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Torino, il Salone del Libro trasloca? Il Lingotto è in vendita (e cercavano Elkann)

La Regione pronta a comprare e cerca soci. Ma è lite sul prezzo i francesi chiedono 40 milioni

salone libro di Torino

Il Salone del libro di Torino

Trasloco in vista per il Salone del libro. Il Lingotto, infatti, è in vendita e la Regione è (quasi) pronta ad acquistare. E questi sono i giorni decisivi per chiudere la prima parte dell'affare. Il fatto è che i francesi di GL Events chiedono 40 milioni di euro, mentre dalla Regione possono arrivare al massimo a 20.

Il centro fieristico di Torino, che con tutto il complesso commerciale la Fiat ha venduto nel 1998, potrebbe dunque tornare in mani pubbliche. La GL Events Italia, che pure chiude un 2024 con 14,5 milioni di euro a bilancio e un incremento del 20% - comunque appena l'1% del fatturato dell'intero gruppo -, non ritiene più gestibile la struttura. Che, non per niente, adesso subirà interventi di manutenzione e adeguamento per 3 milioni di euro, solo in questo anno.

Il Salone del Libro, tramite la società presieduta da Silvio Viale, ha sempre fatto notare la palese, ormai, inadeguatezza di quegli spazi a una rassegna internazionale come Librolandia (ma, si sa, la città non ne ha altri...). E, per dare il dato più lampante, di solo affitto degli spazi, il Lingotto costa al Salone qualcosa come 650mila euro a edizione.

E in passato la società guidata dal ceo Gàbor Ganczer - arrivato nel 2022, proprio quando i francesi hanno cominciato a insistere sulla vendita - aveva già offerto il Lingotto Fiere, per esempio al Comune, che però aveva rifiutato l'acquisto. Ma stando a quanto si dice in città, ci sarebbero stati dei tentativi per interessare all'affare anche John Elkann, tramite la Exor che in via Nizza ha una sua sede.

Quanto al presente, che il presidente della Regione Alberto Cirio avesse interesse all'acquisizione del Lingotto è stato ribadito più volte: l'ultima a novembre, quando il governatore aveva parlato della necessità di un progetto che coinvolgesse anche il Comune di Torino e la Camera di Commercio, mentre per i fondi ci sarebbe la possibilità di un intervento di Cassa Depositi e Prestiti, magari tramite la sua Venture. A novembre, Cirio aveva accennato a interlocuzioni anche con il Demanio. 

Il progetto è quello di costituire una società mista pubblico-privato, cui dovrebbe aggiungersi qualche soggetto "industriale", che abbia la capacità di far fruttare la struttura. Prima di Natale, secondo quanto ricostruisce Lo Spiffero, Cirio ha avuto un incontro con il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, e il presidente della Camera di Commercio, Dario Gallina. Un primo appuntamento che verrà replicato in questi giorni di gennaio. Per dirimere la questione del prezzo, è stato affidato allo studio EY l'incarico di redigere una perizia sul valore della struttura, sui possibili proventi e via dicendo. Chiarito questo, si passerà alla trattativa vera e propria. 

Una volta acquistata la struttura, sarà necessario procedere ai lavori che tutti considerano fondamentali: lavori che non potranno certo durare poco tempo, dunque - se ovviamente per il 2025 non cambia niente: Librolandia resta al Lingotto -, nel 2026 è estremamente probabile che il Salone debba trovare nuovi spazi, in quanto sembra inattuabile l'idea che possa tenersi nel solo Oval. Il Comune sta lavorando alla nuova grande biblioteca civica all'interno dell'ormai ex Torino Esposizioni: è solo un caso che, nei render di presentazione, ci fossero il logo e la scritta "Salone del libro" sulla facciata? Bisogna capire se sarà pronta in tempo.

Dalla Regione, ufficiosamente, spiegano che la questione non è (ancora) all'ordine del giorno: prima bisogna vedere se sarà necessario effettuare i lavori. In poche parole: se l'affare andrà in porto. Per il momento, bisogna ricordarlo, siamo in una fase preliminare

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