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IL CASO
29 Febbraio 2024 - 07:00
Con la transizione elettrica in atto le storiche aziende della filiera dell’auto rischiano di scomparire una dopo l’altra perché non riescono a stare al passo con le nuove tecnologie. E ora Stellantis, delocalizzando la produzione, rischia di fare a meno anche della Marelli, già ceduta alla giapponese Ck Holding nel 2018. La fabbrica di marmitte Marelli Gts, in via Carlo Emanuele II a Venaria, chiuderà infatti i battenti per sempre questa primavera perché la produzione è stata spostata negli stabilimenti di Caivano (Napoli) e in Polonia. All’interno dello stabilimento i 68 operai rimasti verranno assorbiti dall’altro polo produttivo di Venaria, la Marelli Lighting, in via Cavallo, in cui si realizzano i fanali, e in cui rischiano il posto di lavoro ben 320 lavoratori, assunti con contratto di somministrazione in scadenza in questi giorni.
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Proprio questi dipendenti, i più giovani, potrebbero quindi restare a spasso. Probabilmente non tutti, ma è evidente che Marelli sta patendo la “dipendenza” di Stellantis, che fornisce quasi la totalità delle commesse al gruppo. Lo confermano anche i sindacati Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm, Fismic e AqcgR che ieri pomeriggio si sono riuniti per discutere dei temi produttivi e lavorativi dell’azienda.
La porta chiusa dello stabilimento Marelli di Venaria
«Il 2024 evidenzia una riduzione dei volumi produttivi tra il 13% e il 15% dovuto prevalentemente al calo della 500 bev prodotta a Mirafiori. E’ evidente che il complesso quadro del settore automotive sul territorio sta impattando negativamente anche sulle produzioni Marelli» sottolineano i sindacati: «Siamo molto preoccupati per lo spostamento e la localizzazione in Polonia del Ducato My 2021 e di una quota del My 2014 che vengono prodotti a Venaria. La direzione - aggiungono - ci ha spiegato che si tratta di una richiesta del cliente Stellantis».
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«Il 90% della produzione di Marelli è legato a Stellantis e nel 2026 i vecchi Ducato verranno sostituiti da un nuovo modello ma non è chiaro se verrà prodotto anche questo in Polonia» evidenzia Cinzia Pepe, segretaria provinciale Uilm: «Stiamo discutendo, e lo faremo anche in assemblea nazionale il 7 marzo, affinché la produzione resti qui, così come i 320 lavoratori somministrati a rischio: ci auguriamo vivamente che vengano tutti confermati perché sono indispensabili per l’azienda».
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La storia della Magneti Marelli
E’ il 1891 quando il meccanico Ercole Marelli fondò a Milano l’omonima azienda specializzata nella produzione di motori e apparecchi elettrici e in pochi anni avvia le prime sperimentazioni italiane nel campo dei magneti d’accensione per motori a scoppio. La sua società, ribattezzata Magneti Marelli, si fonde in parti uguali con Fiat nel 1919 e da allora sforna le prime batterie per le auto, valvole radio elettriche e tubi catodici, collaborando anche con Enrico Fermi.
L’anno successivo realizza il primo primo sistema sperimentale per trasmissioni televisive. Negli anni Quaranta viene quotata in borsa e diventa gradualmente una multinazionale. Dagli anni ‘70 ai 90’ fornice anche la componentistica della Formula 1 e della Moto Gp ed è sponsor tecnico di Ferrari, Renault e Red Bull. Nel 1994 si fonde con Gilardini, azienda torinese produttrice di componenti industriali e continua a far parte della Fiat (Fca) fino al 2019, quando viene rilevata dalla giapponese CK Holdings, società controllata dal fondo statunitense Kohlberg Kravis Roberts, e diventa Marelli Holdings.
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