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Finanza & Personaggi
17 Agosto 2025 - 08:30
Torino è una città ricca? Secondo le statistiche sì, ma di chi è questa ricchezza? Chi sono i veri ricchi nella città che era degli Agnelli e adesso vede svettare i loro eredi, gli Elkann? E come - e dove - vivono questi ricchi? Vediamolo insieme.
"A Torino il soldo gira, c'è ricchezza", ci aveva confidato, qualche tempo fa, Camillo Venesio, amministratore delegato della Banca del Piemonte, la vera "Banca di Torino", dove passano i risparmi e gli investimenti della Torino Bene, compresa la famiglia Agnelli (qualche tempo fa risultava che John Elkann stesso avesse alcune carte di credito rilasciate da questo istituto). La banca, che quest'anno ha segnato un bilancio da 4,5 miliardi, è da sempre della famiglia Venesio, tramite la Confienza Partecipazioni, di sicuro tra i ricchi di Torino, ma non i più ricchi.
Se secondo le stime della Fabi, la federazione bancaria italiana, a Torino ci sono risparmi depositati o investiti per 108 miliardi di euro, il dato che colpisce è che nel 2024 a Torino risultavano 39.340 famiglie (su circa 459mila, ossia l'8%) con una ricchezza superiore al mezzo milione di euro. E - almeno - due miliardari residenti, più due "espatriati".
I miliardari "espatriati" sono l'uomo più ricco d'Italia, Giovanni Ferrero, e quello che con le criptovalute ha rapidamente scalato le classifiche, Giancarlo Devasini. Questi è originario di Casale Monferrato - dove ha frequentato anche le scuole - ma è nato a Torinonel 1964. Laureato in medicina - è chirurgo estetico ma non ha mai esercitato - a Milano, si è interessato da subito del mondo informatico finendo poi folgorato dal business della criptofinanza: Tether, big delle stablecoin, ha reso miliardari lui e il suo socio e ceo Paolo Ardoino. Devasini ha un patrimonio stimato in 22,5 miliardi di euro. A Lugano, in Svizzera, abitava in un condominio anonimo, con la sua compagna, l'artista Valentina Picozzi. Forbes lo dà anche residente in Francia, mentre la sede di Tether si sposta dalle Isole Vergini Britanniche a San Salvador. Non sono note sue proprietà particolari, né fuoriserie di lusso.
Di Giovanni Ferrero, patron della Nutella e dell'impero Ferrero, si parla spesso. Nato a Torino nel 1964, ha frequentato il liceo in Belgio, dove la famiglia vive dagli anni '70 nel timore dei sequestri, e si è laureato negli Stati Uniti. Il suo patrimonio è di 41,8 miliardi di dollari secondo Forbes. Anche lui schivo e poco incline a comparire - rarissime le sue interviste, l'ultima al Financial Times dieci anni fa -, continua a vivere con la moglie e i figli in un lussuoso sobborgo di Bruxelles, non lontano da Watermael-Boitsfort dove ha sede la finanziaria che controlla l'intero impero. A parte l'appartamento a Montecarlo da sempre di proprietà della Ferrero, quello che si sa è che predilige auto italiane: anni fa, ad Alba, chi scrive lo vide scendere da una Lancia Thesis.
Molto più facile è fare i conti in tasca e svelare abitudini e possedimenti dell'uomo - forse - più ricco di Torino, ossia John Elkann. Se il valore del patrimonio azionario della famiglia Agnelli-Elkann-Nasi raggiunge i 10 miliardi di euro, la ricchezza del solo John, nipote dell'Avvocato Gianni Agnelli, è attorno a 2,8 miliardi. Vive, con la moglie Lavinia Borromeo e i tre figli (la più piccola, Vita, è calciatrice nelle giovanili della Juve), sulla collina torinese, in una villa con campi da tennis e da calcetto, vigneto e piazzola-eliporto, in strada San Vito-Revigliasco, quasi di fronte alla storica Villa Frescot, residenza dell'Avvocato e ora messa in vendita da sua madre Margherita Agnelli. Nella villa c'è anche un caveau, dove la Guardia di Finanza mandata dalla Procura ha trovato carte compromettenti sull'Eredità Agnelli, ma di questo parleremo a parte...
Abbiamo svelato l'uso dell'elicottero, in particolare di un Agusta Westland Aw139 (costo attorno ai 12 milioni di euro) intestato a Fca Security, già in uso all'Avvocato. Ma anni fa lo si è visto arrivare, in occasione di un cda di FCA, con un altro Agusta con i marchi Ferrari.
Come presidente di Stellantis ha a disposizione i jet privati del Gruppo: in passato avevamo potuto identificare due di questi velivoli, un Bombardier Global Express da 45 milioni di dollari e un Dassault Falcon con con le sigle 9H-FCA e 9H-FCB ed è inutile cercarli sui siti di tracciamento dei voli in tempo reale: risultano schermati a richiesta del proprietario, la Albinati Aviotion che sta a Malta. Stellantis gli concede l'uso anche per spostamenti privati (il ceo Antonio Filosa, invece, solo per ragioni di servizio).
Interessante anche il parco auto di John Elkann, che in una intervista aveva detto di possedere una Fiat 500 e una Jeep Grand Wagoneer. Ma come presidente anche di Ferrari ha ovviamente in garage anche una rossa. Se poco tempo fa è stata venduta all'asta la sua Ferrari FF 2013, adesso Elkann possiede una Ferrari Purosangue rossa con cerchi dorati (come si può vedere dalla foto pubblicata dal sito Motoriedintorni.it)
Negli spostamenti di lavoro di solito usa una Maserati Grecale con autista, ma quello che potrà sorprendere è che Elkann non disdegna di spostarsi in bicicletta, come di recente in occasione della Allen & Company Annual Conference nella Sun Valley.
E gli altri Agnelli/Elkann? Lapo (che vive stabilmente in Portogallo con la moglie) e Ginevra hanno un patrimonio stimato attorno a 750 milioni di euro, mentre la persona più ricca della famiglia è Allegra Agnelli, per avere ereditato metà della fortuna (il resto ai figli Andrea e Anna) di Umberto Agnelli, 1,5 miliardi nel 2003 secondo Forbes, oltre alla tenuta alla Mandria. Andrea Agnelli, ex presidente della Juventus che oggi vive più ad Amsterdam che a Torino, erede di un quarto della fortuna di Umberto, si dedica alla finanza green tramite la sua finanziaria Lamse, con sede in piazza Cln a Torino e un fondo blindatissimo in Lussemburgo con circa 15 milioni di euro. Per lui, dividendi anche dalla Giovanni Agnelli BV (azionista di Exor) che ai discendenti di Umberto ha destinato quest'anno 5,1 milioni di euro.
Attenzione, però, perché la palma dei miliardari a Torino potrebbe essere appannaggio di un'altra famiglia, i Denegri. Secondo Forbes, il patrimonio di Gustavo Denegri e famiglia ammonterebbe a 2,8 miliardi di dollari, per quanto riguarda i proventi azionari soprattutto del colosso farmaceutico e biotech DiaSorin, erede di quella Sorin Biomedica fondata da Fiat e Montecatini nel 1968. Oggi il patron Gustavo ha 88 anni e i riflettori sono di norma per il figlio Michele, proprietario tra le altre coste del ristorante Del Cambio e degli ostelli Combo (e con qualche grana giudiziaria a Genova).
Dietro i Denegri ci sono certamente i Lavazza: il Gruppo, con la sua sede alla Nuvola nel quartiere Aurora, è retto dal presidente Giuseppe Lavazza, con Marco come vice e il capofamiglia Alberto come presidente onorario. L'anno scorso alla finanziaria di famiglia sono andati dividendi per 40 milioni di euro, mentre il patrimonio netto del Gruppo è stimato in 2,58 miliardi di euro.
Di famiglia in famiglia, dopo gli industriali e i banchieri come i Venesio, cui possiamo aggiungere i Giubergia della banca privata Ersel che gestisce asset per 20 miliardi di euro, proprietari anche dell'ospedale Koelliker, possiamo citare i Segre, oggi rappresentati da Massimo, il "banchiere dei Vip". Anche se la sua DirectaSim è una società di intermediazione mobiliare e, anzi, l'agire da banca (abusivamente) è l'accusa mossa dalla Procura di Torino. Per lui, comunque, dopo lo scandalo di due estati fa delle Corna Vip, un'annata da record con la sua quota in Directa che vale ora 54,1 milioni. Villa in collina - teatro del video incriminato e virale con Cristina Seymandi che ha dato origine a un'altra inchiesta ancora -, Audi in garage, posto fisso al Teatro Regio (non distante da Cristina, ancora) e vacanze ad Alassio, dove pare abbia prenotato una intera fila di lettini e ombrelloni per evitare che la Seymandi, che ama lo stesso hotel suo, fosse nei pressi...
E arriviamo ai Boglione. Ossia BasicNet, che significa a Torino soprattutto Robe di Kappa. Secondo MilanoFinanza, la quota di BasicNet in capo a Marco Boglione con i figli Lorenzo e Alessandro (oggi ceo del gruppo) vale 174,3 milioni di euro. Marco Boglione è nato a Torino nel 1956. Da trent'anni vive in azienda, letteralmente. L'edificio Robe di Kappa nel cuore di Aurora, fra via Foggia e corso Verona, è stato trasformato in uno spazio abitativo da suscitare il plauso dei designer, con uno stile post industriale dove si aggiunge il lato green (con tanto di orti e di galline sui tetti). L'edificio conta una decina di loft, dove oltre a Boglione con la moglie abita anche uno dei figli e, in passato, vi ha abitato lo scrittore Alessandro Baricco (che, per inciso, cedendo la sua Scuola Holden a Feltrinelli ha incassato 2,68 milioni di euro, quindi anche lui è milionario). Qui c'è una famosa pizzeria di Piero Chiambretti, che a detta della sua ex (ai tempi della causa per l'assegno di mantenimento della figlia), avrebbe "un patrimonio di 15 milioni di euro".
Il vero tesoro di Boglione, però, è un'isola privata. È l'isola di Culuccia, una volta nota come "l'isola delle mucche", davanti alla Gallura (ma in realtà è una penisola), un'area di interesse naturalistico ampia circa 3 chilometri quadrati. Boglione l'ha comprata alla morte del signor Sanna, ultimo abitante rimasto, nel 2016 e ne ha fatto una sorta di oasi naturalistica con azienda agricola annessa, un progetto per ritrovare il senso della natura e delle coltivazioni "come nel 1850". E per spostarsi qui, c'è un altro gioiellino: una Fiat Panda 4x4 degli anni '80 (la prima inimitabile serie) elettrica, realizzata solo per lui da Garage Italia (quando era ancora di Lapo Elkann).
A Torino c'è poi la "Signora dell'oro", ossia Licia Mattioli (anche se lei è nata a Napoli) della Mattioli Spa, azienda orafa da 100 milioni di euro di fatturato alla periferia della città. Non lontano da dove, più di recente, si è installato anche lo stabilimento di Cartier Italia.
Storie di successo. E altre potremmo (e di sicuro lo faremo) raccontarvi, fra imprenditoria, finanza e semplice eredità o diritto di nascita. Per Torino dove è milionaria, però, anche la crisi: sono 21 milioni, infatti, le ore di cassa integrazione disposte nel corso del 2024 in città e provincia.
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