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Fiat riscopre il diesel: ecco perché (e cosa succede a Mirafiori)

Arriva il "Piano Italia", mentre a Torino preparano il ritorno in fabbrica: fino a quando?

 Fiat riscopre il diesel: ecco perché (e cosa succede a Mirafiori)

Fiat riparte... dal diesel. Sì, pare clamoroso ma è quanto accade con il Piano Italia, come hanno denominato la nuova iniziativa commerciale, che cancella il full electric dall'orizzonte - al momento - del 2025. Il tutto mentre Mirafiori si ferma ancora prima di ripartire. 

Lunedì 20 gennaio, stando ai piani comunicati in precedenza, a Mirafiori dovrebbe ripartire la produzione delle Carrozzerie, sulla linea della Fiat 500e (mentre per Maserati se ne riparla a febbraio). Nello stabilimento c'è comunque un reparto che lavora: è quello delle trasmissioni eDct per i veicoli elettrificati, forse la parte della (ex) Fiat che marcia più spedita, dovendo produrre per buona parte del Gruppo. Questo reparto, però, ieri mattina si è fermato.

Un'ora di sciopero, dalle 10.30 alle 11.30, decisa dalle rappresentanze di fabbrica della Fiom Cgil, come protesta contro la temperatura troppo bassa nello stabilimento. I sindacati spiegano di aver fatto presente più volte il problema: di norma, la temperatura minima in un ambiente di lavoro è di 19 gradi. I lavoratori, complici forse le temperature gelide della notte in questo caso, lamentano una situazione peggiore. "Questo stabilimento è vecchio" sintetizza un lavoratore, per quanto quel reparto sia stato recuperato e rimesso in funzione appena un anno fa.

Se poi ieri la temperatura è tornata a posto, bisognerà vedere quale ci sarà, invece, lunedì 20. Il giorno in cui, in assenza di segnali contrari, le Carrozzerie riprenderanno la produzione. La situazione ordini non è migliorata, per la Fiat 500e, ma Stellantis ha comunque la necessità di produrre veicoli elettrici. E Mirafiori attende l'arrivo della Fiat 500 Ibrida, a ottobre. In questi giorni, in corso Settembrini, sono stati richiamati parte dei lavoratori in cassa integrazione, per il pre-riavvio delle linee e per alcuni lavori di manutenzione. Per partire, dunque, si parte. "Vediamo quanto durerà..." si lascia sfuggire un lavoratore di Mirafiori.

Intanto il brand, nel lanciare il suo Piano Italia - che è la campagna promozionale fino al 31 gennaio "che rafforza l'impegno verso l'Italia e gli italiani" ci dicono da Stellantis - tutto ha messo, tranne la Fiat 500e. C'è la Panda Hybrid, ovviamente, a meno di 10mila euro, c'è la Nuova 600, anche questa Hybrid, mentre l'unica elettrica è la Topolino, a 29 euro al mese. E c'è addirittura un diesel, ossia la vecchia Fiat Tipo diesel - prodotta in Turchia - con motore 1.600 centimetri cubici per 130 cavalli, offerta a 15.950 euro, dunque molto appetibile per un cliente medio. Per quanto si tratti di un modello che pareva destinato a uscire di produzione

Il caso della Panda, divenuta Pandina, ha evidentemente dimostrato a Stellantis che il mercato, non solo è in grado di assorbire questi "vecchi" modelli, ma addirittura li richiede. Vale per la Panda per via del suo prezzo, vale per la Tipo che è l'unica vettura "media" del brand che non sia un Suv o una citycar. Nel gruppo si accenna a una possibile strategia di prolungare la vita di alcuni modelli per varie ragioni: intanto, una questione di volumi, dimostrando che la gamma Fiat è ampia; in secondo luogo prolungare i diesel - anche su Alfa Romeo, si dice - significa far lavorare lo stabilimento di Pratola Serra, rispettando così l'impegno con il governo di non fermare alcuno stabilimento.

Anche la Grande Panda, che a breve sarà in vendita in Italia, arriverà prima ibrida e solo dopo full electric. Opportunità commerciale o drastico cambiamento di linea, dunque? Un parziale dietrofront si è già avuto ben prima che Carlos Tavares desse le dimissioni, con l'annuncio dei vari modelli ibridi, non solo full electric. Ora, con la questione emissioni e multe in ballo, deve esserci qualche segnale - anche al di là dell'acquisto di "carbon credit" dalla Tesla di Musk - che rassicuri la governance di Stellantis sulla possibilità di far sopravvivere persino i diesel. E, non ultimo dettaglio, prendere tempo riguardo un vero piano industriale, almeno fino all'insediamento del nuovo ceo (a meno che sia già un nome "interno", come auspicato da John Elkann).

 

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