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Ex Maserati, Pizzuto ammette il flop: la Fabbrica Agnelli ai cinesi?

Il creatore della Fulminea - prevedibilmente - non ce la fa e dice: "Me ne vado dall'Italia. Ecco perché"

Ex Maserati, è finita: "Via dall'Italia, ecco perché"

Niente fabbrica di supercar elettriche nell'ex Maserati di Grugliasco. L'ex Polo del lusso voluto da Sergio Marchionne, e intitolato all'Avvocato Gianni Agnelli, resta in vendita, anche se rumors non confermati dicono sia imminente un accordo per il passaggio di proprietà (un costruttore cinese?).

Il progetto, di cui vi avevamo parlato mesi fa, era quello di "Estrema Technology Hub" portato avanti da Gianfranco Pizzuto, fondatore di una startup dell'elettrico - dopo esserne stato pioniere non proprio fortunato negli Stati Uniti - e creatore della supercar Fulminea. Pizzuto aveva in mente di impiantare una fabbrica per la sua Fulminea e per un super suv anche questo full electric, il tutto unito a un campus di studi sulle energie rinnovabili e sul design.

"Devo guardare in faccia alla realtà - ha ammesso, in un post su Linkedin, lo stesso Pizzuto -. Dopo un anno di enormi sforzi e sacrifici per cercare di realizzare il mio progetto di recuperare la fabbrica ex Bertone ed ex Maserati di Grugliasco, sono costretto a rinunciare. Negli ultimi dodici mesi ho incontrato politici, giornalisti, imprenditori, managers e dirigenti, case automobilistiche nazionali ed internazionali, gruppi finanziari, sindacalisti, prelati, operai... Ma non è servito a nulla. E allora dico basta".

Il nodo - parte che interessava tutti quegli interlocutori - era reperire i finanziamenti necessari a rilevare lo stabilimento che Stellantis ha posto in vendita e poi impiantare la fabbrica. "Ora è il momento di pensare a me stesso e a portare avanti i miei progetti personali. Via da questo Paese" scrive Pizzuto, dicendosi però sicuro che prima o poi la Fulminea sarà costruita in Italia.

Bisogna ancora attendere invece per capire che sorte avrà lo stabilimento. Da quanto se ne sa, è uno dei tre siti presi in esame dai costruttori cinesi di Dongfeng - con il beneplacito di politica e industriali -, ma a Torino è attesa per metà novembre, in Comune, un'altra delegazione cinese, che annovera tra i suoi membri i rappresentanti della Jac, fabbrica di automobili che nel Torinese, a Pianezza, ha da anni un centro stile e design. E ora vorrebbe pensare a una fabbrica in Italia.

Di certo c'è che il territorio - così come le aziende dei dintorni che dell'ex Maserati vivevano - non vuole cavalieri bianchi o progetti che cambino la vocazione industriale - dunque, nessun tipo di produzione o commercio diversi dall'automotive -, come già a suo tempo con l'allora Bertone. Stavolta, però, all'orizzonte non si vede un Marchionne che si fa convincere da un Chiamparino a salvare la fabbrica.

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