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Economia & Personaggi
15 Agosto 2025 - 19:50
Chi è il più ricco degli Agnelli (Elkann)? La risposta appare scontata, ma quanto è realmente ricco? La Borsa dice John Elkann, che ha il triplo di ricchezza rispetto ai fratelli Lapo e Ginevra, nonostante un'annata quanto mai difficile per Stellantis, che ha pesato anche sulle cifre dell'impero ex Fiat.
A gettare un occhio sui miliardari italiani è la tradizionale classifica di Ferragosto di MilanoFinanza. Il quotidiano economico-finanziario prende i valori delle società quotate in Borsa alla data del 1° agosto e racconta chi si è arricchito e chi ha perso di più.
Partiamo proprio dagli Elkann, che rappresentano sempre la famiglia principe del capitalismo italiano, pur essendo solo al terzo posto sul podio dei Paperoni d'Itakua. L'unico miliardario in Italia, della Famiglia, è John Elkann. Il suo patrimonio azionario è calcolato partendo dal valore di Exor (che controlla Stellantis, Ferrari, Gedi e la Juventus, tra il resto) che nell'ultima annata, proprio a causa del settore automotive, ha perso il 10%, fermando ora attorno a 9,9 miliardi di euro. Il 55% di Exor è controllata dalla Giovanni Agnelli BV, la società olandese che riunisce i discendenti del Senatore Giovanni Agnelli (tranne Margherita, la figlia dell'Avvocato), a sua volta controllata con il 39,7% dalla Dicembre dei tre fratelli Elkann. Per John (che ha il 60,1%) si arriva così a 2,3 miliardi di euro: Lapo e Ginevra hanno 755 milioni ciascuno.
La famiglia principe della Borsa italiana è così la Del Vecchio con 51,5 miliardi, di cui una trentina da Luxottica e il resto dalle partecipazioni in Generali, Avio, Monte dei Paschi di Siena, Covivio, Mediobanca e Unicredit. In realtà, il patrimonio è frammentato fra gli eredi, con Leonardo Maria Del Vecchio capofila, seguito dai fratelli, l'ex moglie di Del Vecchio Sr, tutti con circa 6 miliardi di euro a testa ma uno stato di guerra perenne (quasi come gli Agnelli-Elkann).
Del Vecchio Paperoni, dunque, perché i miliardari al Top sono fuori classifica, letteralmente. Non c'è l'uomo più ricco d'Italia, Giovanni Ferrero, con 41 miliardi e rotti, perché il colosso dolciario di Alba (e Lussemburgo) non è quotato in Borsa. Così come il patrimonio di Andrea Pignataro, patron di Ion, 30 miliardi di euro di asset; e neppure l'enigmatico Giancarlo Devasini, natali torinesi e residenza in paradisi fiscali, la cui Tether (socio poco gradito di Exor nella Juventus) non è quotata in Italia.
A Torino la palma dei miliardari, comunque, è contesa anche da Gustavo Denegri e famiglia, un impero che va dalla Diasorin alla proprietà del ristorante del Cambio, con un patrimonio di 2,1 miliardi.
Fra le famiglie più ricche, annota MilanoFinanza, inciampano i Prada-Bertelli, con il titolo della maison di moda su valutazioni inferiori di un buon 30% rispetto a un anno fa. Salgono al secondo posto i fratelli Rocca, la cui quota in Tenaris vale 10 miliardi di euro. Un impressionante +50% grazie alla scalata in Generali e MPS fa volare in classifica Francesco Gaetano Caltagirone, collocandolo con 8 miliardi appena sopra Piero Ferrari con i suoi 7,8 miliardi legati alla Rossa.
Salgono i Doris, che entrano nella top ten ferragostana, fra Banca Mediolanum e Mediobanca; exploit della famiglia padovana Stevanato, nell'ambito farmaceutico, con 4,86 miliardi. Con un paio di miliardi a testa, guadagnano posizioni (e tallonano ormai Elkann) anche i Berlusconi: non tutti i cinque eredi di Silvio Berlusconi, bensì solo Marina e Pier Silvio.
Perdono una posizione i Benetton, che hanno spostato una parte del business in Svizzera, mentre le guadagnano i re del cemento Buzzi (a 4,5 miliardi) e vola con +85% di ricchezza la famiglia Salini, grazie all'exploit di Webuild in importanti (ed enormi) cantieri all'estero, in particolare negli Emirati Arabi Uniti.
Ma in Webuild c'è anche lo Stato, tramite una quota gestita dal Mef, il ministero dell'Economia e delle Finanze, che con Poste Italiane, Italgas ma soprattutto Leonardo e Fincantieri ha registrato una crescita del 26%. Sommando gli asset di Cassa Depositi e Prestiti, sempre gestita dal Tesoro, si arriva a oltre 80 miliardi di euro. E alla fine è il ministro Giancarlo Giorgetti il vero Paperone della Borsa Italiana.
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