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L'inchiesta
13 Settembre 2023 - 10:40
Due anni per avere i propri soldi. Come minimo, visto che la legge permette all’Inps di pagare dopo 27 mesi nonostante una sentenza dica che è contro la Costituzione. Eppure c’è chi si ritrova ad aspettare ancora di più, come il poliziotto Andrea Bramante: è andato in pensione a marzo 2021 e ancora non ha ricevuto la liquidazione del Trattamento di fine rapporto. Il cosiddetto Tfr, che per i dipendenti pubblici si chiama Tfs (la “s” sta per servizio). «E come lui ci sono decine di altri agenti, almeno il 50% di quelli andati in pensione in questi anni» fa notare Eugenio Bravo, segretario provinciale del sindacato Siulp. Non solo: «Il problema riguarda tantissimi dipendenti pubblici - aggiungono Bravo e Luca Pantanella, segretario del sindacato di polizia Fsp - E’ uno scandalo, siamo stanchi di fare da bancomat dello Stato».
Il caso dello “sbirro”
A far esplodere la polemica è un caso singolo, che poi diventa emblematico di un’emergenza: «Sono stato in polizia dal 1984 al primo marzo 2021, chiudendo la carriera come ispettore capo» si presenta il 60enne Bramante. Andato in pensione anticipata per anzianità, aspetta il Tfs da allora. Quanto dovrebbe ricevere? «Dovrebbero essere circa 70mila euro ma non so di preciso: ho chiesto il conteggio tramite un legale ma non mi hanno mai risposto, visto che la mia pratica risulta ancora in lavorazione da maggio 2021. Così non ho neanche potuto chiedere l’anticipo alla banca: avrei perso il 3% ma almeno avrei visto una parte dei miei soldi». Il 1° ottobre saranno 31 mesi di attesa: «Per questo ho deciso di espormi, per me stesso ma anche per gli altri che si trovano nella mia stessa situazione. Sono pronto a rivolgermi di nuovo a un legale per vedere se ci siano gli estremi per una denuncia per appropriazione indebita».
«E’ uno scandalo»
Purtroppo il problema non riguarda solo i tempi lunghi dell’Inps ma anche la legge: per un privato, il Tfr arriva dopo circa 45 giorni; il Tfs dei dipendenti pubblici può trascinarsi per 1 anno se il diretto interessato è andato in pensione per raggiunti limite d’età o per 27 mesi se è andato in pensione con i requisiti previsti dalla legge Fornero. Se, invece, è andato in pensione in anticipo (grazie a Quota 100, per esempio), i 24 mesi più 3 decorrono dal momento in cui si maturano i requisiti ordinari. «Il risultato é che molti pensionati aspettano quasi 3 anni e devono rivolgersi a tutti i santi del calendario per avere giustizia e ricevere i loro soldi» attacca Pantanella. «E’ uno scandalo - si sfoga ancora Bravo - Anche perché la situazione dei poliziotti è solo una delle tante: moltissimi dipendenti pubblici aspettano anni per i loro soldi».
E’ colpa dell’Inps se i poliziotti e gli altri dipendenti pubblici aspettano così i tanto i loro Tfr? Fino a un certo punto: «La colpa è di una legge ingiusta e discriminatoria, emanata nella sciagurata stagione del governo Monti e tuttora in vigore» sottolinea Luca Pantanella, segretario provinciale del sindacato Fsp. Il delegato parla di «un semplice calcolo ragionieristico che ha tagliato le assunzioni e ha modificato il pagamento del Tfs (il Tfr dei dipendenti pubblici), allungando i tempi in modo biblico e dando poi la possibilità all’Inps di ritardare ulteriormente i pagamenti». L’Istituto di previdenza sociale, infatti, ha 24 mesi di tempo con un’ulteriore proroga di altri 3 mesi. Se si aggiunge la carenza di personale degli uffici torinesi, l’attesa dei pensionati si allunga ancora: «Noi siamo in difficoltà ma è soprattutto la legge che va cambiata - riflette Vanja Cecchini, sindacalista della Cgil - Lo dice una sentenza della Corte costituzionale, perché non ci si adegua?». Con una sentenza del 23 giugno 2023, infatti, la Corte Costituzionale ha dichiarato anticostituzionale il differimento e la rateizzazione del Tfr/Tfs dei dipendenti pubblici in quanto «contrasta con il principio della giusta retribuzione, contenuto nell'art. 36 della Costituzione». Per questo Pantanella si rivolge alla premier Meloni: «Intervenga e abolisca questa legge».
L’Inps si difende
Un anno fa esatto, su queste pagine, raccontavamo la protesta dei dipendenti Inps davanti alla sede di via Millio, in Borgo San Paolo. Manifestavano contro la carenza di personale negli uffici torinesi dell’Istituto, che provocavano tempi lunghi per il versamento di pensioni e Tfr.
La situazione è migliorata? «Ad aprile sono arrivate 200 persone in Piemonte ma non bastano - allarga le braccia Vanja Cecchini, delegata Inps per la Cgil - E comunque il personale destinato alla nostra regione, in proporzione, è inferiore rispetto ad altre. Infatti il problema dei tempi d’attesa rimane, considerando che l’anticipo da parte delle banche comporta un lavoro doppio per noi».
Nel caso specifico di Bramante, l’Inps risponde con i fatti: è bastata la chiamata del cronista per ottenere una risposta dopo 31 mesi di silenzio, visto che già nella giornata di ieri l’ex poliziotto ha ricevuto una e-mail e una telefonata che annunciavano il versamento della prima tranche del Tfs. «Nel giro di due settimane riceverà 45mila euro».
Quanto al problema generale, Inps comunica che «nella lavorazione delle domande di Tfs e Tfr si registrano difficoltà, non molto diverse da quelle che si registrano sull’intero territorio nazionale, nella liquidazione delle prestazioni dovute a rapporti complessi con le pubbliche amministrazioni datrici di lavoro. Solo di recente è stato istituito un canale esclusivo di trasmissione telematica delle domande, che consentirà di ridurre i temi e superare le criticità».
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