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Finanza & Personaggi
25 Settembre 2025 - 08:30
In testa c'è sempre Elon Musk, che ha controsorpassato Larry Ellison di Oracle, al terzo posto Mark Zuckerberg di Facebook e al quarto, battendo nientemeno che Jeff Bezos, potrebbe installarsi lui: Giancarlo Devasini da Torino, ex chirurgo, re delle criptovalute e socio (poco gradito) di John Elkann nella Juve. Come? Vediamolo.
Tether, la società che emette USDT, la stablecoin più diffusa al mondo, sta valutando un aumento di capitale da 15 a 20 miliardi di dollari tramite un collocamento privato riservato a un gruppo selezionato di investitori di alto profilo. A rivelarlo è Bloomberg, subito seguito dal commento del ceo Paolo Ardoino, che su X ha confermato le trattative, precisando l’obiettivo: «massimizzare la portata della strategia di Tether in tutte le linee di business esistenti e nuove: stablecoin, distribuzione, intelligenza artificiale, commodities, energia, comunicazioni e media».
L’operazione, che comporterebbe la cessione di circa il 3% del capitale, porterebbe la valutazione della società a 500 miliardi di dollari. Un valore che pone Tether sullo stesso piano di OpenAI di Sam Altman e ben sopra SpaceX di Elon Musk, ferma a 400 miliardi. Con queste cifre, il presidente Giancarlo Devasini — titolare di circa il 50% del capitale — vedrebbe la propria quota valere 250 miliardi, sufficiente a renderlo il quarto uomo più ricco al mondo, alle spalle di Mark Zuckerberg (265 miliardi).
«C’è un interesse enorme in investire in Tether, ma saremo incredibilmente selettivi, accettando solo chi può essere strategico», ha dichiarato Ardoino a Milano Finanza. L’attenzione del mercato non stupisce: l’amministrazione Trump ha rilanciato con forza l’obiettivo di fare degli Stati Uniti la capitale mondiale delle criptovalute, predisponendo un’infrastruttura finanziaria favorevole allo sviluppo del settore.
Le stablecoin sono ormai la colonna portante dell’ecosistema crypto, al punto che il segretario al Tesoro, Scott Bessent, ne ha sottolineato il valore geopolitico: diffuse nei Paesi emergenti, consolidano l’egemonia del dollaro e, grazie agli investimenti in Treasuries, contribuiscono a sostenere il debito pubblico americano.
Proprio il 23 settembre, poche ore prima della notizia riportata da Bloomberg, la presidente ad interim della Commodity Futures Trading Commission, Caroline D. Pham, ha annunciato un’iniziativa per l’utilizzo di garanzie tokenizzate, tra cui le stablecoin, nei mercati dei derivati.
«Il pubblico si è espresso: i mercati tokenizzati sono qui e sono il futuro», ha affermato Pham. Una svolta epocale, secondo Ardoino: «Riconoscere le stablecoin come parte dell’infrastruttura di mercato statunitense è un passo cruciale per rafforzare la leadership americana nella finanza globale. Le stablecoin, oggi quasi 300 miliardi di dollari di mercato, sono un elemento fondamentale della finanza moderna: consentono pagamenti più rapidi, maggiore liquidità e resilienza. Tether è pronta a contribuire con la sua esperienza affinché il quadro normativo favorisca innovazione e stabilità».
Dietro il velo della privacy, Devasini è un personaggio denso di contrasti. Nato a Torino nel 1964, ma originario e cresciuto a Casale Monferrato, studia medicina all’Università di Milano e lavora brevemente come chirurgo plastico, prima di voltare pagina e portare quelle stesse mani sul mondo dell’informatica e delle tecnologie digitali. Nel 2012 contribuisce alla fondazione dell’exchange Bitfinex, e due anni dopo co-fonda Tether, assumendo il ruolo di CFO e azionista di peso. Secondo Forbes e altre fonti, detiene circa il 47% della società, mentre Paolo Ardoino avrebbe circa il 20%.
La carriera di Devasini, passata anche da Hong Kong e Dubai, non è esente da polemiche. Dopo aver dovuto risarcire Microsoft con un centinaio di milioni, anni fa, nel 2021 ha accettato un accordo da 18,5 milioni di dollari con le autorità di New York per chiudere questioni legate a conflitti d’interesse tra Tether e Bitfinex. Mentre permangono polemiche sulla scarsa trasparenza legata alle proprie riserve finanziarie (la stablecoin di Tether è valutata 1:1 con il dollaro, ma detiene anche 8 tonnellate d'oro per via di una altra crypto, legata proprio all'oro, la XAUT).
In momenti delicati, Devasini ha saputo costruirsi alleanze: si parla del ruolo centrale che Cantor Fitzgerald e il suo presidente Howard Lutnick avrebbero nell’assistenza nella gestione delle riserve di Tether e nel proteggere l’azienda da attacchi regolatori. Le connessioni politiche, il mix tra discrezione e operatività finanziaria, lo rendono figura avvolta nel mistero più che nell’ostentazione.
Devasini è tifoso juventino, così come Ardoino. E pare sia questa la molla con cui, a febbraio 2025, Tether ha acquisito una quota di minoranza del 5,015 % dei diritti di voto della Juventus - che, tenendo conto del meccanismo delle azioni con diritto maggiorato, corrisponderebbe a una partecipazione “economica” possibile all’8 %. Il valore stimato dell’operazione si aggirerebbe intorno ai 75 milioni di euro. Ora quella quota è aumentata fino al 10% Ardoino ha parlato esplicitamente anche di un possibile aumento ulteriore in futuro, «ma solo se qualcuno sarà disposto a vendere», ma ha anche lamentato l'esclusione, da parte di Elkann, tanto dal prossimo aumento di capitale quanto da un posto nel cda.
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