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L'inchiesta

Omicidi, bande rivali e sequestri da record: Torino rischia la guerra fra i pusher

Italiani, nigeriani, senegalesi, albanesi. Tante nazionalità, un solo business: lo spaccio

Omicidi, bande rivali e sequestri da record: Torino rischia la guerra fra i pusher

Italiani, nigeriani, senegalesi, albanesi. Tante nazionalità, un solo business: lo spaccio. E c’è di tutto: eroina, crack, marijuana, hashish e cocaina, compresa quella “rosa” che a Torino si è affacciata solo di recente. Fiumi di droga gestiti da organizzazioni separate in diversi quartieri, con il rischio che si arrivi alla guerra per il dominio di Torino. I primi scontri ci sono stati, con omicidi riusciti e tentati. Ed è arrivata la reazione delle forze dell’ordine, che hanno dato il via a indagini a tappeto e sequestri da record nel 2023: numeri da paura, che «preoccupano» anche il questore Vincenzo Ciarambino.

Numeri e quartieri

La stessa Questura, nel bilancio di fine anno, ha registrato «il ritorno della vecchia eroina»: un aumento dell’811% dei sequestri, passati da 8 a 74,5 chili tra 2022 e 2023. Da padroni la fanno ancora i hashish e marijuana, di cui è stata sequestrata quasi una tonnellata e mezza (il quadruplo del ‘22). Ed è quasi triplicata la droga sintetica, con 32 chili contro 12.
Intanto i carabinieri hanno raccolto le prime dosi di “cocaina rosa”, conosciuta anche come Tusi e considerata la droga dei ricchi. Che risulta fra le più richieste nella zona della movida intorno a piazza Santa Giulia (con marijuana e hashish). A venderla sono soprattutto italiani mentre in Barriera di Milano dominano gli africani e il crack. Come a San Salvario, dove si trova di più l’eroina.

Rischio di scontri

Ma le piazze di spaccio sono tante e frequentate. Troppo, col rischio di scontri fra bande o spacciatori rivali, costretti a farsi la guerra per conquistarsi un pezzo di mercato: è il caso del tentato omicidio del 15 novembre in via Sospello, dove un nigeriano è quasi morto dissanguato per un debito di droga. O dell’omicidio consumato il 22 luglio in via Sansovino angolo corso Toscana, dov’è stato accoltellato il ventenne senegalese Mussa Sarr: un delitto legato alla zona di spaccio che arriva fino a corso Grosseto, almeno secondo la sezione Antidroga della Squadra mobile (che l’altro giorno ha trovato due chili di cocaina dentro due alloggi di Madonna di Campagna, nascosta pure dentro un materasso).

L’area sotto le “torri” di corso Grosseto è una di quelle al centro delle ultime indagini perché ritenuta la base di almeno due organizzazioni diverse. D’altronde anche Google Maps definisce “piazza di spaccio” il cortile davanti al civico 365, dove avverrebbero consegne di cocaina, marijuana e hashish ordinate via Telegram. Un nuovo canale difficile da rintracciare per le forze dell’ordine, che permette di saltare dei passaggi, non avere pusher fissi in strada e offrire prezzi vantaggiosi: le tariffe variano dai 1.800 euro al chilo dell’hashish ai 45 mila della cocaina. Cifre da ingrosso, vicine a quelle dell’organizzazione che faceva capo al boss Vittorio Raso.

Il rischio è “drogare” letteralmente il mercato e attirare la rabbia degli spacciatori rivali. Per questo polizia e carabinieri continuano a indagare, cercando di risalire ai server da cui passano le comunicazioni. E magari intercettare i passaggi di droga e di denaro quando lo spaccio esce dal virtuale ed entra nel reale: “Segui i soldi”, come diceva Giovanni Falcone.

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