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Lavoro & Crisi

Firmato il contratto dei metalmeccanici: a Torino riguarda 53mila lavoratori (ma non Stellantis)

Ecco cosa prevede il rinnovo siglato dopo 17 mesi di trattative. L'Anma: "Segnale di fiducia per le imprese"

metalmeccanici, l’accordo che vale fiducia: a torino coinvolte oltre 600 imprese e 53 mila addetti

La notizia è arrivata al termine di un percorso lungo e accidentato, come quei convogli che faticano a risalire una valle ma una volta in quota aprono panorami più chiari. Dopo 17 mesi di trattative, con settimane di stop e 40 ore di sciopero che non si vedevano da oltre vent’anni, è stato siglato il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. Un’intesa che parla all’intero Paese, ma che a Torino e provincia ha un peso specifico particolarmente rilevante: oltre 600 aziende coinvolte e più di 53mila lavoratori interessati. È qui che i numeri diventano volti e turni, fabbriche e officine, competenze e fiducia.



Un accordo che fa massa critica
Il nuovo contratto mette in campo un aumento di 205 euro lordi al mese, affiancato da 50 euro di welfare contrattuale. Un binario a due linee: la retribuzione che cresce e un pacchetto di strumenti di welfare che, se ben declinati a livello aziendale, possono incidere sulla qualità della vita delle persone. Basterà questo scatto in busta paga a recuperare il terreno eroso dalle impennate inflazionistiche? La risposta, per ora, è affidata anche alla “clausola di garanzia” richiamata dalle parti: un meccanismo di tutela che promette di assorbire shock e picchi, evitando che il potere d’acquisto venga di nuovo travolto.

Le parole dei protagonisti
La soddisfazione delle imprese torinesi è affidata alla voce di Giorgia Garola, presidente dell’AMMA e vicepresidente dell’Unione Industriali di Torino, e di Alberto Dal Poz, vicepresidente dell’Unione Industriali di Torino con delega alle relazioni industriali. Il giudizio è netto: “Questo contratto, che arriva al termine di una vertenza lunga e complessa, è un segnale di fiducia e stabilità per le imprese e i lavoratori delle aziende metalmeccaniche torinesi”. 

Dall’altra parte del tavolo, il segretario generale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano, rivendica il risultato e la fatica che lo ha generato: “È stato un contratto dal percorso difficile che ha portato a un conflitto di 40 ore di sciopero che non si effettuava da oltre 20 anni. Abbiamo ottenuto un incremento salariale mensile importante con una clausola di garanzia per le impennate inflazionistiche. Il ringraziamento va ai lavoratori che si sono sacrificati per la protesta”. Parole che ricordano quanto, in una stagione di incertezze, la leva sindacale possa ancora incidere quando si trova un equilibrio tra fermezza e responsabilità.

Cosa c'è dentro l'intesa
Non solo soldi. L’accordo firmato tra Federmeccanica e Assistal con Fim, Fiom e Uilm scandisce un’agenda ampia: formazione, inquadramento professionale, flessibilità, salute e sicurezza, appalti, relazioni industriali e, naturalmente, retribuzione. È l’ossatura di un contratto che, per definizione, deve tenere insieme esigenze differenti: competitività e qualità del lavoro, produttività e tutele, organizzazione e dignità. La sfida è trasformare le clausole in prassi quotidiane. La formazione, ad esempio, sarà davvero il ponte tra esigenze delle aziende e crescita professionale dei lavoratori? La flessibilità sarà gestita come strumento di efficienza senza scivolare nella precarietà? E sulla salute e sicurezza, si saprà passare dalle parole ai comportamenti misurabili in reparto?

Torino, dove il contratto diventa realtà
Torino e la sua provincia, storicamente legate alla metalmeccanica, sono un banco di prova naturale. Oltre 600 imprese e più di 53mila addetti (con l'esclusione di quelli di Stellantis, in quanto il Gruppo ha un proprio contratto specifico) significano una filiera complessa: grandi stabilimenti e medie imprese, fornitori e subfornitori, officine di precisione e nuove tecnologie. Qui l’accordo non resta un documento: diventa rotazione dei turni, adeguamenti di inquadramento, piani di formazione, bandi per gli appalti impostati con criteri più rigorosi. Qui un euro in più in busta paga è anche un segnale per le famiglie, per i consumi, per un tessuto sociale che vive da decenni in sintonia con l’industria. Non a caso, i firmatari parlano di “impegno e senso di responsabilità delle imprese del territorio”. 

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