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Finanza & Segreti
10 Agosto 2025 - 08:30
Un caveau in Svizzera o sotto i campi da tennis e da calcetto nella villa di strada San Vito a Torino? Con il cancello incastonato nell'arco di mattoni rossi e davanti la palazzina di proprietà di Fca Security? No, il tesoro degli Elkann è di fronte a un discount, in una palazzina di mattoni rossi nel cuore dell'Europa, in Liechtenstein.
Al 91 di Essanestrasse nel borgo di Eschen, non lontano dalla capitale Vaduz, proprio di fronte al discount che sventola le sue bandiere rosse con una coccinella nel logo, c'è la sede della Tremaco Treuunternehmen Reg, "Depositi a garanzia e servizi di intermediazione" se la cercate su Google. Questa è una società fiduciaria della famiglia Agnelli e ne amministra fondi e investimenti all'estero. Tutto perfettamente rispondente alle normative fiscali particolarmente favorevoli del Liechtenstein, stato talmente piccolo da avere sì una nazionale di calcio ma non un campionato locale, ricco di fascino e di uffici di investimento, intermediazioni, fondi eccetera eccetera. La sede della Liechtesteinische Landesbank, ossia la banca nazionale, è nel palazzo accanto, tanto per dire.
E qui sono arrivate, l'anno scorso, anche le indagini della Procura di Torino - che vede indagati per truffa ai danni dello Stato ed evasione fiscale John Elkann con i fratelli Lapo e Ginevra, il loro commercialista (nonché presidente della Juventus) Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs von Gruenigen, che redasse i tre testamenti di Donna Marella Caracciolo, vedova dell'Avvocato Agnelli. Qui ci sarebbe un tesoro di 700 milioni di euro che, nel frattempo ha aumentato il suo valore. Per gli investigatori è parte delle riserve offshore di Gianni Agnelli. E che la figlia Margherita Agnelli reclama.
Ma qui non c'è solo l'insegna Tremaco: negli stessi uffici erano basati due trust (fondi di investimento), il Providenza e il Providenza II, aperti a suo tempo da Donna Marella, che qui avrebbe vincolato i fondi provenienti dalla banca svizzera Pictet anni fa, ma negli aspetti pratici - a detta degli inquirenti - fin da subito gestiti dal nipote John. Così come alcune operazioni presso la Lgt Bank di Vaduz, dove la vedova dell'Avvocato aveva un conto.
Sempre qui gli investigatori italiani hanno trovato altre due società fiduciarie, la Blue Dragons Ag e la Dancing Tree Ag, citate, nell'ottobre del 2023, nelle dichiarazioni dei redditi aggiuntive riguardanti gli anni di imposta 2019, 2020 e 2021 presentate da Elkann stesso. Secondo gli investigatori si tratterebbe di "beni collocati all’estero, ragionevolmente derivanti dall’eredità di Marella Caracciolo". E poi c'è la Fidares Asset Management Trust sg, ossia il veicolo di investimenti dei fondi in Pictet.
Il particolare più interessante, come annota MilanoFinanza, è che in questi uffici lavorano Daniel Tschikof e Waltraud Bertrams, ossia gli amministratori di un altro veicolo di investimento, Nuba Investment domiciliato nel Delaware negli Stati Uniti. Per chi immagina sempre che i paradisi fiscali (Liechtenstein e Principato di Monaco a parte) siano anche paradisi tropicali, bisogna dire che alcuni stati degli USA hanno legislazioni fiscali tali per le realtà finanziarie o di investimento da diventare quasi depositi offshore, con relativo segreto bancario. Il Delaware è fra questi.
Nuba è l'elemento più misterioso, dove ancora non sono entrati gli investigatori a caccia del presunto tesoro "in nero" degli Agnelli. Partito con un valore di 25 milioni di dollari, si sa che ha raddoppiato la cifra nel 2022 e l'anno scorso ha avuto una crescita attorno al 9,6%: in otto anni, annota sempre MF, ha reso agli Elkann 35 milioni di euro.
Quanti agli altri investimenti, tutti gestiti tramite il family office di cui vi parlavamo prima o la fiduciaria Fidares, il subfund Multiasset ha reso 56 milioni; il Surgocap Offshore ha una dotazione di 7 milioni di euro, nei diversi fondi alle Cayman risultano "200 milioni di dollari"; ci sono anche 6 milioni in AP Music Royalties Fund che gestisce i diritti d'autore di diversi artisti (come Tupac, anche se non si era mai saputo che a Elkann piacesse il rap), anche questo con sede in Liechtenstein; poi gli investimenti in "famiglia" nei diversi rami di Exor. A cominciare da Exor Seeds con 50 milioni, Exor Co-invest Fund con 14,7 e l'sgr Lingotto, la holding creata e gestita personalmente da John Elkann, con sede in Inghilterra e una dotazione di 79 milioni di euro e investimenti nel ramo fintech, biomedicale e persino in azioni dei concorrenti di Stellantis, come Tesla. Abbandonati gli investimenti in miniere d'oro, o forse semplicemente monetizzati visto il valore negli ultimi mesi... (c'è poi una storia che ritorna spesso, e ogni volta da Exor smentiscono, di tonnellate di Lingotti da qualche parte in Svizzera, ma la racconteremo un'altra volta)
A questo possiamo ancora aggiungere i 23,4 milioni di euro che la Dicembre, la cassaforte dei tre Elkann, ha incassato come dividendi dalla Giovanni Agnelli BV (di cui detiene il 41%) che raggruppa tutti i discendenti del Senatore Giovanni Agnelli e ha unicamente azioni di Exor, di cui John Elkann è ceo, e che controlla Stellantis, Ferrari, Gedi, Juventus e tutto il variegato impero del nipote dell'Avvocato.
Un impero di cui la madre Margherita (rinnegando il patto successorio, redatto in Svizzera, con cui rinunciò all'eredità che credeva di conoscere del padre Gianni in cambio di 1 miliardo e 300 milioni) vuole una parte che considera legittimamente sua, accusando la non validità dei testamenti e delle donazioni di Donna Marella, per una residenza in Svizzera che anche la Procura adesso considera fittizia (o vuole dimostrare che lo sia).
A settembre, alla ripresa dell'attività giudiziaria a Torino ci saranno gli appuntamenti con la causa civile (analoga a una che vede madre e figli contro anche in Svizzera) sempre per l'Eredità Agnelli e in cui Margherita vuole far confluire le carte e gli atti del penale; quello con i magistrati che indagano per truffa ed evasione fiscale per capire se accetteranno la proposta del legal team degli Elkann, arrivando all'archiviazione delle accuse contro Lapo e Ginevra (e il notaio svizzero) mentre per John si tratterebbe di un anno di "messa alla prova" (con prestazioni a favore di servizi sociali, magari proprio nella "sua" Fondazione Agnelli o in quella Specchio dei Tempi presieduta da sua moglie Lavinia Borromeo), al termine del quale scatterebbe l'estinzione del reato. Per questo, Elkann ha cominciato a pagare, "senza nulla ammettere", 175 milioni di euro al Fisco per sanare almeno quella situazione. Certo, l'unico per cui sembra difficile salvare qualcosa è Ferrero, che dovrebbe patteggiare e, a quel punto, non potrebbe rimanere alla presidenza della Juve, trattandosi di società quotata in Borsa. Ma meglio lui che il capo di Stellantis, giurano in certi ambienti...
E così, in attesa di ulteriori atti (guai a definirli "finali" o "decisivi") di questa battaglia, il patrimonio estero degli Elkann, che sia in nero oppure no, continua a crescere. Assieme a quella potenza di fuoco da 4 miliardi di euro che Exor si ritrova con la cessione di Iveco a Tata e Iveco Defence a Leonardo, nonché la vendita di azioni Ferrari. Rendendo l'automobile, la cara vecchia Fiat inglobata in Stellantis, più una rogna che un guadagno...
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