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Il caso
18 Novembre 2025 - 07:15
L’inizio dei lavori del prolungamento della metropolitana da Collegno a Cascine Vica
«Noi ne siamo usciti abbastanza bene. Abbiamo fatto gli scavi, sia a cielo aperto che sotto terra, che erano lavori preliminari. Si sarà trattato di una milionata, tra il 2022 e il 2024». Carlo Colombino, ad della Cavit spa, una delle tante aziende legate al maxi appalto aggiudicato dalla romana Ici spa — dopo una serie di ricorsi — nel 2018, relativo al prolungamento della Linea Metropolitana 1 fino a Cascine Vica, è tutto sommato sereno. Per fortuna nessuna ripercussione per i suoi 75 dipendenti e poco più di una decina di migliaia di euro di credito nei confronti della subappaltante Ici (mentre per gran parte del residuo era intervenuta Infra.To, appaltante del Comune di Torino). Ad altri è andata molto peggio.
Da circa un anno, raccontava Roberto Aldisi, direttore tecnico di Eco green srl a Torino Cronaca, sabato scorso, Ici ha smesso di pagare. E già per Eco green la cifra era un po’ più sostanziosa: «Tra i 120mila e i 140mila euro, così abbiamo smesso di prestare i nostri servizi», spiegava il rappresentante dell’azienda. «Credo che i cantieri ora siano pieni di detriti e materiali pericolosi», aveva aggiunto.
Anche Colombino, però, conferma che da qualche mese sul cantiere di corso Francia i suoi operai non si recano più: «Siamo fermi da qualche mese», conferma.
L’ad Cavit, che è anche delegato alle Attività estrattive per Confindustria Torino, parla della Italiana Costruzioni (Ici) come di un’azienda molto nota. «Li conosciamo da una vita, Ici ha anche lavorato a Porta Nuova. Questa cosa è spiacevolissima, ma non avevamo mai avuto problemi con loro». Giovedì scorso infatti era giunta notizia della richiesta di concordato preventivo al Tribunale da parte di Ici, per scongiurare la liquidazione.
Nel frattempo ieri in Consiglio comunale la richiesta di comunicazioni viene negata. La Città si trincera dietro le dichiarazioni di Infra.To, che parlano di una situazione ancora sotto controllo — sebbene la crisi fosse nota da circa un anno — e di cantieri che continuano ad essere operativi.
Stamattina il tema arriverà anche in Regione con un’interrogazione a risposta immediata della capogruppo M5s Sarah Disabato, che si unisce alla richiesta di chiarimenti urgenti avanzata anche dal sindacato Cisal Piemonte. «Vogliamo sapere quali iniziative urgenti intenda assumere la Giunta per garantire continuità dei cantieri. La crisi del principale operatore coinvolto (cioè Ici) non può tradursi in un arretramento degli obiettivi strategici della programmazione regionale, né in un danno strutturale alla filiera».
«Noi ne siamo usciti abbastanza bene. Abbiamo fatto gli scavi, sia a cielo aperto che sotto terra, che erano lavori preliminari. Si sarà trattato di una milionata, tra il 2022 e il 2024». Carlo Colombino, ad della Cavit spa, una delle tante aziende legate al maxi appalto aggiudicato dalla romana Ici spa - dopo una serie di ricorsi - nel 2018, relativo al prolungamento della Linea Metropolitana 1, fino a Cascine Vica, è tutto sommato sereno. Per fortuna nessuna ripercussione per i suoi 75 dipendenti e poco più di una decina di migliaia di euro di credito nei confronti della subappaltante Ici (mentre per gran parte del residuo era intervenuta Infra.To, appaltante del Comune di Torino). Ad altri è andata molto peggio.
Da circa un anno, raccontava Roberto Aldisi, direttore tecnico di Eco green srl a Torino Cronaca, sabato scorso, Ici ha smesso di pagare. E già per Eco green la cifra era un po’ più sostanziosa: «Tra i 120mila e i 140mila euro, così abbiamo smesso di prestare i nostri servizi», spiegava il rappresentante dell’azienda. «Credo che i cantieri ora siano pieni di detriti e materiali pericolosi», aveva aggiunto.
Anche Colombino, però, conferma che da qualche mese sul cantiere di corso Francia i suoi operai non si recano più: «Siamo fermi da qualche mese», conferma.
L’ad Cavit, che è anche delegato alle Attività estrattive per Confindustria Torino, parla della Italiana Costruzioni (Ici), come di un’azienda molto nota. «Li conosciamo da una vita, Ici ha anche lavorato a Porta Nuova. Questa cosa è spiacevolissima, ma non avevamo mai avuto problemi con loro». Giovedì scorso infatti era giunta notizia della richiesta di concordato preventivo al Tribunale da parte di Ici, per scongiurare la liquidazione.
Nel frattempo ieri in Consiglio comunale la richiesta di comunicazioni viene negata. La Città si trincera dietro le dichiarazioni di Infra.To, che parlano di una situazione ancora sotto controllo - sebbene la crisi fosse nota da circa un anno - e di cantieri che continuano ad essere operativi.
Stamattina il tema arriverà anche in Regione con un'interrogazione a risposta immediata della capogruppo M5s Sarah Disabato, che si unisce alla richiesta di chiarimenti urgenti avanzata anche dal sindacato Cisal Piemonte. «Vogliamo sapere quali iniziative urgenti intenda assumere la Giunta per garantire continuità dei cantieri. La crisi del principale operatore coinvolto (cioè Ici), non può tradursi in un arretramento degli obiettivi strategici della programmazione regionale, né in un danno strutturale alla filiera».
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