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I DATI
25 Settembre 2025 - 18:46
«Il sistema regge ma...»
È stato un po’ questo il sottotitolo che ha guidato l’analisi dei dati del rendiconto sociale Piemonte 2024.
Il documento, presentato dal Comitato e la Direzione regionale dell’INPS del Piemonte al Circolo dei lettori a Torino, offre uno sguardo approfondito sulla situazione socioeconomica della regione. E, tra quei dati stabili, i “ma” che evidenziano una crisi, riguardano la natalità e il mondo del lavoro.
Il Piemonte registra un calo della popolazione residente, con un saldo demografico negativo di 13.655 persone. Questo dato è il risultato di un saldo naturale, cioè la differenza tra nascite e decessi, che arriva a -28.061, solo in parte assorbito dal saldo migratorio positivo di +14.406. È importante sottolineare che l’incidenza degli immigrati provenienti da altri Paesi è superiore rispetto alla media nazionale. Inoltre, il Piemonte conferma un trend positivo nella migrazione interna: sono infatti più numerosi coloro che si trasferiscono nella regione da altre parti d’Italia rispetto a chi lascia il Piemonte per altre destinazioni.
Il mercato del lavoro nel 2024 presenta un quadro complesso ma con segnali incoraggianti. Il saldo tra assunzioni e cessazioni è positivo, con 464.010 nuove assunzioni contro 441.810 cessazioni. Tuttavia, sono diminuiti rispetto all’anno precedente sia i contratti a tempo indeterminato – passando da 91.247 a 81.627 – sia quelli a tempo determinato, scesi da 131.894 a 126.582. Anche i contratti part-time registrano un lieve calo, passando da 165.205 a 162.783. Parallelamente, il tasso di occupazione cresce, passando dal 67,1% al 69%, mentre il tasso di disoccupazione diminuisce dal 6,2% al 5,4%. Cala anche la percentuale degli inattivi, da 28,4% a 27%. Si segnala però un aumento delle prestazioni di disoccupazione per cessazione del lavoro e un significativo incremento delle ore di Cassa Integrazione, a testimonianza delle difficoltà di alcune imprese. Complessivamente, i beneficiari di ammortizzatori sociali crescono sensibilmente, da 53.738 nel 2023 a 82.263 nel 2024.
La retribuzione media giornaliera dei lavoratori piemontesi si posiziona sopra la media nazionale: 112,1 euro per i maschi (contro 107,5 euro a livello nazionale) e 82,1 euro per le femmine (superiore alla media nazionale che è 79,8 euro). Nonostante questi numeri positivi dal punto di vista retributivo, perdura una disparità di genere marcata, che si manifesta soprattutto nei livelli occupazionali, nella maggiore diffusione di contratti a termine e part-time tra le donne, nonché nelle differenze retributive e nei trattamenti pensionistici.
Il sistema pensionistico piemontese vede 1.313.778 pensionati, di cui 605.702 uomini e 708.076 donne. Tra questi, 36.055 sono titolari di assegno sociale, mentre 155.288 usufruiscono di assegni di accompagnamento o pensioni di invalidità civile. Gli importi medi delle pensioni risultano superiori rispetto alla media nazionale, sia per i lavoratori dipendenti del settore privato sia per gli autonomi. Nel 2024 sono state liquidate 65.133 nuove pensioni previdenziali, un dato in aumento rispetto al 2023 ma inferiore rispetto agli anni precedenti. Le prestazioni assistenziali comprendono 127.322 indennità di accompagnamento e 49.754 prestazioni per invalidità civile. Si registra una netta riduzione delle pensioni ottenute tramite opzione donna e sistemi di quote come Quota 103, a causa delle modifiche normative recenti. Diminuiscono anche le prestazioni come l’Ape sociale e i trattamenti per i lavoratori precoci, mentre aumentano quelle relative ai lavori usuranti. Sul fronte delle prestazioni sociali, nel 2024 sono state accolte 38.298 domande di Assegno di Inclusione e 5.503 domande per sostegno alla formazione e lavoro, a fronte di 50.949 erogazioni per reddito e pensione di cittadinanza registrate nel 2022.
Si registra una netta riduzione delle pensioni anticipate ottenute tramite Opzione Donna e sistemi di quote come Quota 103, a causa delle modifiche normative recenti: dalle 3015 richieste “opzione donna” del 2022, nel 2024 se ne contano 504.
Dal Rendiconto Sociale INPS del Piemonte, diversi e significativi sono gli elementi che hanno stimolato da parte dei relatori interventi approfonditi.
Il Direttore regionale Vincenzo Ciriaco nell’illustrare i dati ha sottolineato come la situazione socioeconomica della regione sia in equilibrio nonostante la complessa contingenza economica che interessa il paese e l’Europa.
Il Presidente del CIV – Comitato di Indirizzo e Vigilanza - Roberto Ghiselli ha posto l’accento sulle criticità del mondo del lavoro, sottolineando la necessità di puntare “alla qualità del lavoro piuttosto che alla quantità”, evidenziando come le basse retribuzioni stiano diventando nel Paese un’emergenza che non può che acuire le difficoltà delle famiglie.
Il Presidente del Comitato regionale del Piemonte Raffaele Arezzi ha espresso preoccupazione rispetto all’equilibrio della spesa pensionistica in ragione della frammentarietà del lavoro soprattutto fra i giovani.
Tra i relatori la Vicepresidente della Regione Piemonte Elena Chiorino ha espresso soddisfazione rispetto all’aumento del numero degli occupati, risultato delle politiche del lavoro messe in campo dalla Regione.
La Vicesindaca del Comune di Torino, Michela Favaro, ha posto l’attenzione sulla necessità che le Istituzioni collaborino per rafforzare gli interventi a sostegno della Comunità. La prof.ssa Elsa Fornero ha evidenziato come dietro ogni bilancio ci siano persone, scelte e conseguenze da gestire, sottolineando che è necessario puntare all’equità intergenerazionale poiché quanto più equo è il sistema di redistribuzione tanto più la società si orienta alla giustizia sociale.
La prof.ssa Chiara Saraceno ha posto l’accento sulla responsabilità pubblica per garantire inclusione sociale.
Il Vicedirettore dell’Unione Industriali di Torino Massimo Richetti ha espresso preoccupazione per i dati emersi dal rendiconto sociale sul piano della tenuta economica delle imprese che stanno soffrendo la forte competizione asiatica.
Cristina Maccari, intervenuta in rappresentanza di CGIL, CISL, UIL, ha apprezzato la capacità dell’Istituto nell’esporre in modo analitico i dati anche in ottica di genere.
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