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Giustizia & Finanza

La cassaforte degli Agnelli (Elkann): ecco cosa c'è nelle carte mai viste

I retroscena sulla Dicembre, dal patto nel salotto dell'Avvocato alle 100 lire del banchiere Enrico Cuccia

La cassaforte degli Agnelli (Elkann): ecco cosa c'è nelle carte mai viste

Il 15 dicembre 1984, nel salone al piano terra di Villa Frescot, il notaio Ettore Morone certificava la nascita di Dicembre: quote per 99 milioni di lire all’Avvocato, 10mila lire a Marella Caracciolo Agnelli - di professione “designer”, si legge nel documento -, mille lire ciascuno per Umberto Agnelli, Gianluigi Gabetti e Cesare Romiti. La società viene considerata valida fino al 2100. Viene scelta la formula della “società semplice” perché così non esistono obblighi di presentazione di bilanci pubblici. Lo scopo della Dicembre, come da statuto, è uno solo: né produzione né commercio, solo detenzione e scambio di azioni e valori mobiliare. Nello specifico di una sola società, costituita quello stesso anno: la Giovanni Agnelli srl, che poi diventerà Sapaz (società per azioni) e dopo ancora, la forma attuale, Giovanni Agnelli BV. All’epoca doveva garantire il controllo della finanziaria Ifi, che controllava la Fiat. Oggi controlla Exor (e John Elkann è amministratore delegato) e da lì Stellantis, Ferrari e il resto dell’impero.

Basata in Olanda, raccoglie tutti i discendenti del Senatore (circa un centinaio, compresi i Nasi) e ricava ogni anno 100 milioni di euro dalle controllate. La testa di tutto resta comunque la Dicembre. Di cui John Elkann possiede poco più del 60% e i fratelli Lapo e Ginevra il 20% a testa, per un capitale sociale di 100 milioni di euro.

Negli anni, da quel 1984, le quote vengono rilevate o estinte alla morte di uno dei soci, perché questo prevede lo statuto. Alla morte di Gianni Agnelli, le quote sono già state ripartite in vita dall’Avvocato, che ne deteneva l’usufrutto vitalizio. Ed è a questo punto che si inseriscono le donazioni di Marella a John, l’aumento di capitale - richiesto da Margherita, che compra quote da sua madre, salvo accorgersi che in qualche modo suo figlio John, improvvisamente, già deteneva la maggioranza societaria - e successivamente le cessioni.

Come detto, una società semplice non ha obbligo di depositare i bilanci, ma per molto tempo alla Camera di Commercio non sono state depositate neppure le variazioni societarie, o di statuto, così che nel 2021, quando i fratelli Elkann le depositano (la contesa ereditaria con la madre Margherita era già esplosa), risultavano ancora soci persone decedute, come la stessa Marella. C’è chi trova strano (o comodo) che mai in Camera di Commercio a Torino ci si sia posti il dubbio...

Ma nelle copie di documenti disponibili, allegate all’atto di costituzione, c’è un documento quasi ignorato da tutti ed è una “modifica dei patti sociali della Dicembre” dove Umberto Agnelli e Romiti cedono le loro quote, mentre altri si dicono disponibili a sottoscriverne. Tra questi ci sono Margherita ed Edoardo Agnelli (per 10mila lire ciascuno) anche se successivamente, con la famosa “lettera di Monaco” scritta prima di un delicato intervento chirurgico al cuore, Gianni Agnelli parlava di «rinuncia» - anche piuttosto polemica - da parte di Edoardo. Ed è il momento in cui compare il nome di John Elkann come destinatario delle quote.

Tra i soci pronti a subentrare compare Enrico Cuccia, il banchiere patron di Mediobanca, l’uomo che teneva in mano le finanze di Fiat, che aveva imposto Romiti accanto a De Benedetti (e poi da solo), silurando Umberto Agnelli. Lo stesso che insisteva perché Agnelli vendesse la Fiat a un altro costruttore, o che ventilava le minaccia che le banche se la prendessero, data la quantità di debiti (medesima situazione alla morte dell’Avvocato). Cuccia sarebbe entrato con una quota di ben 100 lire, ma quasi certamente con la facoltà, condivisa con altri soci, di prendere decisioni «in caso di impedimento di Giovanni Agnelli», cui competevano l’amministrazione ordinaria e straordinaria (la stessa che oggi fa capo al solo John Elkann). Il grande mistero è se tutto questo si sia concretizzato, o cosa l’abbia fatto saltare, dal momento che il patto non risulta firmato da nessuno dei presenti. Un altro dei misteri ben custoditi in cassaforte.

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