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Automotive & Indiscrezioni
01 Febbraio 2025 - 09:30
Se quindici (brand) vi sembrano troppi, attenzione a una strategia che Stellantis sta mantenendo ancora sottotraccia, una strategia che punta al recupero di gloriosi marchi del passato - di cui detiene ancora i diritti - per andare a riempire dei "vuoti" nella gamma o per una diversificazione totale nel campo dell'elettrico. Il primo passo è stato fatto nei giorni scorsi, con un marchio amato dagli appassionati - soprattutto di rally -, per cui la produzione automobilistica è cessata quasi 40 anni fa. E, in Italia, qualcosa si muove attorno ad altri brand. Vediamo nel dettaglio.
Talbot, con la Sunbeam Lotus, vinceva il mondiale marche rally nel 1981, ma nel 1986 cessava la produzione automobilistica, con la piccola Samba, per proseguire soltanto quella dei furgoni per poco meno di una decina di anni. Partito dalla visione (e dai soldi) di un nobile inglese, Lord Charles Chetwynd-Talbot, assieme all'imprenditore francese Alfred Clement nel 1903, negli anni '70 e '80 Talbot era il marchio con cui venivano rimarchiate le autovetture Chrysler in Europa. Particolarmente nota, e diffusa, era stata la Horizon.
La curiosità è che dal 1980 la Talbot era diventata di proprietà della Peugeot, che oggi è socia in Stellantis della (ex) Fiat che si è fusa proprio con Chrysler. E adesso è Stellantis a riproporre Talbot: nei giorni scorsi, stando a quanto riferisce il sito Clubalfa, Stellantis ha registrato in Francia il marchio Talbot (pare con un logo leggermente differente), del quale evidentemente Peugeot deteneva ancora i diritti, ceduti al Gruppo.
La domanda è: cosa vuol farsene Stellantis di un sedicesimo marchio (ai quattordici di Psa e Fca bisogna aggiungere, parole di John Elkann, il cinese Leapmotor), in un momento in cui semmai bisognerebbe sfoltire i brand, per eliminare sovrapposizioni e doppioni, puntando piuttosto ad allargare la gamma in segmenti al momento poco presidiati (come ammesso dal ceo Fiat, Francois Olivier, presentando la Grande Panda che significa tornare nel segmento B)?
Secondo alcuni rumors, il Gruppo starebbe pensando di rilanciare Talbot in una chiave completamente nuova, ma fondamentale per la transizione energetica: quella dei quadricicli. Al momento il Gruppo produce la Fiat Topolino, gemella della Citroen Ami, ma in un mercato iper competitivo come quello dei quadricicli pare esserci spazio per altre offerte, anche un po' fuori dal comune. D'altra parte, nessuno storce il naso sul fatto che un brand di enorme importanza, che è stato anche in Formula 1, come Ligier produca quadricicli elettrici.
Aumentare l'offerta di questi veicoli, guidabili anche dai sedicenni, ha pure il vantaggio di far aumentare la quota di elettriche prodotte - sempre allo scopo di evitare le pesanti sanzioni legate alle emissioni di CO2. Ciò non significa che Stellantis possa aprire un altro stabilimento, in quanto sarebbe sufficiente aumentare la produzione di quello in Marocco dove nascono Ami e Topolino.
E in Italia? La scorsa estate era emersa una forte polemica quando il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, aveva ipotizzato di "espropriare" i produttori di quei marchi che non usano più per cederli ai cinesi determinati a stabilirsi produttivamente in Italia, in un poco chiaro - e con quale appeal di mercato? - tentativo di ibridizzare il Made in Italy. Nel mirino Urso aveva messo Stellantis per i marchi Innocenti e Autobianchi.
Quest'ultimo, in particolare, significa la gloriosa - anche lei nei rally - A112, disegnata da Dante Giacosa, poi sostituita dalla Y10 fino a che si è deciso di marchiarla esclusivamente Lancia. Stellantis non lo usa da allora e Carlos Tavares, da ceo di Stellantis, non aveva mai citato un piano che lo prendesse in considerazione, se non per il fatto che una delle vetture Leapmotor - ancora da portare in Europa - avesse un nome molto simile... Tavares aveva detto che non c'era alcuna intenzione di cedere un marchio, ma neppure ha svelato piani per recuperarli.
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