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Lavoro & Automotive

Stellantis, Meloni: "Soddisfatta dell'accordo" (con Elkann)

Mentre il ministro Urso se la prende con il patto con Musk: "Follia comprare i crediti CO2"

Stellantis, la pax di Elkann e Meloni: "Soddisfatta dell'accordo"

E Pax Fiat. Pace sia. La fine dello scontro fra governo e Stellantis è certificata, ora, dalla premier Giorgia Meloni in persona. Alla quale, evidentemente, devono essere piaciute le intenzioni - o addirittura le garanzie - esposte da John Elkann, forse nel corso di una telefonata fra i due. Ben più del piano per l'Italia esposto al Mimit nelle scorse settimane.

"Sono soddisfatta dell'accordo con Stellantis" ha detto la premier nel corso della consueta conferenza stampa annuale con i giornalisti parlamentari. "Cerchiamo quello che possiamo per fare per avere sempre un approccio a tutela dei lavoratori" ha aggiunto. E l'accordo riguarda il Piano per l'Italia illustrato da Jean Philippe Imparato ai ministri Urso, Giorgetti e Calderone. Mantenimento dell'attività industriale, nuovi modelli in arrivo, nessuna chiusura di stabilimenti e, come avvertenza, il fatto che la produzione industriale risalirà nel 2026.

Ma certo, quel giorno, non si era assistito a una "firma" di accordo. Certo, il ministro Urso ha più volte ribadito che ci saranno gli incentivi per il mercato dell'auto, così come verrà ripristinato il fondo per l'automotive. Ma "Stellantis ha rinunciato agli incentivi statali" era stato detto. Dunque, cosa c'era in questo accordo?

Il suggerimento di Giorgetti - secondo alcuni rumors veniva da lui - era di far ricadere Stellantis nel taglio dell'Ires per le imprese energivore. "Non abbiamo mai inteso il taglio Ires come premiale al mantenimento dei livelli occupazionali" ha però precisato la premier. La quale, nelle ore delle dimissioni clamorose di Carlos Tavares da ceo di Stellantis, era stata informata direttamente da John Elkann. Che lei stessa, in passato, aveva accusato molto poco velatamente di aver "portato via la Fiat dall'Italia". Era un'epoca di toni accesi, che certo Carlos Tavares non contribuiva a stemperare. Ora, invece, con il nuovo atteggiamento di Elkann, pare che si sia arrivati alla pace.

Quanto ai temi del lavoro, Meloni ha detto che "non si fa mai abbastanza. Il dato sulla disoccupazione, che scende ai minimi storici da quando vengono registrate le serie, è incoraggiante. Credo che Silvio Berlusconi possa essere fiero di noi. Noi andiamo avanti con la strada tracciata e cioè concentrare risorse sui salari e sulle aziende che assumono".

Sul tema Stellantis, il ministro Urso ha riferito ancora alla Camera, nel Question Time: Confermo che tutti gli investimenti produttivi previsti saranno finanziati interamente con risorse proprie dell'azienda” ha detto. Quindi "circa 2 miliardi di euro in Italia e destinerà 6 miliardi di euro agli acquisti da fornitori operanti nel nostro Paese”.

I sindacati attendono segnali tangibili: "Le dichiarazioni di Stellantis riprese oggi dal ministro devono tradursi in azioni concrete", afferma Samuele Lodi, segretario nazionale della Fiom. "Un reale cambiamento di direzione sarà misurabile solo quando si ridurrà l'impiego degli ammortizzatori sociali negli stabilimenti, quando cominceranno effettivamente ad essere assemblati nuovi modelli, quando si concretizzerà l'autonomia progettuale e di ricerca in Italia, e con la ripartenza del progetto della gigafactory di Termoli. Intanto, è certo che il 2025 sarà un anno molto difficile, forse ancor più del 2024, a causa della cassa integrazione."

A Palazzo Madama, Urso allarga il ragionamento e rilancia il non paper presentato in Europa per cambiare le nuove direttive sul Green deal, spostando le scadenze più impellenti: “Dobbiamo fare in fretta perché le ultime notizie sono drammatiche e emblematiche. Per evitare le multe miliardarie in vigore dal 1 gennaio, le case automobilistiche hanno prima ridotto in modo drastico la produzione di auto endotermiche, con la chiusura di interi stabilimenti, e ora si affrettano a comprare crediti per le emissioni di Co2 da case automobilistiche straniere, americani o cinesi. Siamo al paradosso, alla follia: la tempesta perfetta”.

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