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IL COLLEZIONISTA FOLLE
29 Dicembre 2024 - 08:21
L'Ultima Cena di Leonardo da Vinci
PROLOGO
Ci sono persone che inseguono il destino, altre che lo ignorano. Poi c’è il nostro Collezionista Folle, che sembra averci cenato insieme, forse con una bottiglia di vino d’annata e una zingara a fare da maître. Sì, perché tutto comincia con una profezia sussurrata tra mani pulite e unghie nere, un destino che sapeva di tesori e misteri, ma con un piccolo, fastidioso post-it temporale: “troppo tardi.” E che dire delle circostanze? Una professoressa d’arte, due cani da guardia e un amante sequestrato in casa. Qualcuno avrebbe fatto causa, lui invece ha imparato l’arte - letteralmente. Tra un libro sugli Impressionisti e una pentola di spaghetti sul fuoco, il nostro eroe ha trovato la sua via verso il Graal. Perché sì, nel mondo del Collezionista, tra un bacio e una lezione di storia medievale, si può scoprire il segreto della vita… o almeno del Rinascimento. Ma se pensate che tutto questo sia casuale, fermatevi. I mercatini d’antiquariato, gli sguardi magnetici di Gustavo Rol e i capolavori d’arte che gli saltavano in braccio come vecchi amici: nulla è stato davvero lasciato al caso. E ora? Ora si parla di premi leggendari: ossa, dipinti, reliquie. Insomma, il Collezionista ha completato il puzzle della sua vita, ma forse, proprio come la zingara aveva predetto, è arrivato all’ultima casella un attimo troppo tardi. O forse no?
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IL CENONE DEL PRIMO ANNO
La zingara gli prese la mano delicata e pulita come quella di un ragazzo senza esperienze di vita. Le mani della zingara erano invece sporche, con le unghie nere come i suoi occhi. “Ragazzo, tu riuscirai nel tuo progetto, sarai premiato con un tesoro favoloso. Ma… ma… ma… sarà troppo tardi!”.
Le sue ultime parole risuonarono sessant’anni dopo nella mente dell’uomo. La zingara non aveva mentito. La vita del ragazzo, fattosi uomo, ebbe trascorsi alterni, avventurosi, fatta di incontri inattesi, di viaggi in paesi lontani, di affari strampalati e di altri più seri, di amori e delusioni, di risate e di pianti.
Tuttavia il suo destino sembrava segnato con una meta invisibile per cui non rimaneva che affidarsi agli eventi. La sua passione per l’arte fu casuale come d’altronde fu casuale tutta la sua vita. Lei, una professoressa d’arte, amava far l’amore prima e dopo le lezioni a scuola. E siccome aveva due grossi cani, non ebbe una idea migliore che quella di lasciare i cani in giardino e chiudere l’amante in casa durante la sua assenza. E lui, temendo l’aggressività dei cani, passava tutta la mattina sequestrato nella casa di Lei, a leggere i suoi libri d’arte: imparava l’arte e la metteva da parte al suo ritorno, raccontandole la vita dell’artista appena letta, andando a letto mentre la pentola sul fuoco scaldava l’acqua per gli spaghetti. Un bel giorno trovò un libro su Lancillotto e la storia del Graal. Fu una illuminazione. Nel frattempo aveva cambiato amante. La “new entry” era una professoressa di storia mediovale, ed aveva abitudini sessuali del tutto diverse: un premio dopo ogni tenzone, capitolo dopo capitolo. La cerca del Graal non poteva essere meno appagante, benché lunga e faticosa. Giunse il tempo di lasciarsi andare e di consentire a tutte le nozioni apprese, di riorganizzarsi nella sua mente.
La rielaborazione inconscia, se non indotta da sogni e premonizioni, gli provò quanto fosse la forza del pensiero a creare l’evento incombente che gli fu promesso da un amico che mai conobbe, se non per avere incrociato il suo sguardo magnetico. Conosceva il suo nome: era il Dr. Gustavo Rol. Non ebbe mai l’occasione di parlargli sebbene ne sentisse la presenza ogni qual volta gli accadde di ritrovare dei quadri nei mercatini antiquari. Non uno, non dieci ma un centinaio, quanti furono i libri letti in costrizione. E’ come se la conoscenza delle vite dei singoli grandi artisti e dei cavalieri Templari, fosse stata la precondizione necessaria per portare a termine la cerca del Graal. Come egli riuscì a trovare il Graal al Museo Ermitage, è una storia affascinante ma tortuosa, segnata da accadimenti improbabili in una lunga sequenza.
“Gli avvenimenti sequenziali che portano ad una soluzione imprevedibile, sono altamente improbabili - disse il docente di statistica - ma possono accadere come singolarità. Per questo motivo gli assicuratori riassicurano a loro volta il rischio. Lo chiamano l’area del disastro e sai il perché?”. Il professore alzò gli occhi levandosi gli occhiali e continuò: “perché non credono in Dio. Altrimenti la chiamerebbero l’area del miracolo!”.
Trascorse oltre mezzo secolo, il Graal venne ritrovato, e l’uomo predestinato al suo ritrovamento venne premiato non con lo scopo di celebrarne il successo dell’impresa, ma per metterlo alla prova per esserne certi che i ritrovamenti fossero stati condotti con la intercessioni delle volontà di spiriti intelligenti: perché secondo una credenza i morti sopravvivono alla loro morte e possono influire sugli accadimenti nel mondo fenomenico in cui viviamo. Il ritrovamento di un centinaio di capolavori d’arte ne costituirebbe la prova evidente. Al coronamento della conclusione di questa verifica, venne concordato un incredibile super premio costituito da tre oggetti impensabili:
1) la consegna della teca contenente le ossa del cranio di Leonardi Da Vinci.
2) la consegna di un dipinto su tela attribuibile a Leonardo Da Vinci: “Ritratto a Isabella d’Este” coraggiosa aderente al gruppo eretico dei filosofi Presocratici.
3) consegna di un bozzetto antico dell’“Ultima Cena, attribuibile a Leonardo Da Vinci.
Un trittico di super premio da condividere con i pochi amici cari, nel cenone del primo anno affinché non sia già troppo tardi. Come predisse la zingara.
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