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Automotive & Finanza

Stellantis via da Comau nel 2027? Ecco cosa stanno facendo gli americani (ed Elkann)

One Equity verso il 100% dell'azienda di robotica e punta oltre l'auto. La rassicurazione di Filosa per Fiat

Comau, la regia americana spinge sulla diversificazione: opzioni incrociate e un futuro già scritto?

A volte le strategie industriali somigliano a una staffetta: ma invece del testimone a passare di mano è il pacchetto azionario, portando con esso le strategie industriali e, in certi casi, il disimpegno di una realtà storica. È ciò che sta accadendo attorno a Comau, la storica azienda italiana della robotica e dell’automazione industriale con sede a Grugliasco (Torino), finita al centro di un riassetto che intreccia finanza, tecnologia e industria. Da una parte One Equity Partners, fondo americano di private equity, dall’altra Stellantis, il gruppo automobilistico dalla fusione tra Fiat Chrysler e Peugeot, che ora sembra volerne uscire definitivamente. In mezzo, un gioco di opzioni incrociate che racconta più di molte dichiarazioni: chi guiderà definitivamente Comau? E, soprattutto, verso quali mercati?

Un passaggio di controllo con il cronometro acceso
Secondo quanto risulta, One Equity Partners ha in tasca un’opzione per salire entro tre anni al 100% di Comau, acquistando il 49,9% ancora in mano a Stellantis. Simmetricamente, a partire dal 2027, Stellantis avrà il diritto di cedere la propria quota residua a One Equity. Comau, contattata, non ha commentato l’indiscrezione. Ma la tempistica è eloquente: se l’opzione di acquisto del fondo e il diritto di vendita del costruttore automobilistico sono due diritti e non obblighi, la loro previsione lascia intendere che il disimpegno di Stellantis dall’azionariato sia più una questione di "quando" che di se.

La valutazione, la cassa e la permanenza provvisoria
Il passaggio di mano è già cominciato a fine 2024, quando One Equity Partners ha rilevato la maggioranza di Comau da Stellantis, impegnata da tempo nello scorporo dell’azienda di robotica. All’epoca Comau è stata valutata circa 300 milioni di euro, debito incluso. L’incasso per Stellantis è stato attorno ai 150 milioni, perché il gruppo ha reinvestito circa metà della somma per mantenere il 49,9%. O, per meglio dire, quel pacchetto di minoranza era parte del pagamento da parte degli americani, secondo il piano dell'allora ceo di Stellantis, Carlos Tavares. Ecco perché parlavamo di "staffetta".

Una scelta che suona come un ponte: restare nel capitale abbastanza a lungo - con la medesima governance di "casa" Agnelli/Elkann - da accompagnare la transizione proprietaria e salvaguardare la relazione industriale, ma tenersi aperta la porta d’uscita grazie alle opzioni. 

Il filo industriale che non si spezza
Al di là dell’assetto azionario, infatti, il legame tra Comau e Stellantis resta sostanziale. Comau è un fornitore rilevante del gruppo auto e ha contribuito in modo fondamentale allo sviluppo della nuova Fiat 500 Ibrida, un programma simbolico nel percorso di aggiornamento della gamma. Lo ha confermato lo stesso ceo di Stellantis, Antonio Filosa, in un recente incontro con i sindacati, rivendicando il valore della partnership con la società guidata dal presidente Alessandro Nasi e dal ceo Pietro Gorlier per le future forniture di robot. È il classico caso in cui l’equity si separa, ma la filiera resta: perché cambiare fornitore quando le competenze sono parte dell’ingranaggio?

Radici profonde e reputazione internazionale
Fondata nel 1973 come COnsorzio MAcchine Utensili, Comau è uno dei marchi italiani che hanno portato la robotica nazionale sui mercati di mezzo mondo. Non è un dettaglio che Elon Musk abbia ricordato il ruolo di Comau nel periodo più duro di Tesla, tra il 2017 e il 2019, quando la casa elettrica sfiorò più volte il fallimento. In quelle fasi critiche, l’affidabilità di chi costruisce e integra robot fa la differenza tra un ciclo produttivo che si inceppa e uno che riparte. Una reputazione costruita sul campo che oggi è risorsa e moneta: credenziali utili per allargare il perimetro oltre l’automotive. E sostenuta da un fatturato che si attesta attorno a 1,1 miliardi di euro.



La rotta di One Equity: oltre l'auto, con acquisizioni mirate
Il disegno del nuovo azionista è chiaro: diversificare attività e clienti di Comau, spostando il baricentro dall’automotive all’automazione in senso ampio. A luglio è stata annunciata l’acquisizione di Automha, azienda torinese specializzata in sistemi automatizzati per la logistica di magazzino e l’intralogistica. Un tassello coerente con la crescita di un mercato – quello dei magazzini intelligenti – che chiede soluzioni robotiche modulabili, veloci da implementare, capaci di dialogare con software e sensori.

E, secondo indiscrezioni, una seconda mossa è in vista: Comau sarebbe vicina a prendere il controllo di Invent Brasil, realtà fondata nel 2009 e attiva nella lavorazione, nello sviluppo e nella produzione di macchine e dispositivi industriali. Non una fuga in avanti, ma un’accelerazione: espandere il portafoglio, presidiare geografie complementari, attenuare la dipendenza da un solo grande cliente.

Opportunità e incognite di un cambio di regia
Per Comau, l’arrivo di One Equity Partners porta capitale, disciplina finanziaria e ambizione di crescita per linee esterne. È un mix che può favorire investimenti in R&S e l’apertura a nuovi settori ad alto margine, dalla logistica avanzata ai macchinari speciali. L’obiettivo di diversificare la base clienti oltre Stellantis e oltre l’auto è, sulla carta, un’antidoto al rischio di concentrazione.

Per Stellantis, l’operazione ha generato cassa nell’immediato e offre la possibilità di focalizzarsi sul core automotive, senza rinunciare alle competenze robotiche che continueranno ad arrivare dal partner storico. La conferma di Antonio Filosa sul valore della partnership va letta in questo quadro: separare la proprietà non significa interrompere la cooperazione.

Resta, sullo sfondo, la domanda sull’ancoraggio territoriale: Comau ha il suo baricentro a Grugliasco, in un distretto dove meccatronica e automazione sono parte dell’identità industriale, ma dove la crisi dell'automotive e delle scelte di Stellantis - a partire dalla chiusura dello stabilimento Maserati - ha colpito duro. E il cambiamento di equilibri, con l'orizzonte così ravvicinato del 2027, non può non sollevare apprensione per i circa 3.800 dipendenti del gruppo. 

Il non detto: cosa fa Stellantis?
Inoltre, in quanto ancora non viene detto, focus alla strategia di Exor, prima ancora che di Stellantis. Se il Gruppo ha scelto di monetizzare e snellire, Exor sembra voler fare cassa con i suoi asset: esemplare il caso di Iveco, con cessione del ramo Defence a Leonardo e i truck agli indiani di Tata, favorendo così una profonda capitalizzazione per Exor. Ma i timori, anche della politica, sono quelli di un (parziale) disimpegno degli Agnelli/Elkann a favore di investimenti mirati e il rilancio - annunciato - di Mirafiori.

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