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Automotive
23 Luglio 2024 - 08:20
Si chiama Tunisia l’ultima occasione di business per le industrie piemontesi (in particolare l’automotive dell’indotto Stellantis ma non solo): un mercato con una crescita del 12% annuo, un Pil nominale di 45 miliardi di dollari che colloca il Paese all'81º posto mondiale e soprattutto una industria legata all'automobile che appare in chiaro sviluppo. E nonostante alcune contraddizioni, come il fatto che la Tunisia consideri le auto genere di lusso e le tassi di conseguenza. Ma analizziamo nel dettaglio.
L'invito in Tunisia stavolta non arriva da Stellantis o qualche altro produttore, bensì da Camera di Commercio e Unione Industriali di Torino: un invito alle imprese per una delegazione che sarà in visita nel Paese a ottobre, con incontri B2B con le realtà industriali della Tunisia. Il viaggio non punterà solo sull'automotive, ma anche sul settore/fashion, che appare come il più performante dell'intera industria.
La cosa sorprendente è che, a parte una serie di assemblatori anche per colossi europei o orientali, la Tunisia ha una sola fabbrica locale: si tratta della Wallis, dei fratelli Zied e Omar Guiga, fondata nel 2006 e specializzata in suv a basso costo. L'ultimo è il Wallis Iris, in fibra di vetro per contenere i costi (ed è praticamente una copia di una Jeep). Si tratta però del primo produttore locale africano a esportare in Europa. Per il resto, i grandi produttori europei sono presenti solo in virtù delle rete di concessionari locali.
In Tunisia l'auto è considerata bene di lusso, le vetture costano tra i 20mila e i 30mila dinari (tra i 6mila e i 9mila euro), in una realtà in cui il salario medio equivale a circa 300/400 euro. Ma per le city car è previsto un regime fiscale agevolato. Anche per quelle di importazione. Per le quali ci sono quote massime stabilite per legge. Quella per le City Car è di circa 10mila l'anno, suddivise per i concessionari aderenti a un accordo con il governo.
Questo fa sì che in Tunisia la domanda sia di molto superiore all'offerta. "Vogliamo cogliere queste potenzialità con un progetto che favorisca l'interscambio commerciale tra imprese piemontesi e tunisine" spiegano da Camera di Commercio. Perché se i produttori sono pochi (anzi è uno solo), in Tunisia ci sono comunque aziende che lavorano alla componentistica dell'automotive, circa 260 aziende che impiegano 90mila lavoratori, con il 65% della produzione destinata all'export. Un business che si propone di raggiungere il valore di 4,7 miliardi di dollari entro il 2027 e la creazione di 150mila nuovi posti di lavoro.
Il primo appuntamento è previsto il prossimo 18 settembre alle ore 9, con l'incontro "Tunisia: una porta sull'Africa" presso il Centro Congressi Unione Industriali in via Vela 21/B a Torino. "L'obiettivo dell'incontrare è di cogliere le opportunità offerte dal mercato Tunisino in diversi settori strategici, in particolare quello della componentistica automotive e dell'ICT ad essa applicata. Su tali settori è in preparazione una successiva missione imprenditoriale per il prossimo novembre 2024, che prevedrà incontri B2B con aziende tunisine ed enti istituzionali".
In particolare, il mercato è considerato vergine per quanto riguarda l'elettrico, anche se nell'ultimo anno il governo ha favorito la diffusione delle vetture ibride e anche delle Bev, con politiche di incentivazione e un inasprimento, fino al 277%, delle tasse sui veicoli diesel.
Questa iniziativa, peraltro, sembra rientrare come tempistiche ancora nella presidenza di Marsiaj (storico fornitore Stellantis e del mondo automotive). E se, dalle parti di via Fanti o in Camera di Commercio, fossero già a conoscenza di qualche piano per l'arrivo di fabbriche di costruttori europei in Tunisia? Stellantis ha stabilimenti in Algeria e Marocco e non è un mistero che voglia espandersi proprio in Africa.
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