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Maturità 2025
17 Giugno 2025 - 18:23
C'è qualcosa di sacro nella notte prima degli esami. Non importa quanti anni passano, quanto cambiano i programmi o i commissari esterni: la notte del 17 giugno resta un rito collettivo che ci somiglia, che ci racconta. È quella sera che non dimentichi più.
Nel 2025 sono oltre 500.000 gli studenti italiani pronti a misurarsi con la prima prova della Maturità, il famigerato tema. Che poi, a dirla tutta, è molto più di un esercizio di scrittura: è un test di resistenza emotiva. E l’ansia? Lei arriva puntuale, sempre.
Secondo l’esperto britannico David Putwain – l’ansia da maturità non è solo paura di fallire, ma anche una minaccia all’autostima. Gli studenti più autocritici, o quelli provenienti da contesti svantaggiati, sono i più esposti al rischio di non rendere come potrebbero.
No, lo stress non è un carburante positivo. Il mito del “po’ di ansia che fa bene” viene smentito dai dati: circa il 16% degli studenti britannici tra i 15 e i 18 anni sperimenta livelli di ansia da esame talmente alti da compromettere la performance. E sì, spesso anche la salute mentale.
Il risultato? Mente vuota in aula, risposte che riaffiorano solo all’uscita, una corsa all’ultimo bigliettino (il 19% degli studenti italiani dichiara di voler copiare, secondo Skuola.net), e una narrazione tossica che trasforma una prova in un incubo.
Come si spegne l’ansia? (Spoiler: non si spegne)
La verità è che l’ansia non si spegne. Si riconosce, si gestisce, si abbraccia. E magari si normalizza. È questa la chiave del metodo STEPS, ideato dallo stesso Putwain: dare strumenti a studenti e insegnanti per disinnescare i pensieri negativi e rendere più umano l’esame.
Perché se è vero che la vita ci mette costantemente alla prova, nessuna prova dovrebbe trasformarsi in una trappola. I ragazzi hanno il diritto di sapere che non saranno definiti da un voto, ma dal modo in cui affrontano le sfide.
Una canzone, un manifesto generazionale
E poi c’è lei, Notte prima degli esami. Quella che Antonello Venditti ha scritto nel 1984, ma che continua a vibrare ogni giugno. Perché ogni strofa è un pezzo di scuola, di famiglia, di politica, di amore.
Venditti raccontava la sua maturità al liceo Giulio Cesare di Roma. E oggi, quarant’anni dopo, le sue parole sono ancora lì, a fare da colonna sonora alle notti insonni dei maturandi di oggi. Perché nonostante tutto, “le notti di lacrime e preghiere” sono sempre le stesse.
La maturità cambia, i ragazzi no. Sono ancora quelli delle pizze fredde e dei calzoni, degli amori infiniti che durano un’estate, delle playlist condivise su Spotify, dei messaggi vocali all’una di notte: “non so niente”, “non dormirò mai”, “se va male vengo a vendere granite con te”.
La notte prima degli esami è un passaggio. Non solo scolastico, ma esistenziale. È il confine tra ciò che eravamo e ciò che iniziamo a diventare. È fatta di paure e speranze, di futuro e malinconia.
E alla fine, anche se il tema non esce, anche se la seconda prova è tosta, anche se non tutto andrà come sperato, una cosa resterà certa: la notte prima degli esami è uno di quei momenti in cui, senza saperlo, si cresce. E non si torna più indietro.
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