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Automotive & Rumors
30 Dicembre 2024 - 16:20
Tra Auburn Hills, Mirafiori e la collina torinese (casa di John Elkann, nello specifico) sono stati giorni di intensa attività, anche nel pieno delle festività natalizie. C'è un Gruppo da rilanciare, se si vogliono mantenere le promesse (ricambiate) fatte al governo fra 2 miliardi di euro da investire e produzione da aumentare, anche se di fatto soltanto nel 2026, con un'occupazione da salvaguardare. E in Stellantis si è capito una cosa: servono nuovi modelli, in grado di conquistare il pubblico. E quello che è mancato, e non poco, a Stellantis negli ultimi mesi si è scoperto di averlo già in casa.
Un'auto deve emozionare, soprattutto quando si chiedono almeno 40mila euro per l'acquisto. Non è certo sufficiente l'appello al salvataggio del mondo tramite il green deal - soprattutto adesso che il Gruppo ha svoltato in maniera netta verso l'ibrido -, e la connettività, le dotazioni tecnologiche funzionano molto bene negli spot, però l'automobilista altospendente, quello che cerca la vettura premium o le prestazioni, ha bisogno di altro.
Troppi piccoli suv e utilitarie, forse, nell'immediato futuro: con Maserati boccheggiante e Alfa Romeo in attesa della nuova Giulia, sia la Jeep Avenger, sia l'Alfa Romeo Junior per tacere della Grande Panda in arrivo sono troppo "piccole" per un mercato su cui l'intenzione del gruppo franco-italiano è un rilancio di grandi numeri. E la questione Fiat 500 Ibrida - e nuova 500 elettrica, quando arriverà - è per l'appunto un'altra questione.
In casa Stellantis, però, c'è la componente americana, quella stessa che ha portato alla grande crisi e verso cui l'ormai ex ceo Carlos Tavares non ha prestato la stessa attenzione che ha dato alla Cina: anzi, si era inimicato direttamente il potente sindacato UAW. La pax sancita dal ritorno di Richard Palmer, ex cfo e ora "special advisor" di John Elkann stesso in seno al comitato esecutivo che ha assunto le funzioni di Tavares, nonché di Tim Kuniskis in Ram e l'incoronazione a interim di Jean Philippe Imparato per Europa e Italia, riporta l'attenzione sui prodotti americani (oltre a Jeep, ovvio). E in primo piano c'è la nuova Dodge Charger Daytona.
Lanciata solo in versione BEV nel corso del 2024, la nuova Charger è fin dal nome e dalle sue linee una degna erede delle muscle car che hanno fatto la storia e l'iconografia - per intenderci: il Generale Lee di Hazard era una Charger, così come il bolide nero di Vin Diesel-Toretto in Fast&Furious - e, grazie anche al mezzo cambiamento di rotta di Stellantis, sarà dotata di motore endotermico. Quello su cui si punta molto per uno sbarco in Europa.
Uno sbarco a livello di vendite ed esportazioni, non di produzione purtroppo - anche se la piattaforma Stla Large è la stessa delle nuove Alfa Romeo Stelvio e Giulia, che saranno fabbricate a Melfi -, con ben quattro versioni. Secondo Quattroruote, potrebbe debuttare anche una inconsueta versione a quattro porte.
Classica tre volumi, così distante da suv, crossover e fastback, la Dodge Charger Daytona sembra il tipo di auto che può sfidare le potenti berline sportive di BMW e le Mercedes, ma soprattutto la grande rivale Ford che ha rilanciato - anche in versione elettrica - la Mustang, ispirandosi - che lo Steve McQueen di "Bullit" perdoni tutti loro - alle sportive del passato.
Al momento la versione BEV - con un accessorio fondamentale per riprodurre il sound di una Charger - Daytona, con batteria da 94 kw/h, ha le due varianti di potenza da 496 e 670 cavalli. Per quella con motore endotermico, il propulsore scelto è un 6 cilindri in linea Hurricane in due varianti, rispettivamente da 420 e 550 cavalli.
A fronte di un prezzo di circa 60mila dollari per la Daytona, le versioni endotermiche dovrebbero assestarsi attorno ai 40mila. Ipotizzando anche i costi di importazione, non sarebbe un azzardo un lancio in Europa a 45mila euro, ben al di sotto di una Ford Mustang, diretta concorrente almeno per i trascorsi storici... E anche delle serie M della BMW e di molti modelli Audi, sui quali ci sono le incognite della crisi del gruppo Volkswagen.
Tempi di sbarco? Al momento non ci sono indicazioni ufficiali, anche se alcune fonti spingono verso marzo 2025, in concomitanza con l'annuncio del nuovo ceo che sostituirà Carlos Tavares e dopo i risultati di bilancio 2024 - con eventuali dividendi per i soci - che saranno comunicati attorno al 24 di febbraio.
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