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Il Borghese
06 Novembre 2025 - 05:50
Fumata grigia per la Lear. Ancora non esiste un accordo definitivo per il destino dei lavoratori rimasti dell’azienda che forniva i sedili alla Maserati. L’incontro di ieri, con i sindacati, i rappresentanti della Lear e quelli della Fipa, la nuova proprietà subentrante, è stato aggiornato alla prossima settimana. «Rimane qualche punto da chiarire», ci viene detto.
Uno, per esempio, potrebbe riguardare il piano da 100 milioni di cui ha parlato il principale investitore e azionista di Fipa, l’imprenditore italo-cinese Angelo Su Wenyu, che stona un poco con il capitale sociale di Fipa, Fabbrica Italiana Produzione Automobili (ma in realtà farà quadricicli elettrici di derivazione cinese) di appena 50mila euro... Inoltre ben poco si sa dell’altro socio cinese, la società Gan Tou.
Non sono questioni da poco, se in ballo ci sono 209 lavoratori (su 379 totali: e gli altri?) da reinserire in una realtà che verrà completamente reindustrializzata. Da qui, la prudenza dei sindacati, evidentemente.
Lear, di fatto, è solo uno dei casi aperti fra le ferite dell’automotive a Torino e dintorni. Alla sanissima Italdesign ex Giugiaro, di proprietà Audi Volkswagen, ci si preoccupa ancora della possibile vendita - si deciderà a fine anno - agli americano-indiani di UST Global, che è società del Tech (ma sconfina anche in sanità e finanza) e non è ancora ben chiaro come intenda valorizzare l’automotive. Così, mentre una quarantina di ingegneri e specialisti ha già dato le dimissioni, l’augurio in Italdesign è di mantenere le commesse di Volkswagen.
E poi c’è Iveco: la cessione a Tata è stata da poco pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della UE, mentre il tavolo al Mimit sul futuro dei lavoratori è stato a dir poco interlocutorio (eufemismo). A parole, Tata garantisce occupazione immutata e stabilimenti aperti per due anni...
Tutti questi lavoratori chiedono garanzie: come darle? Almeno per Lear, però, ci vorrebbe una fidejussione depositata.
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