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Il caso
03 Ottobre 2023 - 23:00
Il 35enne Marco Gilioli
Il killer di Giaveno ha parlato. Ed è la prima volta da sabato mattina, quando è stato arrestato con l’accusa di aver ucciso a sediate il vicino di casa Emilio Mazzoleni: «Ho sentito delle voci che mi dicevano di uccidere» è il succo di quanto ha detto Marco Gilioli durante l’udienza di convalida del fermo, poche ore fa. Una sostanziale confessione dell’omicidio e di come lo ha commesso, sconvolgendo la tranquillità di borgata Roccette, un pugno di case dentro la frazione Maddalena di Giaveno.
E' lì che il 35enne Gilioli ha preso una sedia di legno e l’ha usata per uccidere il suo vicino di casa, il 71enne Mazzoleni. Poi ha sgozzato Pluto, l’amato cagnolino della vittima. E tutto intorno alla casa ha piazzato copie di “Relatività perfetta”, suo delirante saggio di 55 pagine.
Sin dall’inizio il movente dell’accaduto é stato attribuito alla schizofrenia di Gilioli, per cui era in cura da tempo al Centro di salute mentale di Giaveno: «Faceva paura a tutti, avevamo detto a Emilio di fare attenzione e di avvisare le istituzioni. Il problema è che quel ragazzo aveva smesso di curarsi e di prendere le sua medicine. Lo si vedeva dalle frasi dai comportamenti che aveva: aveva smesso di dare del “tu” ed era tornato al “lei”, per esempio. Si metteva in mutande e tagliava gli alberi, che poi faceva a pezzi e impilava in modo maniacale nella legnaia accanto all’appartamento. Tagliava anche le piante di Emilio, che gli aveva semplicemente detto di non farlo più». Non solo, pochi giorni prima del massacro aveva detto allo stesso Mazzoleni e ad altri vicini: «Ho il diavolo in me, mi sto curando da solo per diventare quello che sono davvero».
L’ipotesi dell’interruzione delle cure trova riscontro ora nelle parole dell’avvocato Giorgio Papotti, il legale che assiste Gilioli e che gli aveva consigliato di avvalersi della facoltà di non rispondere: «Il mio assistito ha voluto parlare davanti al giudice anche per togliersi un peso, ora che si sente meglio grazie ai farmaci che sta prendendo in carcere. Ma le sue parole sono sempre dei deliri, resta comunque una persona con una grave malattia: questa è una storia triste per tutti. Le famiglie distrutte sono due».
Quindi prenderebbe ancora più piede l’ipotesi che l’omicidio sia stato mosso dai problemi psichiatrici del 35enne, per cui oggi sono stati confermati il fermo e la detenzione in carcere. Anche se i vicini di casa ipotizzano che Gilioli serbasse del rancore per Mazzoleni: «Non ci sono mai stati litigi fra i due, a differenza di come si è detto inizialmente - premettono gli abitanti di frazione Maddalena che, da sabato mattina, piangono quello che definivano “il sindaco della borgata” - Emilio era una persona buona, solare e sempre allegra. Però aveva chiamato i carabinieri quella volta in cui Marco aveva preso a pugni e minacciato suo padre: “Se torni, ti ammazzo” gli aveva detto. Probabilmente non ha mai perdonato quella “intromissione” e covava rancore da allora. È una tragedia annunciata, diventata un omicidio premeditato».
Dovrà stabilirlo l’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Manuela Pedrotta (e il successivo processo): oggi è anche stato affidato l’incarico a un medico legale per svolgere l’autopsia sul corpo di Mazzoleni. Poi si potrà dare il via libera al funerale.
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