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IL CASO

Diritto all'affettività in carcere: una battaglia ancora in sospeso (nonostante la sentenza della Corte costituzionale)

"C'è chi dice che non ci sono abbastanza risorse per garantirlo: non è credibile"

Diritto all'affettività in carcere: una battaglia ancora in sospeso (nonostante la sentenza della Corte costituzionale)

Diritto all'affettività in carcere: una battaglia ancora in sospeso (nonostante la sentenza della Corte costituzionale)

"Questo è un diritto, un diritto, un diritto di tutte le persone detenute", ha ribadito con forza Roberto Capra, avvocato e presidente della Camera Penale Vittorio Chiusano del Piemonte occidentale e della Valle d’Aosta. L'avvocato Capra, in una conferenza stampa tenutasi oggi presso il tribunale di Torino, ha sottolineato l'importanza di un diritto che, nonostante una sentenza chiara della Corte Costituzionale, continua a essere ignorato: il diritto degli individui detenuti di avere incontri intimi, cioè non controllati visivamente, con i propri partner e familiari.

La Corte Costituzionale, con una sentenza dello scorso anno, aveva sancito il diritto per i detenuti di usufruire di incontri intimi, un riconoscimento che, secondo Capra, non è stato rispettato. "Eppure continua a non essere rispettato", ha denunciato, lanciando un appello alla politica e alla giustizia, indicando nel governo, nel parlamento, nel dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nei magistrati di sorveglianza e nei direttori delle carceri i responsabili della mancata attuazione di questo diritto. Alla conferenza sono intervenuti anche Bruno Mellano, garante regionale dei detenuti, e Monica Gallo, garante comunale per Torino. Mellano ha annunciato che il 26 febbraio incontrerà il ministro della giustizia Carlo Nordio per discutere proprio del tema degli incontri intimi. "Ho scritto una lettera a tutti i direttori delle tredici carceri piemontesi, chiedendo di garantire il diritto" ha dichiarato. Secondo Mellano, non può essere una questione di risorse. "C'è chi dice che non ci sono abbastanza risorse per garantirlo: non è credibile", ha ribadito con fermezza.

Monica Gallo ha aggiunto: "L’impossibilità di incontri intimi provoca danni soprattutto nei detenuti più giovani. In Italia, nelle carceri per adulti, un detenuto su otto ha tra i 18 e i 24 anni. Sono nella fase del pieno sviluppo fisico ed emotivo, hanno bisogno del contatto". La carenza di affettività, in particolare tra i giovani detenuti, è un tema che preoccupa profondamente i garanti, poiché il legame emotivo e fisico con il mondo esterno è fondamentale per il benessere psicologico dei detenuti. Nonostante l'urgenza e l'importanza della questione, le soluzioni proposte fino ad ora non hanno trovato attuazione. "Finora, tutte le richieste di incontri intimi presentate sono state respinte", hanno denunciato i garanti. In realtà, le carceri non sembrano avere difficoltà insormontabili nel dotarsi di strutture adatte a garantire questi diritti. Sono stati infatti proposti progetti per la realizzazione di piccoli appartamenti o camere attrezzate, anche senza spese aggiuntive, coinvolgendo i detenuti stessi nei lavori di costruzione. Tuttavia, nessuna di queste soluzioni è stata concretizzata.

Secondo i dati più recenti, aggiornati al 31 dicembre 2024, nelle tredici carceri piemontesi sono presenti 4.450 detenuti, contro una capienza regolamentare di 3.979 posti. L'affollamento è evidente, con 241 posti non disponibili e una sovraffollamento che non facilita certamente la gestione delle problematiche relative agli incontri intimi. A livello nazionale, l'ultimo rapporto sugli oggetti sequestrati nelle carceri ha evidenziato un aumento dei telefoni cellulari sequestrati, passati da 1.595 nel 2022 a 2.252 nel 2024. Mellano ha spiegato: "Ci sono episodi in cui, dalle celle, i malavitosi tengono contatti con l’esterno per continuare a governare i loro affari. In molti casi, però, il possesso illegale di un telefono è un semplice tentativo di mettersi in contatto con i partner. Anche questo dimostra l’urgenza di garantire il diritto agli incontri intimi e riservati".

Durante la conferenza stampa è intervenuta anche l'avvocata Emilia Rossi, che ha sottolineato come la magistratura debba essere il primo garante del rispetto della legalità e degli assetti ordinamentali. L’avvocata ha annunciato che sarà avviata un'interlocuzione diretta con il tribunale di sorveglianza di Torino per valutare possibili azioni sul territorio al fine di favorire il rispetto dei diritti dei detenuti. Per Torino, l'avvocato Davide Mosso avanza una proposta: “Sarebbe sufficiente trasferire l’unica detenuta attualmente presente all’Icam (Istituto a custodia attenuata per madri, ndr) in una casa famiglia, come stabilito dalla legge, e destinare gli spazi dell’Icam agli incontri tra i detenuti e i loro familiari più stretti”.

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