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L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA
31 Luglio 2023 - 14:54
Da 18 anni ha il polso del commercio torinese e ha assistito alla trasformazione di Torino dal periodo delle Olimpiadi del 2006 fino a oggi. Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Torino e Confcommercio Piemonte, classe 1951, chivassese ma torinese d’adozione, è nata e cresciuta a contatto con il commercio lavorando nell’attività di grossista di caramelle del padre e nel negozio di bomboniere della madre, per poi diventare la rappresentante delle piccole imprese di Torino e provincia.
Maria Luisa Coppa, come stanno le imprese torinesi?
«Torino è una città divisa, il comparto turistico sta molto bene, con ristoranti e hotel pieni, mentre i negozi stanno soffrendo, tra desertificazione commerciale causata dagli affitti troppo cari e la concorrenza sleale con multinazionali e l’online».
Lei è la presidente di Ascom Torino dal 2005, com’è cambiato il mondo del commercio e del turismo in città in questi anni?
«C’è stata un’inversione di tendenza. Dal 2006, l’anno delle Olimpiadi, è esploso il turismo ma Torino aveva ancora una forte vocazione commerciale. Poi con la crisi del 2008 la situazione è peggiorata, hanno chiuso varie attività storiche, penso ai negozi di abbigliamento come Olympic e De Candia, o alle gioiellerie come Fasano, Capello e Piovano. Via Roma e via Lagrange sono finite in mano ai grandi gruppi finanziari e così le multinazionali hanno preso il posto delle famiglie torinesi. In questo modo si è persa la varietà. E’ un trend che continua ancora adesso, penso ad esempio all’operazione commerciale del Fondo Blackstone in Galleria Subalpina con l’innalzamento degli affitti che rischia di spazzare via le attività storiche snaturando così il salotto di Torino».
Cosa si potrebbe fare per migliorare la situazione?
«Bisognerebbe eliminare la burocrazia e agevolare i commercianti a livello fiscale. Per contro bisognerebbe far pagare le tasse ai colossi del web».
Come stanno andando i saldi?
«Quest’anno purtroppo sono partiti in sordina tra maltempo e l’inflazione. Anche in questo caso paghiamo la concorrenza sleale del commercio online. Loro iniziano quando vogliono, tra Black Friday e promozioni. Lo stesso vale per le multinazionali. Mentre i negozianti attendono la data precisa».
In questi anni come sono stati i rapporti tra l’Ascom e il Comune di Torino?
«Ricordo con piacere la coesione degli anni dell’amministrazione Chiamparino prima e Fassino poi, c’era voglia di trovarsi e di arrivare a un punto condiviso per rendere grande questa città. Fassino era molto serio e aveva una grande visione del commercio e del turismo. Si lavorava davvero a fianco degli assessori e del gruppo dirigente delle Olimpiadi».
Le manca il periodo delle Olimpiadi?
«Sì, c’era un commercio florido, dava il volto di una città ricca, con imprenditori che investivano nelle loro attività, c’erano risorse che si riversavano nella città e c’era l’orgoglio di essere commercianti e di rifornire una clientela esigente come quella torinese».
Con l’Appendino vi siete schierati contro la Ztl allargata che sta proponendo, in altra forma, anche questa amministrazione. Senza contare l’aumento delle tariffe di sosta...
«Sì, i 5 Stelle non hanno capito l’importanza degli enti intermedi come il nostro e non c’era la voglia di fare le cose insieme. Sulla Ztl non mi esprimo mentre l’aumento delle tariffe preoccupa molto i commercianti».
Quali sono queste preoccupazioni?
«Si teme un aggravarsi della desertificazione commerciale, soprattutto in centro città. La gente potrebbe decidere di non venire più a fare acquisti nei negozi del centro città che sono già in forte difficoltà. Penso ad esempio al trasferimento del palazzo della Regione in cui gravitavano 2.500 persone in piazza Castello, potenziali clienti che non ci sono più».
Che consiglio darebbe al sindaco Lo Russo?
«Gli direi di comunicare di più e concentrarsi sulla valorizzazione di Torino. Qui abbiamo delle eccellenze uniche in Italia e nel mondo, quest’anno festeggiamo i 200 anni del Museo Egizio, abbiamo le Atp Finals, c’è una pasticceria che ci invidiano tutti, ci sono i ristoranti stellati tra i migliori d’Italia. Potrebbe esserci un grande fermento invece è sempre tutto un po’ sotto tono».
Il governatore Cirio è più incisivo?
«Sì lui è un grande comunicatore, sa sempre dire le cose giuste, sa raccontare il commercio ai commercianti come se lo fosse lui stesso. Inoltre i Duc (distretti commerciali) ideati dalla Regione sono molto utili».
Oggi le attività commerciali e ristoranti faticano a trovare il personale, consiglierebbe a un giovane di fare il cameriere, il barista o il commesso?
«Senza dubbio, sono lavori che possono dare grandi soddisfazioni ma necessitano di professionalità. Oggi molti improvvisano e non ottengono risultati. Noi come Ascom abbiamo un Its sul turismo che forma ogni anno 200 persone e l’80% trova subito lavoro».
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