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Il retroscena

Stellantis, più auto ibride (anche) in Italia. E il governo...

Mentre a La7 Carlo Calenda urla "vergognatevi" al Gruppo e chiede le dimissioni del ministro

Stellantis, più auto ibride (anche) in Italia. E il governo...

Indietro non si torna. O quasi. Nel confronto dove sono volati gli stracci - e non solo - su La7, fra Carlo Calenda e Giuseppe Manca, capo relazioni esterne di Stellantis, ha fatto la sua comparsa un primo indizio della nuova strategia del Gruppo, quella che sarà alla base dell’accordo che arriverà dal Tavolo dell’Automotive, il 17 dicembre al Mimit: perché, di fatto, l’accordo sembra essere maturato già nei dialoghi avvenuti fra John Elkann e la presidente Giorgia Meloni.

Il governo è pronto a varare il piano da 750 milioni di euro per l’auto, ma anche inserire l’industria automobilistica fra le società energivore, che beneficiano quindi di contributi per l’energia. Si parla di “aiuti” diretti e indiretti per mezzo miliardo di euro. In cambio dei quali Stellantis rinvigorirà gli stabilimenti italiani, forse assegnando all’Italia la nuova piattaforma Small per produrre Fiat 600, Avenger e Lancia Ypsilon. Per la Fiat, in pole position dovrebbe esserci Pomigliano d’Arco. Ma già ai tempi del lancio della Ypsilon, che viene prodotta in Spagna, era stato ventilato il trasferimento entro un paio d’anni a Mirafiori.

Manca l’ha detto: «Se il mercato lo richiederà, saremo in grado di produrre delle versioni ibride. Abbiamo già dimostrato in passato di essere così flessibili da cambiare il nostro modo di agire». Cosa che in effetti già avviene: era stato Tavares a lanciare, pochi mesi fa, l’idea di versioni ibride per una trentina di modelli in uscita, a cominciare proprio da Ypsilon e Alfa Romeo Junior.

«C’è un cambiamento di tattica - ha ammesso Manca -. Il presidente, gli azionisti, il board e l’amministratore delegato hanno rilevato delle divergenze su come procedere per l’attuazione di questo piano, per cui si è arrivati a una risoluzione consensuale». Ossia la cacciata di Tavares.

«Ci sono una serie di impegni che avete disatteso in modo sistematico - gli ha risposto Calenda -. Quando nasce Stellantis, e nasce grazie al fatto che un anno prima il governo italiano da una garanzia ad Fca, John Elkann aveva più volte detto che avrebbe tutelato l’italianità del prodotto che invece non è stata tutelata in alcun modo perché i nuovi marchi italiani li avete lanciati in Serbia, in Polonia e in Marocco e credo anche in Algeria». E il milione di auto da produrre in un anno? Manca dice che Stellantis non ha mai garantito numeri. Calenda replica che «allora sul milione di veicoli Urso ha mentito, perché su questo ci sono fior di agenzie, non smentite da voi, in cui lui dice che l’accordo era questo per quest’anno. Se così non è, mi spiace dirlo, ma allora Urso si deve dimettere. E se lei vuole fare una cosa utile spieghi agli italiani chiedendo anche scusa per le “cacchiate” che avete raccontato. È finita l’era in cui la Fiat chiede conto, ci spieghi lei cosa è andato storto e chieda scusa alle persone che lavorano nell’azienda e che si sono illuse e che ora sono a casa prendendo 500 euro di tredicesima».

Fior di battaglia, dunque per un Carlo Calenda che si pone come il più duro avversario di Stellantis - avesse fatto così anche ai tempi di Embraco a Chieri, quando era ministro... -, in attesa di quel tavolo che in tanti confidano essere decisivi. Anche se, a quanto pare, i giochi sono già fatti. Bisogna solo vedere da parte di chi.

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