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MALATTIE RARE
22 Novembre 2024 - 07:00
Un male invisibile, che si nasconde nei nostri geni, pronto a manifestarsi nei momenti meno opportuni, come una spada di Damocle che pende sopra la testa di chi ne è colpito. È la malattia di von Hippel-Lindau (VHL), un raro disturbo genetico che, purtroppo, non fa rumore fino a quando non è troppo tardi. Ma quando esplode, lo fa con la violenza di una tempesta. E la domanda che sorge spontanea è: siamo davvero preparati ad affrontare questa forma silenziosa di tragedia?
La VHL è una malattia ereditaria che colpisce un numero relativamente ristretto di persone, ma la sua portata è devastante. Questa condizione provoca la formazione di tumori benigni in vari organi, tra cui rene, cervello, occhi e, talvolta, il pancreas. Tumori che, pur non essendo maligni in sé, possono portare a complicazioni gravi e, se non trattati, risultare fatali. La causa? Una mutazione genetica nel gene VHL, che impedisce al corpo di regolare correttamente la crescita delle cellule, consentendo la proliferazione incontrollata.
Il primo impatto della diagnosi di VHL è, quasi sempre, un colpo al cuore. Non solo per la persona che la riceve, ma anche per le famiglie, che si ritrovano a fare i conti con un'eredità pesante e imprevedibile. La malattia segue un pattern autosomico dominante, il che significa che chi la porta ha il 50% di possibilità di trasmetterla ai figli. Un'ombra che si allunga su più generazioni.
Nonostante la sua gravità, la VHL è una malattia che spesso rimane latente per anni, se non decenni. I tumori iniziano a svilupparsi lentamente, e i sintomi possono essere facilmente confusi con altre patologie meno gravi. Mal di testa, visione offuscata, vertigini o problemi renali – tutti segnali che potrebbero non sembrare particolarmente preoccupanti, ma che, se trascurati, possono evolvere in situazioni estremamente critiche.
In questa incertezza, la diagnosi precoce diventa l'arma principale per arginare i danni. Eppure, la VHL è una malattia difficile da diagnosticare. Non esistono esami di routine che possano individuarla prima che si manifesti con i suoi segni più evidenti. Molti pazienti scoprono di essere affetti dalla malattia solo quando i tumori sono già presenti e, in alcuni casi, in fase avanzata. Per questo, il monitoraggio regolare diventa fondamentale, con esami frequenti e test genetici che possono aiutare a individuare la malattia prima che prenda piede.
Ma perché, in un’epoca in cui la medicina sembra aver raggiunto traguardi straordinari, una malattia come questa rimane ancora così oscura? La risposta è, forse, nella sua rarità e nella sua "normalità" apparente. La VHL è una malattia che colpisce circa 1 persona su 36.000, una cifra che, purtroppo, non basta a farne un'emergenza sanitaria di massa. Eppure, proprio per questo, è necessario farne conoscere la realtà, smettere di ignorarla e cominciare a parlarne con la stessa forza con cui si affrontano patologie più comuni.
Il trattamento della malattia di von Hippel-Lindau è complicato. Non esistono cure definitive, ma una gestione attenta può fare la differenza. Interventi chirurgici, terapie mirate e, in alcuni casi, trattamenti farmacologici sono fondamentali per fermare la progressione della malattia e ridurre i rischi per la vita del paziente. Ma anche in questo caso, la sfida non è solo medica, ma sociale e psicologica. Vivere con VHL significa convivere con una costante incertezza, con la paura che uno dei tumori si trasformi in una minaccia più grande.
In questo scenario, la ricerca gioca un ruolo cruciale. Esistono studi promettenti che stanno cercando di sbloccare nuovi trattamenti per fermare la crescita tumorale e migliorare la qualità della vita di chi è affetto dalla malattia. Tuttavia, come sempre accade con le malattie rare, l'accesso alla ricerca e alla sperimentazione è un percorso arduo e non sempre lineare.
L’educazione e la consapevolezza sono le armi più potenti che abbiamo per affrontare questa malattia. Conoscere la VHL, sapere cosa aspettarsi, permetterà a chi è a rischio di proteggersi e di intervenire tempestivamente. Ma anche la società nel suo complesso deve fare di più: dalla creazione di centri di eccellenza per la gestione di malattie rare alla sensibilizzazione sulla necessità di test genetici, soprattutto per chi ha una storia familiare di tumori.
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