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L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA

«Rilanciamo Torino e Mirafiori con la forza delle nostre imprese»

Parla Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte

«Costruttori cinesi e intelligenza artificiale per rilanciare l'industria a Torino»

Marco Gay, 47 anni, torinese, imprenditore e presidente di Confindustria Piemonte, guarda all’anno appena iniziato con cauto ottimismo anche perché «occupazione e commesse al momento restano in campo positivo», dice con un sorriso e uno sguardo speranzoso per il presente e per il futuro di Torino e il Piemonte. Una città e una regione che cercano da tempo di rialzare la testa ma che devono fare i conti con vari ostacoli, come l’industria dell’auto che vacilla, le numerose crisi industriali e le tensioni internazionali, in primis quella del Mar Rosso. Le incognite prevedibili e imprevedibili sono tante, basta guardare alle moltissime scadenze elettorali in Italia, Europa e Stati Uniti. Ma i nostri imprenditori non cercano scuse e continuano a cercare di conquistare nuovi mercati e clienti, ad investire in innovazione e ricerca nonostante le difficoltà oggettive.

Presidente, partiamo subito da un tema scottante per Torino, l’automotive. Secondo lei con gli incentivi a Stellantis appena annunciati, la produzione a Mirafiori può ripartire?
«Il milione di veicoli da produrre in Italia di cui tanto si parla, è un obiettivo per cui i 40mila addetti diretti di Stellantis lavorano ogni giorno negli stabilimenti del gruppo. E per raggiungerlo non si può prescindere da Mirafiori, Rivalta e Verrone e dall’indotto. La situazione in questo momento è sicuramente complessa e non bisogna smettere di cercare soluzioni che vedano protagoniste le nostre aziende e le competenze di cui il nostro territorio è ricco, dalla progettazione, all'ingegneria ed alla produzione. La mobilità del futuro può trovare nel nostro territorio uno straordinario alleato. È una questione fondamentale per la politica industriale del nostro territorio e del nostro Paese».

Quali sono i punti forti dell’industria torinese oggi?
«La credibilità e la competenza costruite in decenni dai nostri imprenditori è più solida che mai. Partiamo da qui, ed è moltissimo. In occasione dei festeggiamenti per i 50 anni di Confindustria Piemonte, indicai tre priorità: ingegno, coraggio e futuro. La prima riguarda la capacità delle nostre imprese di costruire intere filiere nuove, oggi penso all’Intelligenza artificiale, al settore del digitale di cui mi occupo professionalmente con Digital Magics e come presidente di Anitec-Assinform. Proprio ieri Intesa Sanpaolo ha confermato questa nostra capacità di progredire, registrando per i primi nove mesi del 2023 un export di 9,5 miliardi di euro per le nostre filiere, con i distretti piemontesi che si confermano campioni di crescita rispetto alla media italiana. E tutto questo che fa del Piemonte la quarta regione esportatrice d’Italia. E se guardo al futuro del Piemonte, vedo molte possibilità che nessuno di noi ha finora perseguito, che invece sono ricche di opportunità. Lo dico anche i giovani che si trovano a dover scegliere i loro percorsi di studi, abbiate coraggio».

Come imprenditore è preoccupato per la crisi del Mar Rosso?
«Il costo per il nolo di un container da Shanghai a Genova è passato in poche settimane da 1.500 a 6.000 dollari. Le navi sono costrette ad allungare i loro percorsi circumnavigando l’Africa. Viaggi più lunghi vuol dire meno container a terra e costi dell’assicurazione più alti. Senza contare che poi, quando la situazione si sbloccherà rischiamo l’ingorgo, e magari qualcuno sceglierà rotte diverse dal Mediterraneo. Sono preoccupato mi chiede? Certo che sì, i piazzali dei centri logistici del retroporto di Genova sono vuoti. Tutto questo non potrà che condizionare prezzi, forniture e costi. Il Governo si sta impegnando su questo fronte direttamente, l’auspicio è che tutto si risolva in tempi rapidi».

Com'è cambiata la città negli ultimi anni? Se deve fare un bilancio è meglio o peggio rispetto alle Olimpiadi Invernali?
«Chi è nato durante quei Giochi olimpici, a giugno voterà alle regionali e alle europee. Un bilancio è complesso da fare, ma credo che sia comunque positivo. Forse non abbiamo raccolto tutto il potenziale di quell’evento, o per meglio dire, l’abbiamo capito troppo tardi quando era già evaporato. Però, non ci siamo snaturati, la città ha saputo mantenere una profondità anche culturale, molto alta. Sono rimasti intatti i valori di solidarietà che hanno sempre fatto parte della nostra storia. Così come i principi di laicità e di rispetto delle istituzioni, non è poco».

Lei era presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria Piemonte, oggi i giovani dicono che l’automotive non è più un settore allettante. Come mai?
«Leggendo le dichiarazioni, i giovani mi sembra dicano di pensare alla mobilità del futuro, perché in generale è il settore che sta maggiormente evolvendo. E su questi temi, mi creda, i giovani sono molto coinvolti. Sono infatti moltissime le start up che investono sulla mobilità del futuro che valutiamo in Digital Magics. E’ un tema che influenzerà il mondo ancora per decenni, e qui a Torino grazie anche a Università e Politecnico, abbiamo eccellenze globali che studiano, soluzioni di mobilità, le batterie del futuro, software sulla gestione del traffico e reti internet capaci di gestire la massa di dati che deriverà dai veicoli a guida autonoma. Resto quindi ottimista».

Dalle statistiche in Piemonte ci sono pochi giovani imprenditori e sono pochissime le donne alla guida di start up. Come mai?
«Non avverto una crisi vocazionale, anzi. Con il nostro gruppo regionale dei Giovani di Confindustria Piemonte abbiamo realizzato un’analisi approfondita di cosa serva all’imprenditoria del futuro. E’ un documento pubblico, come lo è il nostro piano industriale che abbiamo condiviso con la Regione e alla cui stesura hanno preso parte tutte le associazioni territoriali di Confindustria in Piemonte, compresi i giovani. Se c’è questa volontà di programmare, migliorare e investire, è proprio perché le nostre imprese hanno saputo reagire a quattro anni complessi, e se non ci fossero state le nuove generazioni ad affiancare quelle passate, non ne saremmo usciti, glielo assicuro».

Lei lavora in una società digitale e innovativa. Cosa pensa dell'intelligenza artificiale e del centro annunciato dal ministro del Made in Italy?
«Nel 2023, con la diffusione di soluzioni di intelligenza artificiale generativa e di ChatGpt, l’intelligenza artificiale ha catturato l’attenzione ed è stata finalmente percepita come una tecnologia rivoluzionaria. Torino si è guadagnata sul campo l’assegnazione di questo centro nazionale, chiediamo alla politica le risposte che ancora mancano, speriamo di non dover aspettare ancora molto».

Le aziende sono strutturate per affrontare il cambiamento imposto dall’Intelligenza artificiale?
«Lo stanno già gestendo, ogni anno raddoppiano gli investimenti. Il centro nazionale non potrà che accelerare questa transizione».

Come immagina Torino tra 15 anni?
«Da torinese, che vive qui e qui ha la sua famiglia e i suoi interessi, è una domanda che mi pongo spesso. E una risposta certa non ce l’ho, e questo è un bene perché teniamo aperte tutte le porte. Penso però che se lavoriamo insieme, imprese, istituzioni e cittadini per un futuro sostenibile e concreto, potremo avere un avvenire capace di guardare al futuro».

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