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Lo sfogo
31 Maggio 2024 - 08:05
«Fin da piccoli, io, Lapo e Ginevra abbiamo subito violenze fisiche e psicologiche da parte di nostra madre. Ed è questo che ha creato un rapporto protettivo da parte dei nostri nonni». Cioè Gianni Agnelli e Marella Caracciolo: «Nel 2004, nel pieno della crisi della Fiat, tutta la mia famiglia si è compattata, portando avanti le volontà di mio nonno. L’unica a chiamarsi fuori è stata mia madre».
John Elkann attacca duramente la madre, Margherita Agnelli, nell'intervista rilasciata all'Avvenire in occasione dei vent'anni esatti dalla sua "ascesa al trono" del gruppo automobilistico: era il 1° giugno 2004 quando lui diventava vicepresidente della Fiat e Sergio Marchionne veniva designato come amministratore delegato. «All'epoca tutti davano la Fiat per morta, il nostro destino era fare la fine dell'Olivetti, una della grandi realtà del nostro Paese che non esiste più. Oppure la nazionalizzazione: non è andata così grazie all’impegno della mia famiglia, la guida di Sergio e il lavoro di tutte le persone coinvolte. Abbiamo cambiato un destino che sembrava segnato». Secondo l'attuale presidente di Stellantis, tutti i membri della famiglia si sono impegnati. Tranne uno: «Mia madre è stata l'unica a chiamarsi fuori. E invece di essere contenta, per la Fiat, per la sua famiglia, per la realizzazione del volere di suo padre, ha reagito nel modo peggiore». E ora madre e tre figli sono contrapposti in un'aspra battaglia legale: «Con mio fratello e mia sorella abbiamo piena fiducia nella magistratura italiana. È una situazione che dura da vent’anni e che io vivo con grande dolore».
Nell'intervista ad Avvenire c'è spazio anche per un passaggio sui rapporti con il Governo Meloni: «Abbiamo massimo rispetto e siamo sempre pronti al dialogo e al confronto, come in tutti i Paesi dove operiamo» considera Elkann. Che rivendica anche quanto fatto di buono dalla "galassia Fiat" in Italia: «Oggi l’insieme delle nostre aziende dà lavoro a più di 74mila persone in Italia, dove abbiamo investito negli ultimi 5 anni 14 miliardi, creando prodotti competitivi sui mercati mondiali». Di italiano e di torinese, però, resta più poco in quella che era la Fabbrica Italiana Automobili Torino: «Nonostante il lavoro mi porti prevalentemente fuori dall’Italia, io e mia moglie abbiamo deciso di abitare a Torino - rivendica il presidente di Stellantis, Ferrari e Gedi - Qui sono nati i nostri figli, qui sono stati battezzati e vanno a scuola. Le nostre radici sono a Torino, un territorio a cui ci sentiamo legati e sul quale continuiamo a rafforzare il nostro impegno sociale».
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