intendere come l’azienda sia sempre in movimento, in costante riflessione su come migliorarsi, ma senza cedere troppo alle speculazioni mediatiche.
Dalle rive del Missouri, dove è cresciuto, a una carriera che lo ha portato a lavorare al fianco di Elon Musk, Altman ha costruito una strada lastricata di successi. E pensare che OpenAI, fino al 2019, era una no-profit. Poi, il boom. Il successo clamoroso di ChatGPT ha trasformato l'azienda in una delle più attraenti del panorama tech, attirando milioni di investimenti e interesse da parte di tutti, ma non senza contraddizioni. OpenAI ha sempre rivendicato trasparenza e cautela, ma con la crescita è arrivato anche il cambiamento.
E proprio qui si inserisce uno degli episodi più chiacchierati del 2023: il licenziamento temporaneo di Altman da parte del consiglio di amministrazione di OpenAI, accusato di non essere sempre "sincero" nelle sue comunicazioni. Una mossa azzardata, che ha però trovato una rapida inversione: Altman è stato reintegrato dopo pochi giorni, con il consiglio parzialmente rinnovato e con più potere nelle sue mani.
Le dinamiche interne di OpenAI sono intense. Gli altri cofondatori, come Ilya Sutskever e Greg Brockman, hanno preso strade diverse. Sutskever ha fondato la startup Safe Superintelligence, Brockman è in pausa, e persino Mira Murati, responsabile dell'ingegneria, ha lasciato l'azienda. Ora, Altman resta l'unica figura centrale a guidare una delle più potenti tecnologie del nostro tempo.
In fondo, il viaggio di Altman è appena iniziato. E chissà, la prossima volta che lo vedremo su un palco potrebbe essere per smentire proprio quella voce: sì, l'auto volante arriverà, ma non prima del 2030. O forse sì?
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