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La crisi dell'auto
27 Agosto 2024 - 07:20
Chrysler conta ancora qualcosa per Stellantis? Era la metà di Fca, quando Sergio Marchionne - grazie a un prestito miliardario dell'amministrazione Obama - portò a termine il suo progetto visionario, salvando il colosso americano e trasformando la Fiat. Oggi, però, Stellantis potrebbe disfarsi di questo ingombrante cimelio e venderlo addirittura ai lavoratori. Fantascienza industriale? In realtà c'è una proposta, anzi un appello, in questo senso. E viene dal pronipote del fondatore.
La questione Chrysler è spinosa per Stellantis, così come l'intero mercato americano. Nel primo semestre le vendite sono diminuite del 18% e la perdita a Wall Street sfiora il 40% da inizio anno. In più c'è la class action intentata al Tribunale di Manhattan da alcuni azionisti che citano in giudizio il ceo Carlos Tavares, con l'accusa di aver nascosto la realtà dei conti. I sindacati sono sul piede di guerra per gli annunciati 2.400 licenziamenti e per il ritardo nell'investimento da 1,3 miliardi per riaprire lo stabilimento di Belvidere in Illinois - mentre 1,6 miliardi di dollari vengono investiti a Toluca, in Messico - e minacciano uno sciopero generale. Inoltre, lo stesso Tavares ha parlato a suo tempo di come Stellantis non possa permettersi "brand non redditizi". E quindici marchi - considerando anche i partner cinesi di Leapmotor - sono forse troppi per il Gruppo.
Carlos Tavares in questi giorni è volato a Detroit, sede di Chrysler, per affrontare di petto il problema. Ad attenderlo davanti allo stabilimento c'erano 200 lavoratori e sindacalisti, ma li ha dribblati. Ha incontrato invece il presidente John Elkann, che si trovava negli Stati Uniti. Non viene confermato che i due possano avere avuto alcune interlocuzioni istituzionali, o con i leader del sindacato Uaw, prima che Elkann tornasse a Torino. Di certo c'è che la vendita del colosso che detiene anche i marchi Dodge, Jeep e Ram sembra sempre più vicina: per quanto Stellantis e BYD - che i rumors indicavano come interessata - abbiano smentito trattative fra i due Gruppi.
Per questa ragione, forse, ha deciso di esporsi in prima persona Frank Rhodes Jr, pronipote di Walter P. Chrysler, fondatore della Casa, e da decenni Brand Ambassador di Chrysler. "Stellantis, un'azienda che sembra fuori dal mercato americano, ha permesso che le vendite calassero, ha ritardato il lancio di nuovi prodotti e ha messo a repentaglio i mezzi di sostentamento dei nostri concessionari e dipendenti. "I prezzi stanno salendo alle stelle, i licenziamenti incombono e il futuro del marchio è in bilico - dice Rohodes Jr in una lettera aperta pubblicata sul Web -. Nel frattempo, il CEO di Stellantis, Carlos Tavares, guadagna la sbalorditiva cifra di 39,5 milioni di dollari, una cifra che sembra decisamente sproporzionata, date le difficoltà che sta affrontando l'azienda". E affonda il colpo: "Anno dopo anno, vediamo i prodotti Chrysler essere spinti più in basso nella lista delle priorità mentre marchi a bassa vendita come Fiat, Alfa Romeo e Maserati ricevono più attenzione".
Di fronte a questo scenario, Rhodes Jr ha una proposta: lo scorporo di Chrysler da Stellantis. E si fa promotore della ricerca di investitori per creare una nuova corporation "un'azienda di proprietà americana che si concentra non solo sui profitti ma anche sulle persone che costruiscono queste auto". Con i lavoratori, scrive, come comproprietari dell'azienda. Una strada percorribile? La cessione del brand Chrysler, forse, considerando che ormai è ridotto a un unico modello. Ma appare improbabile disfarsi di Dodge e soprattutto di Jeep.
Intanto il Mimit, il ministero per l'Industria e il Made in Italy, ha convocato per il 17 settembre alle ore 11 una riunione di aggiornamento riguardante la realizzazione della Gigafactory di Termoli da parte di Automotive Cells Company (ACC) - joint venture tra Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies.
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