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Il caso

Linea 12: futuro appeso a 53 milioni, Foglietta al Mit e protesta per la Spina Reale

Avanti col progetto "Salva Spina", ma Torino deve tornare a bussare a Roma per i fondi mancanti

E' nato il Comitato  "Insieme per la Spina": l'obiettivo è quello di impedire la distruzione della Spina Reale per la nuova linea 12

E' nato il Comitato "Insieme per la Spina": l'obiettivo è quello di impedire la distruzione della Spina Reale per la nuova linea 12

Sul futuro della metrò leggera Linea 12 pesa un’incognita da 53 milioni di euro. A denunciarlo è l’assessora alla Mobilità Chiara Foglietta, che durante l’ultima commissione consiliare di ieri pomeriggio ha fatto il punto su un progetto considerato “strategico” per la periferia nord-ovest della città (collegherebbe Vallette a Mirafiori), ma che negli ultimi mesi si è dovuto scontrare con costi di realizzazione in crescita (+25% circa) e varianti poco convincenti (che avrebbero "spaccato" il viale pedonale: la Spina reale). In sostanza, soldi che non ci sono (i 53 milioni), da chiedere direttamente al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e opposizione dei residenti alle sue varianti più invasive per il quartiere.

“Abbiamo scritto, chiesto un confronto, sollecitato il Governo: nessuna garanzia, nessuna risposta,” ha dichiarato Foglietta, reduce da un nuovo incontro al Mit lo scorso lunedì. I fondi inizialmente assegnati – 221 milioni di euro – non bastano più: l’aumento dei costi legato al tempo trascorso tra la progettazione e l’avvio dei lavori ha fatto lievitare la cifra complessiva a circa 274 milioni.

FdI: "Meglio niente che un'opera a metà"

La situazione ha acceso il dibattito politico. In commissione, il consigliere Enzo Liardo (Fratelli d’Italia) ha lanciato una provocazione destinata a far discutere: “Meglio rinunciare a tutti i finanziamenti piuttosto che portare avanti un’opera monca, come accaduto con piazza Baldissera o il tunnel di corso Spezia.”

Una posizione che l’assessora Foglietta ha bocciato con fermezza: “Non possiamo permetterci di rinunciare a un’opera strategica. Serve un fronte comune, a prescindere dai colori politici, per tutelare un progetto che cambierà la mobilità nella parte nord della città.”

Il progetto rivisto: addio alla fermata centrale sulla Spina

La giunta, intanto, tira dritto. A settembre è stato presentato un nuovo progetto che mantiene il tracciato originale, ma modifica l’intervento sulla Spina Reale, cuore del dibattito cittadino. È stata eliminata la fermata centrale prevista nel tratto pedonale, sostituendola con due stazioni meno invasive: una in largo Giachino e una in via Cesalpino/Cantoira.

Le nuove fermate saranno simili, per struttura, a quelle esistenti su corso Francia: interrate, con accessi pedonali all’esterno della Spina, ma comunque costose, perché richiedono impianti di illuminazione e aerazione propri di una mini-metropolitana. “Abbiamo fatto il possibile per rispondere alle esigenze del territorio senza snaturare il progetto – ha spiegato Foglietta –. Ma è chiaro che non possiamo comprimere ulteriormente i costi, serve un impegno vero da Roma.”

Comitato "Insieme per la Spina": "Opera importante, ora troviamo i fondi"

Durante la seduta è intervenuto anche Armando Monticone, in rappresentanza del comitato “Insieme per la Spina”, formato da associazioni e residenti contrari a un impatto troppo invasivo sull’area verde centrale del quartiere. “Il nostro mandato è difendere la Spina – ha detto – ma riconosciamo il valore dell’opera. Ora ci auguriamo che si trovino i fondi per non perdere un’opportunità fondamentale per collegare le Circoscrizioni 5 e 7.”

Un appello che ha trovato eco anche nelle parole del consigliere Simone Tosto, che ha ribadito il no a qualsiasi intervento che “spacchi la Spina” e ha invitato tutti i partiti a sostenere la mozione per la richiesta formale di finanziamenti aggiuntivi al Mit.

Tutti uniti per salvare l’opera?

A chiudere la seduta, ancora l’assessora Foglietta, che ha auspicato una votazione unanime in Aula lunedì prossimo: “Mi auguro che il Consiglio comunale approvi l’atto all’unanimità, come ha fatto il Consiglio regionale – ha detto –. Solo così potremo mandare al Ministero un segnale politico chiaro e unitario: la città vuole quest’opera, e la vuole tutta.

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