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Ritratti di Famiglia

La guerra "sbagliata" di un (quasi) Agnelli: dalla X Mas al rifugio in Argentina

Un Rhet Butler all'italiana che però dopo la guerra imbarazzava la Fiat e l'Avvocato

La guerra "sbagliata" di un (quasi) Agnelli: dalla X Mas al rifugio in Argentina

Gianni Agnelli, arruolato in Cavalleria come sottotenente - nello stesso reggimento di cavalleria di cui suo nonno fu tenente -, diceva che "una carica alla sciabola mai l'ho avuta e mai l'avrò" e fu sottratto alla gloria di guerra, o a una morte prematura, da suo nonno: dislocato in Russia, fu richiamato in patria grazie ai buoni uffici del nonno Senatore Agnelli, uno dei migliori fornitori bellici dell'Italia, of course. Poi, riuscì ad andare in Africa, dove rimediò qualche ferita, alla guida di un'autoblindo, si fece fare un tatuaggio e ricevette una medaglia. Ma nella Famiglia ci furono altri combattenti che dovremmo definire realmente eroi di guerra, anche se magari scomodi, tanto da dover scegliere un "rifugio" in Sud America, dopo il conflitto. Ecco una di queste storie quasi dimenticate.

La prima cosa che può saltare agli occhi è che di Urbano Rattazzi, non il più volte ministro ottocentesco, non esiste neppure una voce Wikipedia, e pochissime sono le fotografie note. Eppure è stato a tutti gli effetti un membro della vasta Famiglia Agnelli ed è stato una specie di Rhett Butler de noartri. Nobile, colto, valoroso, eroico, ma forse dalla parte sbagliata: un Agnelli (anche se non ancora tale, all'epoca) nella Decima Mas, una pagina di storia abbastanza facilmente affogata in mezzo ad altre, chissà se considerata anche scomoda

Lupo Rattazzi con la madre Susanna Agnelli

Parliamo di Urbano Rattazzi, marito della sorella preferita di Gianni Agnelli, ossia Susanna, nonché suo commilitone e grande amico. Conte, studioso, dandy, valoroso combattente. Ma, nell'Italia post bellica, "colpevole" di delitti d'onore cavalleresco e di fedeltà al Principe Junio Valerio Borghese, nonché ufficiale della X Mas. Pur avendo in odio Mussolini e il fascismo. Ma com'è possibile? Vediamolo insieme.

Confesso subito, a beneficio del lettore, che il desiderio di raccontare di questa storia mi viene dalla lettura del libro del collega e amico Gigi Moncalvo, "Agnelli. The Italian Royal Family", e dal fatto che uno dei figli di Urbano, ossia Lupo, non manca di inviarmi delle mail di protesta o rimprovero quando scrivo quelle che secondo lui sono "esagerazioni" nel momento in cui parlo di John Elkann. Oppure dal fatto che, nel complicato albero geneaologico degli Agnelli, quello dei Rattazzi è uno dei rami più affascinanti e divertenti: lasciando da parte Lupo, che meriterebbe un articolo a sé, nella discendenza c'è anche l'attore Pietro Sermonti, volto amatissimo di "Un medico in famiglia" e "Boris": sì, è proprio Stanis La Rochelle. O forse perché ho sempre amato moltissimo "Via col Vento" e Urbano Rattazzi, in un certo momento della sua vita, fa la medesima scelta di Rhett Butler interpretato da Clark Gable.

E a volerla dire tutta, Urbano Rattazzi aveva questi baffi quasi alla Gable. Ma il paragone sta tutto in una delle sequenze più famose. Rossella O'Hara, con una Melania Hamilton neopuerpera e febbricitante, fugge su un calesse da Atlanta incendiata grazie a Rhett Butler. Il quale, osservando la sfilata di soldati sudisti in ritirata, feriti e sconfitti, nell'eleganza di un abito bianco sporcato dai fumi dell'incendio, decide di andare ad arruolarsi fra i sudisti: lui che aveva sostenuto la causa solo per i soldi, che aveva sempre detto che il nord era superiore, va ad arruolarsi nel momento della sconfitta ormai inevitabile per tentare l'ultimo sussulto d'onore, perché ha "un debole per le cause perse", perché si vergogna di sé forse.

Così, dopo l'8 settembre, Urbano Rattazzi, valente ufficiale di cavalleria già sul fronte russo, sceglie di arruolarsi come ufficiale nella Repubblica di Salò, nella X Mas. Susanna Agnelli, che all'epoca era ancora innamorata fradicia del conte Raimondo Lanza di Tarabbia - troppo viveur per filarsela -, scrive nel suo bestseller pluripremiato "Vestivamo alla marinara" - che in realtà pare essere stato scritto da un valente ghost writer, ma questa è un'altra storia che magari vi racconteremo - di aver appreso che Urbano è passato "con i fascisti". E che mai avrebbe immaginato che proprio lui potesse fare quella scelta. Lui che le spiegava come il governo fascista avesse portato alla rovina il Paese. Ma tale e tanta era la confusione, dopo quel dannato 8 settembre, che famiglie o gruppi di amici si trovavano divisi su diversi lati della barricata.

Urbano Rattazzi, che è scomparso a 94 anni nel 2012 - mentre Susanna, ormai ex moglie, se n'era andata nel 2009 - era nato nel 1918, pronipote e omonimo del presidente del Consiglio Urbano Rattazzi. Viveva in Liguria, ma il servizio militare lo aveva fatto tra i cavalleggeri del Monferrato, di stanza a Pinerolo, dove aveva servito il ventenne Gianni Agnelli. Che lo immaginava come il marito perfetto per sua sorella, non Susanna però: lui pensava forse a Maria Sole. La stessa Susanna - che se di qualcuno era innamorata, forse, era proprio Gianni - lo frequenta, nel periodo in cui vivono a Roma, si fa tradurre da lui le versioni di greco, si fa accompagnare in gite in bici, lo ammira e ne subisce il fascino, ma Raimondo Lanza è un tornado.

Susanna e Gianni Agnelli

Ufficiale di cavalleria, dandy - la sua esperienza di guerra vive nel libro della figlia Delfina, realizzato attraverso lettere conservata per decenni in un armadio della camera da letto -, dopo l'8 settembre si arruola nella X Mas. Perché? "Era un po' come una legione straniera - sono le parole di Urbano riportate nel libro di Moncalvo -. Io ero mosso da un principio etico elementare, che nulla aveva a che vedere col fascismo". Un concetto base: la guerra si inizia e si finisce da una parte sola.

Eccola, dunque, la verità: Rattazzi finisce da quella che si chiama "la parte sbagliata" - "Dalla parte sbagliata si muore" cantava, qualche anno fa, Francesco De Gregori - per un senso dell'onore che non ci pensa a rinnegare. Nessun arruolamento a forza, come altri "coscritti" della Repubblica Sociale fra cui Tognazzi o Raimondo Vianello, ma piuttosto come un Walter Chiari che, a teatro, soleva spesso salutare ringraziando "gli amici in prima fila, ma anche in seconda o in terza, anche quelli della Decima". 

"C'era anche qualcosa d'altro. Lo spettacolo dello sfasciamento del regime fascista nell'anno 1943, di questo regime che fin dalla nostra più tenera infanzia ci aveva rotto i timpani, incessantemente, con i clangori dell'epos, e alla prima esperienza dura si squagliava come neve al sole. Questo spettacolo era così miserevole e disgustoso che noi sentimmo il bisogno invincibile di ripararvi in qualche modo". Rimediare, dunque, alla vergogna di Badoglio o della Casa Reale Savoia che fugge in Puglia. 

Onore, dignità, scelte mai rinnegate che non fanno però dimenticare, a guerra finita, un filo di sana prudenza. Dopo aver sposato Susanna - matrimonio di guerra, quasi, con lei che indossa degli zoccoli - che quasi certamente non lo ama, Urbano sposta la famiglia in Argentina, dove va a fare il dirigente d'azienda per la Ferrania. Va da sé che Urbano Rattazzi, che scelse di lasciare la X Mas nel momento in cui dovette combattere contro i partigiani - dopo che una brigata comandata dal celebrato quanto famigerato Piero Piero, in Canavese, sterminò il reparto del comandante Bardelli che aveva fatto abbassare le armi ai suoi -, temesse qualche ritorsione per questo passato.

Che a dirla tutta non faceva comodo neppure alla Fiat, per quanto a Mirafiori e dintorni rimanesse a comandare quel despota di Vittorio Valletta che il Cnl voleva epurare - diciamola tutta: fucilare - assieme al Senatore, che morì però prima di una sentenza di qualche tipo. Quanto a Gianni, volontario sul fronte russo, militare del regime, a porlo al di sopra di tutto fu la presunta attività di "ufficiale di collegamento" con la Quinta Armata americana, o l'inizio dei rapporti decisivi con gli Usa. Non per niente, Gianni per farsi una vera reputazione nel mondo anglosassone che ormai comandava, nella politica come negli affari, ebbe bisogno dei contatti e della relazione con Pam Churchill, ex nuora di Winston.

Nel 1958 i Rattazzi tornarono in Italia. Politicamente, Susanna fu sottosegretario come rappresentante del Partito Repubblicano, sindaco di Argentario, persino ministro della Sanità del governo Dini, presidente e promotrice di Telethon e fondazioni benefiche. Urbano fu presidente dell'Ifil - la finanziaria di Famiglia - almeno fino al divorzio da Suni, poi fece l'avvocato e il dirigente dell'azienda di famiglia. Schivo, appartato, senza mai rinnegare un passato che era magari più scomodo per gli Agnelli che non per lui (non a caso se ne parla pochissimo). A suo modo, un eroe dimenticato. 

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